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Domenica, 10 Agosto 2003
ITINERARI IN LAGUNA
Torcello, Altino e le Origini di Venezia
Un giro bellissimo ispirato da un vecchio opuscolo del Wwf, tra molte iniziative di recupero storico e ambientale
  
  
Un opuscolo della sezione veneziana del Wwf del 1986 descrive, con il contributo dell'architetto Paolo Rosa Salva, un itinerario in laguna nord denominato "Torcello tra barene e canneti". L'attenzione ricade sul fatto che la descrizione dell'itinerario si sofferma sullo stato di abbandono di alcune isole e sul degrado ambientale generale che colpisce la laguna nord di Venezia. Oggi vale la pena descrivere l'itinerario stesso evidenziando, per nostra fortuna e con una visione per una volta ottimista, le numerose iniziative presenti per recuperare l'ambiente e il patrimonio storico-culturale della laguna nord.

Ecco quindi che l'itinerario parte da San Giuliano-Canal Salso, laddove oggi "Adola " (Movimento per l'adozione ambientale della laguna) unisce ambientalisti e amanti del remo in un progetto di gestione degli spazi lagunari adiacenti a San Giuliano rilanciando l'area dal punto di vista ambientale. Si raggiunge poi il Canale Tessera e, percorrendo lo stesso in direzione dell'isola di Murano, si lasciano sulla sinistra l'isola Carbonera e l'isola di Tessera, ed imboccato il canale degli Angeli ci si immette nel centro di Murano.

Dirigendosi verso Mazzorbo e Burano, ci si immette nel Canale Bigatto il quale, sulla destra, presenta alcuni relitti barenosi in via di definitiva erosione a causa del moto ondoso e delle correnti. Percorrendo il canale lungo un tratto di laguna aperta si raggiunge l'Isola di S. Giacomo in Paludo che, da uno dei tanti esempi di degrado del tessuto lagunare, oggi è al centro di interventi di recupero a cura del Consorzio Venezia Nuova e dove l'associazione ecologista Vas, concessionaria dell'isola, ha intenzione di creare un centro ambientale e culturale in collaborazione con l'Equipe veneziana di ricerche (Evr). Al pari di altre isole della laguna, questa è stata utilizzata sin dal 1000 come ospizio per pellegrini di Terrasanta, successivamente come Convento di monache cistercensi ed ancor oltre come lebbrosario. Nei primi anni dell'800 il convento fu soppresso dopo che per molti anni l'isola era stata abitata da un mendicante che raccoglieva elemosine a mezzo di una lunga canna che tendeva verso le imbarcazioni in transito. Agli inizi del secolo scorso l'isola divenne presidio militare e successivamente abbandonata fino alle iniziative di Vas ed Evr.

Proseguendo per il canale Scomenzera - San Giacomo si incontra l'isola di Madonna del Monte, ormai abbandonata.L'area lagunare compresa tra il Canale Scomenzera San Giacomo e l'isola di S. Erasmo, delimitata lateralmente dalle sagome del Lazzareto Nuovo e di San Francesco del Deserto, presenta vaste formazioni barenose di rilevante interesse naturalistico.

Per osservare questa zona barenosa, in alternativa al percorso del Canale Scomenzera San Giacomo, è necessario imboccare il Canale Sant'Erasmo che conduce all'Isola del Lazzareto Nuovo. Il grande lavoro dell'Archeoclub d'Italia, presieduta a Venezia dal prof. Gerolamo Fazzini, ha permesso di recuperare questo piccolo gioiello lagunare realizzando numerosi campi didattici per le scuole.

Attraverso il Canale Passaora, che costeggia l'Isola di S. Erasmo per tutta la sua lunghezza, e imboccando il Canale Crevan, si giunge nei pressi dell'Isola di S. Francesco del Deserto. Nell'insieme delle isole della laguna, quella di S. Francesco rappresenta uno dei rari esempi - assieme a S. Lazzaro degli Armeni - di utilizzazione conventuale che si protrae da tempi storici. L'isola è mantenuta in ottimo stato di conservazione dai Frati Francescani che ne consentono e guidano la visita.

Alla confluenza dei Canali S. Giacomo e S. Francesco, si presentano Burano e Mazzorbo, separate da un Canale che immette nello specchio acqueo antistante le due isole.

Svoltando a sinistra nel Canale di Burano, si definisce la sagoma dell'Isola di Torcello circondata da barene e bordata da tamerici.

Risalendo il Canale verso la terraferma ci si addentra in una delle zone naturalisticamente più conservate della laguna.

Il Canale si biforca assumendo il nome di Canale Dese e Canale Silone.

Il Canale Dese conduce alla foce dell'omonimo fiume ed è interessante raggiungere la confluenza del medesimo con il fiume Zero. Il profilo della laguna è in questa zona punteggiato da numerose "Bilancie", attrezzature per la pesca che si allineano a cavallo dei canali con le loro ampie superfici di rete. Non è difficile incontrare in quest'area uccelli acquatici sia trampolieri che palmipedi come l'airone rosso, il tarabusino, il totano moro e il germano reale. Addentrandosi nel fiume il canneto si infittisce e sostituisce progressivamente le barene. Purtroppo oggi il fenomeno del moto ondoso dovuto al transito di numerose imbarcazioni, specialmente nel periodo estivo, crea non pochi danni alla morfologia lagunare.

Alla confluenza con il fiume Dese, piegando sulla destra, si imbocca il canale S. Maria che conduce nei pressi della zona archeologica di Altino e quindi alle origini di Venezia.

Proseguendo ci si immette nel canale Siloncello, che conduce da un lato a Trepalade e dall'altro - sulla destra attraverso il Canale Taglietto - a Portegrandi, entrambe zone storiche di raccordo tra laguna e fiume e anch'esse oggi soggette ai danni provocati dal moto ondoso. Le acque lagunari e quelle del fiume Sile, separate da un argine, sono messe in connessione da conche di navigazione, attive oggi solo a Portegrandi. Tali apparati furono messi in funzione dopo la deviazione a mare del Sile (1683) le cui acque furono portate attraverso un taglio rettilineo nel vecchio alveo del Piave che aveva messo foce spontaneamente a Cortellazzo.

Il percorso si chiude attraverso il canale Taja grande, collegandosi in località Monte dell'Oro al Canale Silone che riconduce a Torcello.

Un itinerario semplice ma di grande interesse e che, rispetto al 1986, appare arricchito di nuovi progetti di intervento, non ultimo la proposta comunale di istituzione del parco della laguna nord, che ci fanno guardare al futuro con più ottimismo e, di questi tempi a Venezia, non è poco.

Giannandrea Mencini