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Sono state le autostrade del mondo antico
Sabato, 24 Aprile 2004
di GRAZIANO TAVAN
Duemila anni ...

di GRAZIANO TAVAN

Duemila anni fa le hanno costruite per controllare il territorio. Le hanno chiamate Annia, Popilia, Claudia Augusta, Postumia... a celebrare nei secoli il nome del console o del magistrato che le ha realizzate o promosse. 
Le calpestarono eserciti di legionari prima e di mercanti poi. Ora le potrebbero ripercorrere nuovi eserciti, sicuramente meno grossi ma certo altrettanto agguerriti: i viaggiatori. Sono armati di guide e fotocamera, decisi a fissare un lacerto di storia, un angolo di natura incontaminato, una testimonianza del nostro passato. 
I viaggiatori sono un qualcosa di più del turista. Vanno alla ricerca di mete più inusuali, strade meno battute. Come quelle consolari romane. 
Ne sono convinti la Provincia di Venezia e l'Azienda di promozione turistica che ieri mattina, ad Altino, al centro civico di fronte al museo archeologico nazionale, hanno promosso il seminario "Itinerari culturali in provincia di Venezia: nuove opportunità per il turismo", con amministratori, esperti e tecnici. 

E la scelta di Altino non è stata casuale. L'antico "municipium" romano, e prima ancora il grande emporio con santuario di veneti antichi, è oggi in posizione strategica rispetto alle grandi strade consolari romane e agli itinerari culturali che da esse o lungo di esse potrebbero svilupparsi e irradiarsi in tutta la terraferma veneziana.

Con questo spirito si è mossa l'idea di realizzare l'opuscolo "Le strade dei romani", un'agile guida che l'assessore provinciale al Turismo, Danilo Lunardelli, ha presentato ieri al convegno altinate. 
Su un lato della pubblicazione si fa la conoscenza delle antiche vie consolari romane che si dipanano sul territorio, dall'altro si scoprono città e musei che si possono visitare da Adria fino ad Aquileia e Oderzo. 
Tra le "calli" di Chioggia si può così trovare un ittiosauro di 150 milioni di anni fa; a Lova di Campagna Lupia gli anelli d'oro dei veneti antichi;
sull'isola di Torcello apprezzare l'approdo lagunare di molte vie d'acqua; a San Donà di Piave studiare la trasformazione del territorio nei secoli; a Concordia le arcate di un antico ponte romano.

E al centro di tutto sta Altino con il suo museo nazionale. «Altino potrebbe essere il valore aggiunto per un turismo culturale alle porte di Venezia che vuole inoltrarsi in nuovi itinerari», è intervenuta il direttore del museo nazionale altinate, Margherita Tirelli, «ma è proprio il museo che rischia di essere l'anello debole di questo "sistema" destinato entrare in rete con le altre istituzioni culturali della terraferma e della laguna». 
L'archeologa lancia l'allarme. «Il nuovo museo è sempre lì che attende di essere allestito. Ma anche stavolta gli annunciati e garantiti finanziamenti non sono arrivati. Così tutta la struttura langue e non se ne vede l'ultimazione».

Peccato. Visti l'interesse e l'attenzione che Altino suscita, non solo da università e amministrazioni pubbliche. Pensiamo solo ai due grandi progetti in cui è stata inserita l'area archeologica altinate: "il coast to coast", progetto interregionale, che prevede la musealizzazione del portico del museo con l'esposizione delle iscrizioni del recinto funerario (uno sponsor curerà il restauro dell'edificio); e il "via Annia", con capofila il Comune di Quarto di Altino per la valorizzazione delle aree archeologico-culturali toccate dalla grande strada romana.

«In attesa di ultimare il nuovo museo», continua polemica Margherita Tirelli, «sarebbe già importante attrezzare meglio l'attuale sede espositiva. 
Manca ancora un bookshop e una caffeteria, servizi essenziali in una struttura che vuole aprirsi il più possibile al grande pubblico (oggi più di 9mila visitatori l'anno, e molti sono studenti). Noi, come ente ministeriale non possiamo vendere o avere attività di lucro. 
Qui servirebbe un intervento dell'ammnistrazione comunale. Lo spazio disponibile ci sarebbe». E con il supporto dell'Apt si potrebbe inserire Altino in un "pacchetto" che prevede anche Torcello, raggiungibile via acqua con un battello dal vicino Sile, recuperando così un vecchio percorso che ha sempre unito l'isola con la foce del fiume. «Già con l'Azienda di promozione turistica c'è stata una buona collaborazione in passato in occcasione dell'allestimento di mostre tematiche a Jesolo nel '94, e a Venezia nel 2000. Ma non ci si può limitare al periodo delle mostre, la promozione deve essere più presente nel tempo».

