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Lunedì, 14 Aprile 2003
Remiere, strappo della Settemari
Non basta il mega capannone con tutti i comfort, manca ancora l’intesa sul ruolo dell’associazione
All'inaugurazione della sede delle remiere si consuma lo strappo con la Settemari. E le polemiche, rimaste sopite per mesi, deflagrano in quella che dovrebbe essere una domenica di festa: tutto per colpa della gestione della nuova struttura, dopo il trasloco dall'ex macello. La Settemari - come scrive nella lettera pubblicata qui accanto il presidente Pierluigi "Pigi" Borella - respinge «il disegno di fusione da alcune parti ventilato, in quanto mancano i presupposti che possano motivare una tale scelta, poiché la sola presenza di più società sfrattate dai capannoni dell'ex macello, non giustifica la fine delle rispettive identità, tradizioni e differenze».

Una prese di posizione dura che stride con la colorata, accogliente, gigantesca sede appena inaugurata e affidata all'Associazione delle Remiere di Punta San Giobbe e cioè al sodalizio sportivo stretto tra gli Artigiani, la Canottieri Cannaregio, i Nomboli, il Ponte dei Sartori, la Serenissima, la Settemari (?), San Giacomo dell'Orio e i Tre Archi, in poche parole i club che da qualche mese hanno lasciato la loro sede storica in mano a Ca' Foscari, per trasferirsi proprio in questi 2000 metri quadri, costati al Comune più di 3 miliardi delle vecchie lire. Numerose le personalità presenti all'evento, festeggiato con una regata su caorline a sorteggio (meritata la vittoria dei Tre Archi di Locatelli-Riato-Scarpa-Costalonga-Vettorel-Rizzato) e un lauto buffet organizzato sul parco di villa Groggia. Il sindaco Paolo Costa ha voluto sottolineare il suo particolare ruolo nella costruzione di questo cantiere: «Ho seguito questa faccenda dal suo nascere. Già sul finire degli anni 80, quando mi elessero rettore di Ca' Foscari, avevamo cominciato a dialogare con il Comune per realizzare una grande sede universitaria proprio all'ex macello, trasferendo le remiere in una struttura degna del loro nome. Ora ho la fortuna di venirla ad inaugurare come sindaco. Questa nuova sede di Sant'Alvise è solo una delle tante iniziative per rafforzare il settore della voga alla veneta, un'importante tradizione da considerarsi come una delle manifestazioni più evidenti della cultura veneziana: infatti, è da poco stata terminata la struttura della Canottieri Giudecca e speriamo di poter continuare su questa strada puntando sull'isola della Certosa. So che tra i soci c'è chi non riesce a dimenticare l'ex macello, ma non bisogna essere nostalgici, è necessario andare verso il futuro senza guardarsi dietro le spalle. Questa bella sede è sicuramente più funzionale degli ormai decrepiti capannoni di San Giobbe».

La nuova struttura, completa di palestra per ora gestita dalla Canottieri Cannaregio, si viene ad aggiungere così alla piscina, al vicino polo sportivo dove si possono praticare pallacanestro, arrampicata, karate e altre discipline, al teatrino di villa Groggia e alla nuova ludoteca per i bambini.«È una vera soddisfazione ha detto Gianfranco Elvio Cristante, presidente dell'Associazione Punta San Giobbe - vedere tutte queste persone accorse per festeggiare la nostra nuova sede. Adesso la prossima sfida sta nella convivenza tra gruppi sportivi diversi che devono stare insieme rispettandosi. Non nascondo che il mio proposito, anzi il mio sogno, è quello di vedere tutti i nostri 600 soci insieme sotto un unico colore, un'opinione personale che non è condivisa da tutti i club, ma che oggi è stata caldeggiata anche dal sindaco e perfino dal parroco di Sant'Alvise, Umberto Bertola, al momento della benedizione. Questo è ciò che mi auguro per il futuro, anche se per diventare un unico club ci vorrà del tempo e, che sia chiaro, nessuno verrà costretto a rinunciare alla propria identità. Intanto abbiamo iniziato creando un logo che unisce la gondola al campanile di San Giobbe».

Difficile, comunque, mettere d'accordo modi diversi di vivere una disciplina come la voga alla veneta: «C'è chi intende questo sport come agonismo, chi invece vorrebbe fare solo escursioni in laguna e iniziative culturali conclude Cristante - stiamo cercando di mediare tra le varie richieste. Se regna un po' di malcontento è perché non ci potrà più essere la libertà che avevamo al macello: prima ogni socio aveva le chiavi del cantiere, ora invece si potrà accedere alla struttura solo sotto lo sguardo attento dei responsabili».

Francesca Scarpa

 

Le ragioni dell'Associazione Settemari
No alla fusione e alla cancellazione delle singole identità
Pierluigi Pigi Borella, presidente della Settemari
 
Noi della Settemari, all'inaugurazione della sede di Sant'Alvise non abbiamo voluto partecipare perché non siamo d'accordo con l'attuale Consiglio di gestione del cantiere denominato Associazione Punta San Giobbe.

Prima di tutto lo sfratto delle remiere dall'ex macello è stato da noi vissuto con tristezza e amarezza, in quanto ultimo atto di una vicenda iniziata nei primi anni novanta, quando è stata persa da parte della città l'opportunità di sostenere un'iniziativa nata spontaneamente nel 1977, attraverso il recupero di un'area dismessa, dando vita ad un polo nautico per la voga alla veneta, che ha visto la nascita e la partecipazione di un consistente e variegato numero di associazioni remiere. Questo progetto di universitarizzazione della città, si inserisce a macchia di leopardo, su aree urbane sempre più vaste, sradicando abitudini e tradizioni dei cittadini originari, inserendo una popolazione che difficilmente si amalgama con i residenti, influenzando negativamente il mercato immobiliare con i risultati a tutti ben noti, favorendo ed incrementando una nuova popolazione, che altro non è se non materia prima per l'industria universitaria.

Inoltre il trasferimento nel nuovo cantiere, e la richiesta da parte del Comune di avere un unico referente per la firma del contratto di affitto e quindi per la sola gestione della struttura, non deve assolutamente diventare l'essenza vitale delle società, che dovranno, per quelle che ne avranno le forze e le capacità, continuare a percorrere le direttrici fissate nei singoli statuti all'epoca delle loro costituzioni.

La Settemari insiste nel respingere il disegno di fusione da alcune parti ventilato, in quanto mancano i presupposti che possano motivare una tale scelta, poiché la sola presenza di più società sfrattate dai capannoni dell'ex macello, non giustifica la fine delle rispettive identità, tradizioni e differenze. Il fatto di stare tutti insieme sotto un nuovo capannone, dotato di servizi igienici e riscaldamento, non paga la libertà di esercizio ed espressione fino ad oggi esercitata nei vecchi ambienti, che ci hanno permesso di crescere e di contribuire alla salvaguardia delle tradizioni cittadine in questi ultimi venticinque anni.

Per quelli che ci definiscono ingrati e forse stolti voglio ricordare il detto veneziano che dice: Megio paroni de na sessola che comandanti de un bastimento. La presenza quindi sotto lo stesso tetto di 8 società remiere, non è sufficiente a motivare l'appannamento o peggio ancora la cancellazione delle rispettive identità, a solo ed esclusivo vantaggio del nuovo soggetto associazionistico, che secondo noi tende ad identificarsi eccessivamente nella persona dell'attuale presidente.

Pierluigi Pigi Borella

presidente della Settemari