CIRCOLO VELICO CASANOVA       P.ta San Giuliano - Mestre Venezia


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Se n'é andato Nedis Tramontin, grande vecchio delle gondole, grande vecchio di Venezia. 
A San Giuliano alcuni avranno avuto modo di conoscere il figlio Roberto, regatante velaterzista, l'erede della sua tra
dizione, cui va il forte abbraccio dei casanoviani tutti.
Vogliamo ricordare Nedis come uomo e come veneziano di una Venezia che sta mutando, ma di cui vorremmo trasmettere qualche gene alle nuove generazioni, ancorché generazioni di terraferma ...

Qualche velista rammenterà ancora l'intervista a Nedis di Adriana Quarti, su Bolina. Per chi non lo conosceva, o lo conosceva solo di fama, riportiamo l'articolo di Silvio Testa. 
I funerali si svolgeranno martedì prossimo 1 Marzo, alle 11, nella Chiesa dei Carmini a Venezia.
   

...«...era un grande rompicoglioni, su questo converranno tutti coloro che l'hanno conosciuto, un baruffante goldoniano d'altri tempi, ma per l'appunto un grande. Il più grande. »... [
S.Testa]
   

IL GAZZETTINO
Domenica, 27 Febbraio 2005
Aveva sempre pensato che sarebbe morto in squero, e invece ...
Aveva sempre pensato che sarebbe morto in squero, e invece si è spento a 83 anni al Policlinico San Marco, a Mestre.
C'è alle volte una perfida ironia in certi accadimenti, ma nel caso di Nedis Tramontin che se n'è andato ieri all'alba, dopo un ricovero iniziato alla vigilia di Natale al Civile per quello che eufemisticamente si dice "un brutto male", non è così.
In questa morte di là del ponte c'è anzi una grande valenza simbolica, perché Venezia Nedis non la riconosceva più, e dunque morirvi o morire a Mestre non deve avergli fatto gran differenza.
Certo, in squero agli Ognissanti sarebbe stato diverso, ma a casa - perché da quando aveva 12 anni la vera casa di Tramontin è stata il cantiere - ormai non muore più nessuno, e così a Nedis è toccato per destino di morire straniero in patria.

Era un grande rompicoglioni, su questo converranno tutti coloro che l'hanno conosciuto, un baruffante goldoniano d'altri tempi, ma per l'appunto un grande. Il più grande. Neppure maestro d'ascia, perché era cresciuto all'università della gondola e non era in grado di immaginare che qualcuno lo potesse giudicare. «Prima - diceva - ghe fasso mi l'esame». Mai partecipato a un appalto del Comune. «Xè lori - spiegava - che dovaria savèr dove che stago».

Non è un caso che Soprintendenza Archeologica e Consorzio Venezia Nuova abbiano chiamato lui per un consulto sulla galera di San Marco in Boccalama, e quel giorno Nedis si mise a sguazzare nel fango felice come un bambino nel vedere nello scheletro trecentesco le stesse tecniche costruttive e gli stessi legni delle sue gondole. Con lui, che per il suo lavoro non usava neppure il metro, ma ancora il "passetto" veneto coi "pìe" e con le "once", che non aveva progetti o disegni ma solo i "sesti", che adoperava ancora il "cantier" sagomato nel 1884 dal nonno Domenico, che non ha lasciato nulla di scritto ma che come un Omero ha tramandato tutto a voce al figlio Roberto, con lui è definitivamente morto l'Arsenale.

Fino a ieri una cultura costruttiva plurisecolare viveva ancora in un angolo di Venezia, da oggi si rischia che non sia più così: compensati, colle, "lài" delle gondole ottenuti non sagomando fondo e fianchi ma drizzando le ordinate e tagliando la coperta prenderanno sempre più piede. Dire così, però, nasconde un errore di prospettiva: Nedis, infatti, era rimasto l'ultimo Arsenalotto certo per scelta personale e consapevole, ma anche perché così ha decretato la committenza, ovvero i gondolieri.

Se la categoria dei "pope", che si dicono i veri difensori della venezianità, avesse sempre preteso la qualità e la purezza della tradizione, i Nedis sarebbero stati infatti dieci, cento, mille. Guardando una serenata di gondole in Canal Grande vien da dire, invece, che forse ce n'era uno di troppo! «Carretti siciliani», diceva Nedis riferendosi alle gondole dalla pompa sempre più invasiva, ai "cimieri" da testiera da letto, magari in plastica, ai cavalli in vetroresina dipinti in porporina.

«Scoassere», aggiungeva, contando le ruote da Vespa usate come parabordi, i pendagli e i cordami in plastica nera da albero di Natale. Per non parlare dei ricci da poppa tagliati. E si riferiva solo all'apparenza, mentre sulla sostanza parla il pezzo che pubblichiamo a lato: voleva essere una lunga lettera, è diventato l'inizio incompiuto del testamento professionale di Nedis, ma dice tutto. Dunque, che i gondolieri si tengano quel che vogliono, ma ci pensino bene, perché quando una cosa è persa è persa, e indietro non si torna. Se questo è il "mercato", il futuro è segnato.

Nella sua complessità, Nedis era un semplice, e la sua ricetta era tacitiana: «Torniamo all'antico, e sarà progresso». Senza sfumature, senza mezze misure. Moto ondoso? «Vaporetti a remi», rispondeva per paradosso, sottolineando che Venezia è tale perché è Venezia, e che dunque chi vuole venirci vi si deve piegare. «Quanto ghe se mète da Piazal Roma a San Marco - diceva -? Un'ora! No te sta ben? Sta a casa tua»! I troppi banchetti di ambulanti, i plateatici a fisarmonica? «Ghe mando la Celere», si infervorava, certo cresciuto in una dura scuola che riconosceva l'Autorità, ma legittimata da due cardini: competenza e schiena dritta.

