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Carta  di  Rosà  

 

 

Documento presentato in occasione del convegno  

 

“Il ritorno dei boschi nella pianura veneta”  

 

Rosà, 28 ottobre 2001

 

 Premessa

Un tempo gran parte della pianura veneta era coperta da lussureggianti foreste di latifoglie, tra le più maestose e produttive dell’intero continente europeo.

 

Oggi la pianura veneta è una delle più vaste aree europee dove il bosco è stato completamente distrutto per far posto alle colture agricole ed agli insediamenti umani. In tutta la pianura veneta, su oltre 1.200.000 ettari di superficie, restano oggi meno di 50 ettari di boschi primevi.

 

La povertà e la fame di terra da coltivare che hanno portato la gente veneta prima a coltivare ogni metro quadrato disponibile e poi ad emigrare a centinaia di migliaia verso altri continenti è stata la ragione fondamentale della distruzione del manto arboreo della pianura.

 

Alle soglie del terzo millennio, dopo che la miseria è stata spazzata via e che il Veneto è diventato una delle aree più prospere del pianeta, ragioni sociali, economiche, etiche e spirituali rendono possibile il ritorno del bosco in pianura.

 

Le ragioni sociali del ritorno dei boschi in pianura

La conquista del benessere economico ha comportato grandi sacrifici in termini di paesaggio e di ambiente. Nel Veneto, dove lo sviluppo economico è avvenuto in modo rapido e tumultuoso, il prezzo pagato è stato particolarmente alto.

 

Oggi è largamente diffusa la domanda di un ambiente più sano, di spazi naturali, di aree verdi dove potersi ristorare, svolgere attività all’aria aperta, passeggiare, rilassare. Altrettanto sentita è l’esigenza di ridare armonia al paesaggio, creando scenari non dominati solo dai profili degli edifici, delle linee elettriche, dei viadotti.

 

I boschi e le colture agro-forestali rispondono in modo completo a queste esigenze. I boschi forniscono in modo continuo spazi ricreativi;  depurazione dell’aria e dell’acqua; riduzione del rumore, miglioramento del mesoclima; miglioramento del paesaggio.

 

L’osservazione e lo studio della Natura è grandemente facilitato dalla presenza di ambienti boscati, ove giovani ben guidati possono comprendere i principi delle scienze naturali meglio e più profondamente che in qualsiasi testo scritto, ricavandone duraturi insegnamenti.

 

Gli effetti benefici dei boschi sono tanto più sensibili quanto più essi sono vicini ai luoghi di residenza e di lavoro. L’ideale per il godimento dei benefici sociali legati alla loro presenza è avere i boschi in città ed una campagna segnata dalla continua presenza di siepi, filari, boschetti tra loro interconnessi fino a costituire un’unica grande rete.

 

Le ragioni economiche del ritorno dei boschi in pianura

La globalizzazione dei mercati rende sempre più difficile produrre in modo remunerativo prodotti agricoli generici (cereali, latte, carne), non tutelati da marchi di origine e di qualità; in molti contesti le aziende agricole non specializzate di piccole e medie dimensioni si stanno avviando in modo inesorabile verso risultati economici negativi.

 

Per continuare a garantire un reddito alle aziende agricole la Politica Agricola Comunitaria (PAC) enfatizza il ruolo ambientale dell’agricoltura, offrendo per la prima volta nella storia un adeguato riconoscimento economico alle attività di gestione del territorio, di conservazione della diversità biologica, di gestione del ciclo dell’acqua, di lotta all’erosione dei suoli.

 

L’impianto e la coltivazione di boschi, siepi, arboreti sono oggi sostenuti più di ogni altra attività agricola dall’Unione Europea e gli attuali indirizzi della PAC preannunciano un lungo futuro di sostegni finanziari alle attività agro-forestali e forestali, garantendo redditi alternativi alle aziende agricole.

 

Legname da lavoro, biomassa legnosa utilizzabile a fini energetici, selvaggina, abbellimento del paesaggio, miglioramento dell’ambiente sono prodotti e servizi che, indipendentemente dal sostegno pubblico, danno un senso economico alle attività forestali nelle aziende agricole.

 

Visti i grandi progressi tecnologici avvenuti negli ultimi anni nei settori della raccolta, trasformazione e utilizzo del legno a fini energetici, particolarmente promettente appare  la produzione di legno-energia che prefigura la nascita di una nuova specializzazione produttiva e forme di aggregazione tra i produttori finalizzate alla produzione e commercializzazione di prodotti a scopo energetico (legno cippato, legno pellettizzato).

