Un opuscolo
della sezione veneziana del Wwf del 1986 descrive, con il
contributo dell'architetto Paolo Rosa Salva, un itinerario
in laguna nord denominato "Torcello tra barene e
canneti". L'attenzione ricade sul fatto che la
descrizione dell'itinerario si sofferma sullo stato di
abbandono di alcune isole e sul degrado ambientale generale
che colpisce la laguna nord di Venezia. Oggi vale la pena
descrivere l'itinerario stesso evidenziando, per nostra
fortuna e con una visione per una volta ottimista, le
numerose iniziative presenti per recuperare l'ambiente e il
patrimonio storico-culturale della laguna nord.
Ecco
quindi che l'itinerario parte da San Giuliano-Canal Salso,
laddove oggi "Adola
"
(Movimento per l'adozione ambientale della laguna) unisce
ambientalisti e amanti del remo in un progetto di gestione
degli spazi lagunari adiacenti a San Giuliano rilanciando
l'area dal punto di vista ambientale.
Si raggiunge poi il Canale Tessera e, percorrendo lo stesso
in direzione dell'isola di Murano, si lasciano sulla
sinistra l'isola Carbonera e l'isola di Tessera, ed
imboccato il canale degli Angeli ci si immette nel centro di
Murano.
Dirigendosi
verso Mazzorbo e Burano, ci si immette nel Canale Bigatto il
quale, sulla destra, presenta alcuni relitti barenosi in via
di definitiva erosione a causa del moto ondoso e delle
correnti. Percorrendo il canale lungo un tratto di laguna
aperta si raggiunge l'Isola di S. Giacomo in Paludo che, da
uno dei tanti esempi di degrado del tessuto lagunare, oggi
è al centro di interventi di recupero a cura del Consorzio
Venezia Nuova e dove l'associazione ecologista Vas,
concessionaria dell'isola, ha intenzione di creare un centro
ambientale e culturale in collaborazione con l'Equipe
veneziana di ricerche (Evr). Al pari di altre isole della
laguna, questa è stata utilizzata sin dal 1000 come ospizio
per pellegrini di Terrasanta, successivamente come Convento
di monache cistercensi ed ancor oltre come lebbrosario. Nei
primi anni dell'800 il convento fu soppresso dopo che per
molti anni l'isola era stata abitata da un mendicante che
raccoglieva elemosine a mezzo di una lunga canna che tendeva
verso le imbarcazioni in transito. Agli inizi del secolo
scorso l'isola divenne presidio militare e successivamente
abbandonata fino alle iniziative di Vas ed Evr.
Proseguendo
per il canale Scomenzera - San Giacomo si incontra l'isola
di Madonna del Monte, ormai abbandonata.L'area lagunare
compresa tra il Canale Scomenzera San Giacomo e l'isola di
S. Erasmo, delimitata lateralmente dalle sagome del
Lazzareto Nuovo e di San Francesco del Deserto, presenta
vaste formazioni barenose di rilevante interesse
naturalistico.
Per
osservare questa zona barenosa, in alternativa al percorso
del Canale Scomenzera San Giacomo, è necessario imboccare
il Canale Sant'Erasmo che conduce all'Isola del Lazzareto
Nuovo. Il grande lavoro dell'Archeoclub d'Italia, presieduta
a Venezia dal prof. Gerolamo Fazzini, ha permesso di
recuperare questo piccolo gioiello lagunare realizzando
numerosi campi didattici per le scuole.
Attraverso
il Canale Passaora, che costeggia l'Isola di S. Erasmo per
tutta la sua lunghezza, e imboccando il Canale Crevan, si
giunge nei pressi dell'Isola di S. Francesco del Deserto.
Nell'insieme delle isole della laguna, quella di S.
Francesco rappresenta uno dei rari esempi - assieme a S.
Lazzaro degli Armeni - di utilizzazione conventuale che si
protrae da tempi storici. L'isola è mantenuta in ottimo
stato di conservazione dai Frati Francescani che ne
consentono e guidano la visita.
Alla
confluenza dei Canali S. Giacomo e S. Francesco, si
presentano Burano e Mazzorbo, separate da un Canale che
immette nello specchio acqueo antistante le due isole.
Svoltando a
sinistra nel Canale di Burano, si definisce la sagoma
dell'Isola di Torcello circondata da barene e bordata da
tamerici.
Risalendo
il Canale verso la terraferma ci si addentra in una delle
zone naturalisticamente più conservate della laguna.
Il Canale
si biforca assumendo il nome di Canale Dese e Canale Silone.
Il Canale
Dese conduce alla foce dell'omonimo fiume ed è interessante
raggiungere la confluenza del medesimo con il fiume Zero. Il
profilo della laguna è in questa zona punteggiato da
numerose "Bilancie", attrezzature per la pesca che
si allineano a cavallo dei canali con le loro ampie
superfici di rete. Non è difficile incontrare in quest'area
uccelli acquatici sia trampolieri che palmipedi come
l'airone rosso, il tarabusino, il totano moro e il germano
reale. Addentrandosi nel fiume il canneto si infittisce e
sostituisce progressivamente le barene. Purtroppo oggi il
fenomeno del moto ondoso dovuto al transito di numerose
imbarcazioni, specialmente nel periodo estivo, crea non
pochi danni alla morfologia lagunare.
Alla
confluenza con il fiume Dese, piegando sulla destra, si
imbocca il canale S. Maria che conduce nei pressi della zona
archeologica di Altino e quindi alle origini di Venezia.
Proseguendo
ci si immette nel canale Siloncello, che conduce da un lato
a Trepalade e dall'altro - sulla destra attraverso il Canale
Taglietto - a Portegrandi, entrambe zone storiche di
raccordo tra laguna e fiume e anch'esse oggi soggette ai
danni provocati dal moto ondoso. Le acque lagunari e quelle
del fiume Sile, separate da un argine, sono messe in
connessione da conche di navigazione, attive oggi solo a
Portegrandi. Tali apparati furono messi in funzione dopo la
deviazione a mare del Sile (1683) le cui acque furono
portate attraverso un taglio rettilineo nel vecchio alveo
del Piave che aveva messo foce spontaneamente a Cortellazzo.
Il percorso
si chiude attraverso il canale Taja grande, collegandosi in
località Monte dell'Oro al Canale Silone che riconduce a
Torcello.
Un
itinerario semplice ma di grande interesse e che, rispetto
al 1986, appare arricchito di nuovi progetti di intervento,
non ultimo la proposta comunale di istituzione del parco
della laguna nord, che ci fanno guardare al futuro con più
ottimismo e, di questi tempi a Venezia, non è poco.
Giannandrea
Mencini
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