Sabato 28 Ottobre 2006
di Mitia
Chiarin
Ditte
a San Giuliano, ferita da sanare |
Il
sindaco alla platea inferocita «Trasloco o cambiamo il
progetto»
Due
le alternative: gli spazi all’Italiana Coke o l’area Api.
Interventi fortemente polemici contro le scelte
dell’amministrazione
«Quel
progetto è stato modificato.
Lede il disegno complessivo del parco anche se non ha effetti
devastanti. Questa ferita se possibile la saniamo».
Con queste parole Massimo Cacciari ieri al teatro Toniolo, al
termine di un affollato e infuocato dibattito, ha cercato di
disinnescare il malcontento della città sul «caso San Giuliano».
Promettendo che cercherà soluzioni alternative alla permanenza
degli operatori in Punta.
Il progetto delle ditte approvato dal commissario al moto ondoso
la scorsa estate è finito sul banco degli imputati.
Per bloccarlo il Wwf ha annunciato che intenterà una azione
popolare.
Ieri l’assemblea «salva-parco» di movimenti e
Municipalità di Mestre al teatro Toniolo ha portato a casa un
risultato importante.
Cacciari non ha revocato il progetto per nuovi capannoni sul
canale di San Giuliano ma ha ammesso che questa scelta non è in
linea con i piani del parco.
«E’ una ferita - ha detto - e se possibile la si sana».
Cacciari ha promesso di giocare davvero la carta della
delocalizzazione.
Ma se il risultato non sarà raggiunto, la vicenda diventerà
davvero una grana per il sindaco.
Che si è difeso, dicendo di aver agito «in buona fede» con i
poteri del commissario al moto ondoso per sanare una questione
aperta da troppi anni.
Ed ha illustrato le possibili alternative: solo per due,
l’Italiana Coke e l’area Api di Marghera, la verifica è
ancora in corso.
Nel frattempo il progetto delle nuove cavane, redatto
dall’architetto Mar, è già stato modificato: «Cancellatelo
- ha annunciato Cacciari - Non è quello il progetto definitivo,
le altezze sono state ridotte e pure l’occupazione della
banchina».
Un annuncio che, in assenza di nuovi documenti, non ha placato
le critiche e lo scontento verso una decisione che per molti è
stata calata dall’alto e stravolge il progetto del parco di
San Giuliano, disegnato da Antonio Di Mambro.
Il Wwf arriva a minacciare una azione popolare per «tutelare la
parte lesa da questa decisione, che è il Comune di Venezia e
che non può difendere questo provvedimento».
Italia Nostra concorda: «Non è possibile utilizzare i poteri
del commissario per far passare trasformazioni del territorio
che non hanno molto a che fare con il moto ondoso».
Tutti gli interventi sono contrari: da Michele Boato (che fa
arrabbiare il sindaco con un riferimento a non meglio
qualificati ”furbetti”) al verde Camporese, da Bonzio
di Rifondazione al Lyons Club Techne di Mestre.
Vittorio Resto di Adola guarda Cacciari: «Sindaco, solo lei è
favorevole all’interscambio merci a San Giuliano».
Massimo Donadini dell’associazione del Polo Nautico denuncia
un clima pesante: «Proprio oggi (ieri, ndr) abbiamo ricevuto la
visita dei vigili urbani. Forse si voleva farci tacere?
E perchè qualche operatore della Giudecca si è iscritto in
fretta agli operatori di San Giuliano?».
L’ex difensore civico comunale Angelo Pozzan contesta: «E’
paradossale, adesso il Comune non può più modificare quel
progetto, approvato dal commissario al moto ondoso. Solo il
Consiglio dei ministri potrebbe revocarlo».
Delegati di Municipalità e consiglieri della Provincia invitano
a lavorare per delocalizzare le ditte.
Il ds Cassaro chiede invano la revoca del provvedimento. «Non
vorrei che questa vicenda nascondesse una operazione immobiliare»,
avverte Marta Meo, della sezione Ds di San Polo.
Anche Massimo Venturini, presidente dell’assemblea, è andato
giù duro: «Risulta che la maggior parte degli edifici siano
abusivi - ha spiegato all’assemblea - e chi opera in questi
edifici non ne è il proprietario. L’area è demaniale».
Il match è solo rinviato.
Mitia Chiarin
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Sabato 28 Ottobre
2006 |
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«E'
una ferita che cercheremo di sanare» |
Toniolo
pieno per discutere il progetto su San
Giuliano: Massimo Cacciari invita a cercare
le soluzioni alternative |
Primo:
la città è tutta contro.
Secondo: Massimo Cacciari si è convinto che
bisogna trovare l'alternativa.
Lo dice alla fine dell'affollatissima
assemblea che si è tenuta ieri pomeriggio
al Toniolo.
