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Domenica, 26 Febbraio 2006
CERTOSA Nel giorno dell’addio alla città da parte di Peggy Groult, varata la prima barca realizzata da Vento di Venezia
Una sanpierota italo olandese
Il Polo nautico è una realtà, a breve si aprirà anche il parco, con collegamento Actv
La lezione è venuta da una dolce signora francese, minuta e emozionata, che con brevi parole ha ricordato un concetto che tanti, troppi veneziani hanno dimenticato.
«Usiamo le barche tradizionali in legno - ha spiegato - per essere esempio di vita e di rispetto per la città che amiamo».
Una città, ha aggiunto, che va protetta da troppi pericoli. Già, pericoli.

La signora è Peggy Groult, a Venezia dal 1989: 16 anni nei quali ha capìto molte cose, tanto da creare il club degli Amici della Sanpierota non per tutelare o diffondere un tipo di barca, che in fondo non ne ha bisogno, ma per fare da collante tra quanti concepiscono Venezia in un certo modo, e attraverso "quella" barca e "quelle" persone cercare di difenderla da usi incompatibili.
Peccato che se ne vada via: la vita la chiama altrove. Lo ha annunciato ieri in una occasione quasi simbolica, ricca di promesse per il sogno che ha coltivato: il varo di una nuova sanpierota.

Un varo che corona un altro sogno, lanciato 20 anni fa da quel matto di Cesare Scarpa e da pochi altri, quello di recuperare alla città la Certosa .
Il tempo gli ha dato ragione, e ora l'isola dall'abbandono sta rifiorendo a nuova vita grazie a Vento di Venezia, la società che 15 mesi fa ha raccolto l'invito del Comune a insediare nei capannoni a destinazione produttiva delle attività artigianali compatibili con il nascente parco urbano.

«In questi 15 mesi ci siamo ammazzati di lavoro», ha raccontato prima del varo l'amministratore della società, Alberto Sonino, velista di caratura internazionale come del resto i soci Matteo Vianello e Giovanni Soldini.
Ora l'isola, ha aggiunto, non è solo un cantiere, ma è un luogo dove si svolgono attività sportive ed eventi culturali in collaborazione con le realtà più vive del territorio, dove giovani da tutta Europa, grazie alla collaborazione coi Glenàns e con l'Associazione vela al terzo, praticheranno l'andare a vela e si avvicineranno alla laguna, dove altri, grazie ad Emergency, conosceranno i valori della pace e della solidarietà, dove altri ancora, infine, grazie ai percorsi naturalistici e archeologici, impareranno a rispettare l'ambiente e a conoscere la storia. E quando a breve ci sarà il parco, i veneziani avranno una nuova mèta per il loro tempo libero, presto collegata con un regolare servizio Actv.

La prima barca realizzata nel Polo nautico, dunque, non poteva essere che una sanpierota, barca versatile e connaturata con la laguna, benedetta ieri davanti a tantissimi appassionati da padre Sergio Tellan, parroco capuccino del Redentore. In acqua, a remi, fa un bel vedere, e presto la si misurerà a vela.

L'ha disegnata («non cade foglia senza foglio», diceva il grande Nino Giuponi) e realizzata, rispettando la tradizione ma non disdegnando materiali innovativi, Matteo Tamassia, maestro d'ascia toscano giunto a Venezia, come Peggy, 16 anni fa (si vede che è il tempo giusto...). L'armatore, infine, è Alessandro Vercio, anch'egli noto velista a cui, come ha raccontato, «si sono accese le lampadine» per la vela al terzo grazie al fratello Giovanni. Vive in Olanda con la compagna Wendy De Groot, che è stata la madrina del varo, e tornerà a Venezia in occasione di ogni regata. «Ma non è detto - ha buttato lì - che "Vento di Venezia" (questo il nome della barca,ndr) non diventi la prima sanpierota di Amsterdam».

Silvio Testa