 

Sono state le autostrade del mondo antico

 

LA VIA ANNIA

Costruita nel 153 a.C. dal console Tito Annio Rusco, è una delle grandi strade (con la Postumia) che collegavano il mondo romano con il Veneto. Seguendo l'arco nordadriatico, collegava Adria ad Aquileia toccando Padova, Altino e Concordia.

 

LA VIA POPILIA

Aperta nel 132 a.C. dal console Publio Popilio Lenate per prolungare,oltre Rimini, la via Flaminia. Collegava Adria ad Altino. Oggi è la Romea

 

LA VIA CLAUDIA AUGUSTA

L'antica strada venne tracciata nel I sec. a.C. dal generale romano Druso e in seguito completata dal figlio, l'imperatore Claudio, per collegare i porti adriatici con le pianure danubiane. Andava da Altino alla moderna Augsburg fino al Danubio.

 

LA VIA POSTUMIA

Costruita nel 148 a.C. dal console Spurio Postumio Albino collegava Genova ad Aquileia (cioè Tirreno e Adriatico), attraverso Verona, Vicenza, Oderzo, Concordia, Aquileia.

 

 

 

 

 

Quattro itinerari per l'archeologia

Un agile strumento per scoprire, o riscoprire, le presenze archeologiche dei Veneti antichi conservate nei musei della regione: è una agile guida (una ventina di pagine in tutto) che la Regione ha recentemente dato alle stampe, proponendo ai visitatori, e in particolare alle scuole, quattro itinerari: il primo ripercorre le anse del Piave e dei suoi affluenti per vedere da vicino come si è sviluppata la raffinata abilità metallurgica dei Veneti antichi (musei da visitare quelli di Padova, di Montebelluna, di Mel, di Pieve di Cadore, col suo straordinario sito archeologico di Lagole e con gli eccezionali reperti conservati nel museo della Magnifica Comunità di Cadore); allungando lo sguardo, meritano una sosta i musei di Altino (Venezia), di Treviso, di Oderzo, di Vittorio Veneto e di Belluno. Il secondo itinerario è stanziale perchè non si allontana da Este, nel padovano, considerata "città madre" dei Veneti antichi grazie alle scoperte archeologiche che dal 1876 si sono susseguite a ritmo intenso, oggi conservate nel vasto e articolato museo nazionale atestino; allungando lo sguardo, si può includere nella visita la vicina Montagnana e Cervarese Santa Croce. Il terzo itinerario fa accostare il territorio posto tra l'antico corso dell'Adige e il fiume Tartaro fino ai confini dello "Stato veneto", un corridoio privilegiato nel popolamento di pianura lungo il primo millennio avanti Cristo. I luoghi di sosta sono Legnago, col suo recente Centro Ambientale Archeologico, Verona e il suo museo civico di storia naturale, e Cologna Veneta, sempre nel veronese; ma si può allungare lo sguardo fino ad Adria, a Rovigo e ad Ariano Polesine. L'ultimo itinerario proposto suggerisce una sosta a Vicenza, al museo civico archeologico e naturalistico, che dedica ai Veneti antichi una grande sala, a Montecchio Maggiore, a Santorso e a Bostel di Rotzo, tutti nel vicentino. 

Un opuscolo aggiornato, dunque, che fornisce sicuri elementi di conoscenza sugli insediamenti dell'antico popolo veneto nella regione che da esso ha preso il nome. Peccato, veramente!, che la cartina geografica che chiude la bella guida abbia trascurato, nel primo itinerario, di indicare, sia in mappa che in legenda, Pieve di Cadore. Una dimenticanza che proprio per la gradevole completezza dei dati essenziali andava evitata.

Bortolo De Vido

 

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