 

Le ragioni etiche e spirituali del ritorno dei boschi in pianura

 

Al di là delle ragioni sociali ed economiche vi sono profonde ragioni etiche e spirituali alla base del ritorno dei boschi in pianura: la stessa specie umana si è evoluta al margine dell’ambiente boscato, mantenendo con esso e con i suoi elementi un atavico legame, fonte di profondo appagamento interiore.

 

I boschi sono un luogo che dà libertà di incontrare se stessi e di guardare alla vita in termini non solo materiali. Come tutto ciò che esprime la forza della natura (una montagna, un deserto, una costa battuta dalle onde, un fiume in piena, un temporale estivo), contemplare alberi e boschi aiuta l’uomo a ritrovare la sua dimensione spirituale, a dare un valore relativo alle cose ed alle vicende quotidiane.

 

Disporre di boschi a portata di mano, dove si può arrivare a piedi od in bicicletta, permette di uscire dal caotico rumore della vita quotidiana e di osservare con maggiore serenità il fluire della vita.

 

Lasciare spazio agli alberi ed ai boschi vuol dire poi riconoscere che, oltre a noi, ci sono altri esseri viventi che hanno diritto ad uno spazio vitale, indipendentemente dalla loro utilità per la società umana.

 

 

Un obiettivo per il Veneto

 

Il Veneto ha oggi ancora bisogno di infrastrutture materiali per sostenere il proprio progresso economico (strade, aeroporti, ferrovie); il Veneto però ha ancor più bisogno di consolidare i benefici del progresso materiale: ha bisogno di luoghi dedicati alla cultura, allo sport, alla ricerca, al tempo libero; il Veneto ha bisogno di ricucire gli strappi al proprio paesaggio ed al proprio ambiente lasciati da uno sviluppo economico tumultuoso e privo di regia.

 

Nell’ultimo decennio lo “spirito del tempo” ha dato avvio nel Veneto a molti progetti di riforestazione che hanno portato all’impianto di alcune centinaia di ettari di nuovi boschi di pianura. Ora è giunto il momento di uscire dal modo episodico e casuale delle singole azioni di impianto, legate sempre alla volontà di individui (proprietari, tecnici, amministratori) o di piccoli gruppi di volonterosi ed illuminati cittadini,  e di darsi un obiettivo strategico esplicito e condiviso al quale dovranno seguire le risorse finanziarie ed umane necessarie.

 

Intere nazioni europee (Inghilterra, Irlanda, Danimarca) che per ragioni analoghe nel passato avevano perso gran parte del loro manto forestale, negli ultimi decenni si sono date obiettivi ambiziosi di riforestazione del loro territorio, conseguendo in breve tempo risultati spettacolari che hanno cambiato l’ambiente ed il paesaggio di intere regioni.

 

Nella fertile pianura veneta gli alberi crescono in fretta e nel volgere di una generazione sarebbe possibile fare del nostro territorio di pianura un’area da cui non si sente il bisogno di fuggire non appena se ne ha la possibilità.

 

Visto quanto esposto sopra pare ragionevole puntare all’obiettivo del 10% della pianura veneta coperto da boschi e da colture agro-forestali entro il 2020. Gli attori principali di questa epocale opera di progresso materiale e civile dovranno essere gli agricoltori ed i Comuni.

 

Gli agricoltori, utilizzando tutte le risorse messe a disposizione nell’ambito della PAC, potranno così far nascere nuove solide attività economiche basate su prodotti e servizi che hanno un grande futuro, in sostituzione di colture di cui sempre più si stenta a trovare una ragione economica.

 

I Comuni, coadiuvati dall’insostituibile collaborazione dei gruppi di volontariato, potranno offrire ai loro abitanti un bene di inestimabile valore per il loro benessere psichico e spirituale.

 

Per far nascere 100.000 ettari di boschi e colture agro-forestali nella pianura veneta, migliorandone in modo sostanziale l’ambiente ed il paesaggio e dando agli abitanti del Veneto un bene di prezioso valore materiale, sociale e spirituale, non servono investimenti a fondo perduto. La logica deve essere quella del fondo di investimento basato sui BOC: i cittadini finanziano i Comuni e le Imprese che investono sugli alberi. Comuni ed Imprese gestiscono boschi e colture agro-forestali traendone beni e servizi pagati dal mercato, restituendo agli abitanti i finanziamenti con i dovuti interessi.

 

Il Veneto ha le risorse ideali, umane e materiali per permettersi la ricchezza dei boschi in pianura.

 


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