Argomento del contendere quel progetto che
prevede di far restare in Punta San Giuliano
tutte le attività economiche, dai
trasportatori a chi fa barche in
vetroresina.
Toniolo
pieno e due schieramenti contrapposti, da
una parte la città rappresentata da tutti i
partiti e tutte le associazioni, dall'altra
gli operatori di San Giuliano . Che
però non hanno parlato anche se si son
fatti sentire più che mai a colpi di
fischi, urla e applausi.
Ma così il dibattito è stato un monologo a
più voci da parte di associazioni e partiti
che hanno detto, tutti, la stessa cosa: quel
progetto non va bene, quelle imprese, lì
non devono restare.
E, dunque, il sindaco è rimasto l'unico sul
palco a spiegare le ragioni di quel
progetto. L'unico a parlarne bene.
Fino ad un certo punto, però.
Alla fine Massimo Cacciari ha detto due
frasi che sintetizzano perfettamente quella
che il sindaco indica come via d'uscita:
"Mi rendo conto che questo non è il
progetto Di Mambro. Capisco che questa è
una ferita che, se possibile, saneremo.
Cerchiamo ancora. Andremo in cerca
ancora".
E vuol dire che il Comune farà
l'impossibile per spostare le ditte da Punta
San Giuliano . Hanno applaudito tutti, anche
gli operatori di San Giuliano che si sono
presentati in più di 100 con una splendida
maglietta che inalberava il seguente logo:
torre di Mestre a sinistra e forcola
veneziana a destra. In mezzo un cuneo che è
Punta san Giuliano . E su quel
"cuneo" si è discusso con
passione e tra fischi e urla, come dev'essere
una assemblea pubblica vera.
Ha
iniziato il presidente della Municipalità
Massimo Venturini che per una volta tanto ha
mantenuto nervi saldi anche se ha spiegato
chiaramente che la Municipalità è contro.
Contro anche se il progetto è stato
approvato da Cacciari. Il quale ha passato
in rassegna le 13 alternative a San Giuliano
. Ad una ad una. Spiegando perchè erano
state scartate.
Ne sono rimaste in piedi alla fine solo due,
entrambe nella stessa area del Canale
Brentella, zona via Righi, per capirci.
Entrambe le soluzioni, anticipate ieri dal
Gazzettino, sono aperte.
La più vicina è quella dell'Italiana Coke
perchè non c'è nemmeno bisogno di una
Variante urbanistica.
La prossima settimana ci sarà un incontro
dell'assessore Gianfranco Vecchiato con
l'amministratore delegato dell'Italiana Coke
e si vedrà quali sono le richieste.
Da una prima ricognizione sarebbe saltato
fuori che l'intera operazione vale quanto
quella su Punta san Giuliano : 20 milioni di
euro. Ed è la cifra che gli operatori hanno
già detto di essere disposti a spendere a
San Giuliano .
A questo punto resterebbe aperto solo il
problema giuridico - che non è da poco,
come ha spiegato l'avvocato Piero Pozzan -
di come si fa a buttare a mare il vecchio
progetto, già approvato dal Commissario al
moto ondoso e cioè da Cacciari. Progetto
ritoccabile in parte, ma esecutivo a tutti
gli effetti.
E quel progetto non è un
"ritocchino", come si è cercato
di dire fino ad oggi. Non si tratta cioè,
come ha detto Mauro Martignon dei Ds
"di discutere su una pista
ciclabile", dal momento che questa è
zona pregiata per eccellenza.
E, anzi, ha aggiunto Vittorio Resto di Adola,
il parco di San Giuliano è per Mestre
quello che piazza San Marco rappresenta per
Venezia. Il simbolo del riscatto della città
- ha detto Antonino Stinà.
E questo progetto di far restare in Punta le
ditte di San Giuliano , è un progetto che
mette in discussione il Piano Di Mambro,
come ha sottolineato Massimo Donadini,
presidente del Polo nautico di San Giuliano:
"Mi
chiedo oggi che cosa si vuol fare di questo
parco. Si può dire che lo faremo in
trent'anni, che lo vedranno i nostri nipoti,
ma ci dev'essere una idea di che cosa fare.
E la nostra impressione è che il Comune
abbia cambiato idea nei fatti perchè non
trova i soldi per dare un futuro alle società
sportive della Punta e non si preoccupa di
tenerle in quella condizione per altri
trent'anni, però ritiene urgente risolvere
il problema delle ditte di Punta San
Giuliano ".
Tanti gli interventi contro il metodo usato
dal sindaco per decidere una cosa così
importante, saltando Consiglio comunale, di
Municipalità ed evitando il confronto con
la città dal momento che questa è la prima
volta che se ne parla, nonostante il
progetto sia stato approvato il 30 giugno.
Wwf e Italia nostra hanno contestato il
metodo e l'avvocato Alfiero Farinea ha
preannunciato il ricorso al Tar contro il
progetto.
Maurizio Dianese
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