«Macché
18. Le ditte che hanno bisogno dell'acqua sono 7,
al massimo 8. E le soluzioni per quelle 7-8
c'erano e forse ci sono ancora, senza bisogno di
inventarsi nulla. Semmai da inventare c'è il
completamento del sogno dei mestrini di avere un
grande parco sulla laguna».
Di
San Giuliano ,
l'ingegner Paolo Monni sa tutto.
Fino al 1° gennaio 2005 è stato responsabile per
il Comune della realizzazione del parco e vice di
Antonio Di Mambro nella direzione dei lavori.
Monni è stato zitto fino ad oggi, ma adesso ha
deciso di uscire allo scoperto perchè non ha
digerito la decisione del sindaco Massimo Cacciari
di mantenere i capannoni dei privati in Punta San Giuliano
.
«Ho grandissima stima di Cacciari ed è per
questo che sono rimasto interdetto dalla sua
decisione. Che non tiene conto dell'importanza
strategica di un parco che offre la possibilità
ai mestrini di arrivare all'acqua e ai veneziani
di arrivare al verde. Come si sa, al completamento
del parco mancano ancora la realizzazione del
nuovo Polo Nautico e il recupero a parco pubblico
dell'area verso Campalto, di circa 29 ettari,
bonificata dal Magistrato alle Acque e che lo
stesso è disposto a sistemare, accollandosi due
terzi della spesa, e un terzo a carico del Comune.
Infine è prevista la sistemazione di tutta l'area
a ridosso del Canal Salso, quella appunto
interessata dalle attività commerciali di cui si
parla, con la sistemazione delle sponde, la
realizzazione di due percorsi pedonali a quote
sfalsate, pista ciclabile, panchine,
illuminazione, che nell' ipotesi futuribile
dovrebbe estendersi dalla punta fino a Piazza
Barche, lungo anche tutta via Forte Marghera».
Questo
è il sogno, ma per adesso in cassa non c'è un
centesimo, dice il Comune. Dunque, bisogna andare
all'accordo con i privati. Che in questo caso è
vero che incassano e basta, senza dare nulla in
cambio, ma almeno sistemano una parte del parco,
che altrimenti resterebbe nel degrado.
«A
parte il fatto che la bonifica delle rive, che è
l'intervento più importante, non la pagano loro,
ma il Magistrato alle acque, resta il fatto che,
da quando il parco è stato progettato, tutti
hanno sempre saputo che le società commerciali
dovevano essere trasferite. Tant'è che, sia in
fase di progettazione, da parte dell'architetto Di
Mambro, che in quella successiva, da parte
dell'Ufficio Patrimonio del Comune, si è
proceduto al rilievo di tutte le attività
presenti, accertando che solo 7-8 su 28 hanno la
necessità di un collegamento diretto con la
laguna per l'espletamento della propria attività,
mentre ciò non sussiste per le altre che possono
essere quindi trasferite nell'entroterra senza
alcuna difficoltà».
Adesso
invece Cacciari dà il via libera. Vuol dire che
nessuno in Comune si ricorda più dello studio
fatto a suo tempo. Voi avevate preso in
considerazione le varie ipotesi?
«Sì.
La prima era nel piano particolareggiato di
Tessera. L'Urbanistica aveva progettato una
darsena che il Comitato dei trasportatori di S. Giuliano
aveva in un primo tempo accettato e poi
successivamente negato. Il Piano è stato
approvato senza la darsena».
Adesso
dunque questa ipotesi non esiste più.
«Bisognerebbe
fare una Variante».
Via.
Passiamo alla seconda.
«Lo
spostamento nell'area Gorinati di cui si parla in
questi giorni. La dottoressa Volpato studiò la
possibilità, ma poi il Comune non insistette più
di tanto. Adesso vedo che l'ipotesi torna buona».
La
terza?
«Gli
azotati di Marghera e cioè l'area ex Complessi».
Già
destinata alla cantieristica.
«Sì,
ma libera fino all'altro giorno. Anche quella è
una ipotesi che non si è voluto perseguire».
Basta?
«No.
Di Mambro aveva proposto lo spostamento nella
cosiddetta isola delle statue, sulla sponda
opposta del Canal Salso, cioè di fronte alle
attuali attività. Lì adesso il Magistrato alle
Acque sta procedendo al marginamento delle sponde
e si era dichiarato disposto a preparare le sponde
in modo che fossero utilizzabili per le darsene.
Bastava fare una rampa di entrata e una di uscita
dal cavalcavia nuovo che si sta per costruire a
San Giuliano
».
Questa
soluzione non è stata nemmeno presa in
considerazione. Qualcuno in Comune ha fatto sapere
che lo spazio nell'isola era insufficiente e il
Comune non aveva soldi per le rampe.
«Ma
tra Magistrato alle acque, Regione, Comune e
privati, i soldi per le due rampette forse si
potevano trovare. In ogni caso, fino al giorno in
cui sono andato in pensione, ho lavorato per
trovare una soluzione che, se anche con qualche
forzatura, potesse essere accettabile senza
perdere però di vista il principio di fondo che
quelle attività dovevano essere spostate».
E
invece 18 privati, più Cacciari, vincono su
tutti.
Maurizio
Dianese
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