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Remiere,
strappo della Settemari |
Non
basta il mega capannone con tutti i comfort, manca ancora
l’intesa sul ruolo dell’associazione |
All'inaugurazione
della sede delle remiere si consuma lo strappo con la
Settemari. E le polemiche, rimaste sopite per mesi,
deflagrano in quella che dovrebbe essere una domenica di
festa: tutto per colpa della gestione della nuova struttura,
dopo il trasloco dall'ex macello. La Settemari - come scrive
nella lettera pubblicata qui accanto il presidente Pierluigi
"Pigi" Borella - respinge «il disegno di fusione
da alcune parti ventilato, in quanto mancano i presupposti
che possano motivare una tale scelta, poiché la sola
presenza di più società sfrattate dai capannoni dell'ex
macello, non giustifica la fine delle rispettive identità,
tradizioni e differenze».
Una prese di posizione dura che stride con la colorata,
accogliente, gigantesca sede appena inaugurata e affidata
all'Associazione delle Remiere di Punta San Giobbe e cioè
al sodalizio sportivo stretto tra gli Artigiani, la
Canottieri Cannaregio, i Nomboli, il Ponte dei Sartori, la
Serenissima, la Settemari (?), San Giacomo dell'Orio e i Tre
Archi, in poche parole i club che da qualche mese hanno
lasciato la loro sede storica in mano a Ca' Foscari, per
trasferirsi proprio in questi 2000 metri quadri, costati al
Comune più di 3 miliardi delle vecchie lire. Numerose le
personalità presenti all'evento, festeggiato con una regata
su caorline a sorteggio (meritata la vittoria dei Tre Archi
di Locatelli-Riato-Scarpa-Costalonga-Vettorel-Rizzato) e un
lauto buffet organizzato sul parco di villa Groggia. Il
sindaco Paolo Costa ha voluto sottolineare il suo
particolare ruolo nella costruzione di questo cantiere: «Ho
seguito questa faccenda dal suo nascere. Già sul finire
degli anni 80, quando mi elessero rettore di Ca' Foscari,
avevamo cominciato a dialogare con il Comune per realizzare
una grande sede universitaria proprio all'ex macello,
trasferendo le remiere in una struttura degna del loro nome.
Ora ho la fortuna di venirla ad inaugurare come sindaco.
Questa nuova sede di Sant'Alvise è solo una delle tante
iniziative per rafforzare il settore della voga alla veneta,
un'importante tradizione da considerarsi come una delle
manifestazioni più evidenti della cultura veneziana:
infatti, è da poco stata terminata la struttura della
Canottieri Giudecca e speriamo di poter continuare su questa
strada puntando sull'isola della Certosa. So che tra i soci
c'è chi non riesce a dimenticare l'ex macello, ma non
bisogna essere nostalgici, è necessario andare verso il
futuro senza guardarsi dietro le spalle. Questa bella sede
è sicuramente più funzionale degli ormai decrepiti
capannoni di San Giobbe».
La nuova struttura, completa di palestra per ora gestita
dalla Canottieri Cannaregio, si viene ad aggiungere così
alla piscina, al vicino polo sportivo dove si possono
praticare pallacanestro, arrampicata, karate e altre
discipline, al teatrino di villa Groggia e alla nuova
ludoteca per i bambini.«È una vera soddisfazione ha detto
Gianfranco Elvio Cristante, presidente dell'Associazione
Punta San Giobbe - vedere tutte queste persone accorse per
festeggiare la nostra nuova sede. Adesso la prossima sfida
sta nella convivenza tra gruppi sportivi diversi che devono
stare insieme rispettandosi. Non nascondo che il mio
proposito, anzi il mio sogno, è quello di vedere tutti i
nostri 600 soci insieme sotto un unico colore, un'opinione
personale che non è condivisa da tutti i club, ma che oggi
è stata caldeggiata anche dal sindaco e perfino dal parroco
di Sant'Alvise, Umberto Bertola, al momento della
benedizione. Questo è ciò che mi auguro per il futuro,
anche se per diventare un unico club ci vorrà del tempo e,
che sia chiaro, nessuno verrà costretto a rinunciare alla
propria identità. Intanto abbiamo iniziato creando un logo
che unisce la gondola al campanile di San Giobbe».
