Bocciato
il ristorante sotto il megatendone
Parco
di San Giuliano: la Salvaguardia dice no, Caprioglio: «Ricorreremo
al Tar» |
di
Enrico Tantucci
MESTRE.
La tensostruttura-ristorante per l'inaugurazione del Parco di San
Giuliano di sabato prossimo non si farà. Come si prevedeva, la
Commissione di Salvaguardia ha ieri bocciato seccamente il progetto
presentato per il tendone da circa 200 metri quadri voluto dall'Ente
parco e dal Comune, che di provvisorio aveva ben poco. Un
no secco (neppure un voto favorevole e sei astenuti) che
Ca' Farsetti è costretta a incassare, annunciando pero ricorso al
Tar contro la decisione.
Secondo
la Salvaguardia alla quale il progetto da esaminare è arrivato a
soli quattro giorni dall'inaugurazione del tendone, con i lavori di
installazione già avviati - l'opera, fissata al suolo con
una soletta in cemento armato, dotata anche di un sistema fognario,
con parti e strutture in alluminio, non può
essere assolutamente considerata provvisoria, anche perché pensate
per la creazione di un ristorante, destinato a rimanere aperto a
lungo, con un permesso richiesto per almeno due anni.
I
casi del Palafenice e del Palagalileo - nati anch'essi come
strutture provvisorie e poi divenute definitive, con una sanatoria -
hanno spinto la Commissione, questa volta, a tenere duro. Il
ristorante "provvisorio", inoltre insisterebbe proprio
sull'area dove è prevista la realizzazione della nuova Piazza di
San Giuliano, una delle strutture qualificanti del Parco.
Il
rischio concreto era perciò che il provvisorio, divenuto poi
permanente, bloccasse poi anche la realizzazione della Piazza.
Una
preoccupazione espressa anche dal progettista del Parco di San
Giuliano, l'architetto Antonio Di Mambro, con una lettera alla
stessa Commissione di Salvaguardia.
Infine, anche un no di carattere ambientale espresso con forza dalla
Soprintendenza all'interno della Commissione per l'impatto negativo
del tendone rinforzato, previsto proprio in punta, di fronte alla
laguna, con una rozza conformazione architettonica.
Durissima
la reazione del presidente dell'Ente Parco Caprioglio: «E uno
scandalo, un no immotivato per una struttura provvisoria che serviva
alle esigenze del Parco. Ricorreremo certamente al Tar contro questa
decisione assurda. Riunirò il Consiglio di amministrazione per
valutare come fare fronte alla situazione un vista di sabato». Più
pacato, ma ugualmente contrario il parere del Comune che esprime «sorpresa
per una decisione di cui si fatica a cogliere le ragioni, anche
perché la tensostruttura costituisce una soluzione assolutamente
provvisoria». Il Comune ricorda che i servizi di ristorazione e
igienici troveranno definitiva collocazione nel costruendo Centro
nautico, come da progetto già approvato dalla Salvaguardia.
Ca'
Farsetti assicura comunque che «garantirà il massimo di
accoglienza e di comfort agli utenti del Parco nelle giornate
inaugurali e si riserva, dopo una attenta analisi del voto della
Salvaguardia, di valutare l'eventualità di un ricorso».
Critico
anche l'assessore ai Lavori Pubblici Corsini: «Non avremmo mai
potuto aprire un ristorante a San Giuliano senza rispettare i
requisiti igienici minimi per un locale di questo tipo, ma la
tensostruttura restava provvisoria e non possiamo certo lasciare il
Parco senza alcun punto di ristorazione. Dovremo trovare un'altra
soluzione».
In
questo caso il parere della Commissione di Salvaguardia è
vincolante e dunque Comune e Ente Parco dovrebbero ora demolire i
lavori già compiuti senza permesso, a cominciare dalla soletta in
cemento armato su cui doveva posare il ristorante.
Ma
le intenzioni restano bellicose. Il no al tendone di San Giuliano
rischia di essere solo la punta dell'iceberg di altri problemi che
potrebbero sorgere rispetto alla pianificazione degli edifici che si
vorrebbero realizzare nel Parco. Nella prossima seduta, infatti, la
Salvaguardia dovrebbe esaminare il progetto complessivo del parco di
San Giuliano e non mancherebbero le perplessità su volumetrie e
caratteristiche di strutture previste, mentre anche i parcheggi
previsti in appoggio ai posti-barca della darsena risulterebbero
insufficienti, con il rischio di creare una zona di posteggio «selvaggio»
che intaserebbe l'area, apportando anche inquinamento in un'area di
dichiarato pregio ambientale.
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