In una Venezia così, quale dura eredità ha il figlio Roberto! Ma che egli vi sia all'altezza non dovrebbe essere solo un suo interesse personale. I funerali di Nedis Tramontin si svolgeranno martedì prossimo alle 11, nella Chiesa dei Carmini.

Silvio Testa

     
«Signori, torniamo all'antico e sarà progresso»
Prima di morire, Nedis Tramontin aveva cominciato a scrivere queste riflessioni sulla gondola.

...E' da parecchio tempo che persone ed amici mi chiedono perché non voglia impiegare il compensato marino nella costruzione di barche e specialmente in quella della gondola, e il motivo c'è: innanzitutto vorrei far sì che il nome che mi hanno lasciato i miei "vecchi" resti immutato per tradizione ed impiego dei materiali, e in questo stesso impegno spero prosegua mio figlio Roberto.

Come costruttori di gondole siamo stati fornitori dei Reali Savoia, Prefettura, Comune di Venezia, Questura e Comando dei Carabinieri.

La gondola è un'imbarcazione particolare, diversa dalle altre, vengono impiegati ben otto tipi di legno, ogni tipo ha la sua caratteristica: il rovere perchè legno molto duro e reperibile in tavole che superano i 14 metri, l'olmo perché è elastico e ottimo per fare i sanconi, l'abete perché leggero e resistente in acqua salata (per l'acqua dolce sarebbe più adatto il pino), il ciliegio perché si può curvare con il fuoco, il larice perché resinoso e, con un preventivo trattamento di stagionatura, dura moltissimo, il mogano perché per fare le tavole di prua è adatto in quanto si trovano tavole larghe e prive di nodi, il tiglio utilizzato per i "sochetti" di poppa e prua perché non si altera con le escursioni termiche, il noce cha data la sua duttilità, se bagnato, favorisce la messa in opera di rifinitura.

La gondola costruita secondo le nostre abitudini dura circa 14 anni, dopo questo periodo occorre il lavoro di rimessaggio in cui vengono sostituiti il fondo e il pescaggio con nuovo abete. L'esperienza di anni mi ha insegnato che se si ha cura della barca con il rimessaggio per la sostituzione del fondo e se i sanconi vengono verniciati a fuoco si può avere ancora altri 10 anni di vita per la gondola.

Fino al momento in cui il gondoliere non è andato in pensione, qualche anno fa, girava ancora per i canali una gondola che avevo costruito una quarantina di anni prima, porto come esempio questo caso per dimostrare che se la gondola è fatta secondo materiali utilizzati da anni, diventa molto semplice sostituire i pezzi, mentre il compensato marino crea diversi problemi. Anche l'impiego di colla e stucco mi lascia perplesso e ho avuto modo di constatarlo quando, mesi fa, mi è capitato di sostituire l'asta di poppa di una gondola non costruita nel nostro cantiere: per un lavoro che di solito impieghiamo 2 ore me ne sono occorse ben 8 in quanto ho dovuto scalpellare piano piano per non far danni ed eliminare tutta la colla, questo perché non erano stati utilizzati i sistemi tradizionali: 18 viti circa su tutta l'asta.

Ho intrapreso anche un esperimento: ho preso un pezzo di compensato marino omologato Rina, l'ho pesato e messo in acqua per 14 giorni con previa pesatura: 442 grammi, ma alla fine dell'esperimento il compensato pesava 662 grammi, quindi si era imbevuto per ben 220 grammi d'acqua, lo stesso esperimento lo sto facendo con i vari tipi di legno che di solito utilizziamo.

A questo punto mi viene da dire: Signori torniamo all'antico e sarà progresso.

Nedis Tramontin

 

Funerale in gondola con gli allievi di Nedis
Si svolgeranno domani alle 11, nella chiesa dei Carmini, i funerali di Nedis Tramontin , l'ultimo grande costruttore di gondole.
Ad accompagnarlo nel suo ultimo viaggio saranno i suoi allievi Gianfranco Vianello "Crea", Lorenzo Della Toffola e Roberto Dei Rossi, a bordo di una gondola costruita nel 1994 dal figlio Roberto.
La prima della nuova generazione dei Tramontin , che dopo il funerale passerà davanti allo squero per un ultimo omaggio.

«Quell'uomo - ricorda il figlio Roberto - era una forza della natura, una ricerca continua. Aveva un'inventiva incredibile e si metteva sempre alla prova. Quando gli dissi che volevo farmi una topetta a vela, lui confezionò una vela in cotone così ben fatta che anche i più esperti si complimentarono. Eppure lui non aveva mai cucito in vita sua». Recentemente Nedis si era cimentato con una sanpierota, la prima del suo cantiere. «Lo avevo convinto io - continua Roberto - a provarci. Non doveva essere molto difficile, eppure ci perse sopra delle settimane dicendo "Non mi viene". Con la sua caparbietà riuscì però a superare i problemi e ora quella barca la stiamo finendo io e i miei apprendisti Andrea e Davide. Lui, se avesse potuto, non avrebbe mai lasciato il cantiere. Il sabato e la domenica era triste perché non sapeva cosa fare. Di lunedì, però, tornava il buonumore. I soldi non lo hanno mai interessato, tanto che una volta mi disse: "Se divento miliardario farò le gondole gratis».

Roberto Luppi, il presidente dei bancali, ha espresso ieri alla famiglia il cordoglio di tutti i gondolieri.