Difficile, comunque, mettere d'accordo modi diversi di
vivere una disciplina come la voga alla veneta: «C'è chi
intende questo sport come agonismo, chi invece vorrebbe fare
solo escursioni in laguna e iniziative culturali conclude
Cristante - stiamo cercando di mediare tra le varie
richieste. Se regna un po' di malcontento è perché non ci
potrà più essere la libertà che avevamo al macello: prima
ogni socio aveva le chiavi del cantiere, ora invece si potrà
accedere alla struttura solo sotto lo sguardo attento dei
responsabili».
Francesca Scarpa
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Le
ragioni dell'Associazione Settemari |
No
alla fusione e alla cancellazione delle singole identità |
Pierluigi
Pigi Borella, presidente della Settemari |
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Noi della Settemari,
all'inaugurazione della sede di Sant'Alvise non abbiamo voluto
partecipare perché non siamo d'accordo con l'attuale Consiglio di
gestione del cantiere denominato Associazione Punta San Giobbe.
Prima di tutto lo
sfratto delle remiere dall'ex macello è stato da noi vissuto con
tristezza e amarezza, in quanto ultimo atto di una vicenda iniziata
nei primi anni novanta, quando è stata persa da parte della città
l'opportunità di sostenere un'iniziativa nata spontaneamente nel
1977, attraverso il recupero di un'area dismessa, dando vita ad un
polo nautico per la voga alla veneta, che ha visto la nascita e la
partecipazione di un consistente e variegato numero di associazioni
remiere. Questo progetto di universitarizzazione della città, si
inserisce a macchia di leopardo, su aree urbane sempre più vaste,
sradicando abitudini e tradizioni dei cittadini originari, inserendo
una popolazione che difficilmente si amalgama con i residenti,
influenzando negativamente il mercato immobiliare con i risultati a
tutti ben noti, favorendo ed incrementando una nuova popolazione,
che altro non è se non materia prima per l'industria universitaria.
Inoltre il
trasferimento nel nuovo cantiere, e la richiesta da parte del Comune
di avere un unico referente per la firma del contratto di affitto e
quindi per la sola gestione della struttura, non deve assolutamente
diventare l'essenza vitale delle società, che dovranno, per quelle
che ne avranno le forze e le capacità, continuare a percorrere le
direttrici fissate nei singoli statuti all'epoca delle loro
costituzioni.
La Settemari
insiste nel respingere il disegno di fusione da alcune parti
ventilato, in quanto mancano i presupposti che possano motivare una
tale scelta, poiché la sola presenza di più società sfrattate dai
capannoni dell'ex macello, non giustifica la fine delle rispettive
identità, tradizioni e differenze. Il fatto di stare tutti insieme
sotto un nuovo capannone, dotato di servizi igienici e
riscaldamento, non paga la libertà di esercizio ed espressione fino
ad oggi esercitata nei vecchi ambienti, che ci hanno permesso di
crescere e di contribuire alla salvaguardia delle tradizioni
cittadine in questi ultimi venticinque anni.
Per quelli che ci
definiscono ingrati e forse stolti voglio ricordare il detto
veneziano che dice: Megio paroni de na sessola che comandanti de un
bastimento. La presenza quindi sotto lo stesso tetto di 8 società
remiere, non è sufficiente a motivare l'appannamento o peggio
ancora la cancellazione delle rispettive identità, a solo ed
esclusivo vantaggio del nuovo soggetto associazionistico, che
secondo noi tende ad identificarsi eccessivamente nella persona
dell'attuale presidente.
Pierluigi Pigi
Borella
presidente della
Settemari
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