Movimento per l'adozione ambientale della laguna davanti San Giuliano           

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Venerdì 27 Ottobre 2006, ore 17.45 - Tutto esaurito al teatro Toniolo. Tema: il centro d'interscambio merci che il "commissario al moto ondoso" ha inteso autorizzare all'interno del parco di San Giuliano.
Fino alle 17.40, all'ingresso del teatro, la possibilità per tutti di prenotare un pubblico intervento.
Ottocento cittadini presenti, fra cui - i primi ad arrivare - un centinaio di persone coordinate dalle aziende di San Giuliano.
Venticinque gli interventi dei rappresentanti di associazioni e partiti in difesa del parco San Giuliano, un solo intervento in difesa delle ditte di trasporto: quello del prof. Massimo Cacciari.
Venticinque interventi sono in difesa di San Giuliano inteso come bene collettivo della città; un intervento va in difesa gli interessi delle ditte di trasporto: quello del prof. Massimo Cacciari.
Se "sindaco" é per definizione colui che rappresenta - e difende - gli interessi di una comunità, il prof. Cacciari il 27 Ottobre 2006, al Toniolo, si é comportato come sindaco della comunità delle ditte di trasporto.

La comunità di Mestre é autorizzata a tutelare in prima persona i propri interessi.
Lo prevede la Legge.                                                             
[ V.Resto ]




«QUESTIONE San GIULIANO»
    

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l'interscambio merci  
nel cuore del parco



29 Ottobre 2006
PARCO 
Azione giudiziaria al Tar del Lazio per bloccare il progetto
Ricorso popolare per S. Giuliano


Ricorso al Tar del Lazio. 
Di tutti i cittadini elettori. 
Entro il 15 novembre. 

E' questa la linea scelta dai Comitati dei cittadini che hanno promosso l'assemblea dell'altro giorno al Toniolo sul parco di San Giuliano. 

Il sindaco Massimo Cacciari ha indicato due soluzioni possibili per evitare che si costruisca in Punta San Giuliano, ma se quelle soluzioni non vengono perfezionate entro il 15 novembre, da quel momento le ditte di Punta San Giuliano acquisiscono il diritto di andare avanti con il loro progetto. 

Ed è il motivo che spinge le Associazioni e i Comitati a chiamare a raccolta i cittadini che vogliono firmare il ricorso al Tar contro il progetto. Il ricorso sarà preparato dagli avvocati Alfiero Farinea e Piero Pozzan sia per conto delle associazioni ambientaliste sia per conto dei cittadini. 

Viene utilizzata infatti una norma del testo unico Enti locali che prevede la possibilità per qualsiasi cittadino di fare ricorso contro un atto che ritiene lesivo dei suoi diritti, anche al posto del Comune. In questo modo, dicono i Comitati, intanto si congela il provvedimento e si evita che le ditte di Punta San Giuliano possano poi accampare il diritto di costruire, magari chiedendo i danni al Comune se non lo fa. 

E questo darà allo stesso Comune tempo in più per cercare la soluzione nel caso saltasse anche l'ipotesi di Italiana Coke o dell'Api. 
Vuol dire, nella sostanza, che i Comitati danno credito al sindaco quando dice di voler trovare l'alternativa, ma temono che i tempi siano troppo stretti - venti giorni. 
Quindi "ritenendo improbabile una risoluzione della vicenda, che porti al superamento dell'ordinanza emanata dal Sindaco nella veste di Commissario di Governo entro il 15 di novembre, data della scadenza dei termini di legge per impugnare la sententa presso le autorità competenti, ritengono necessario garantire i cittadini nel caso di una non positiva risoluzione della rilocazione delle attività, attraverso un'azione popolare di ricorso al Tar del Lazio." - scrivono in un comunicato. 
E per questo motivo nei prossimi giorni sarà riconvocata un'assemblea delle associazioni e dei cittadini per avviare la procedura del ricorso.


29 Ottobre 2006

Il caso San Giuliano.
Quindicimila metri quadri da trovare subito a Porto Marghera. Vecchiato: «La vera soluzione è l’Italiana Coke»

L’assemblea salva-parco ricorre al Tar
Azione popolare in attesa che il Comune trovi un sito alternativo per le ditte


San Giuliano, comitati e associazioni si rivolgono al Tar del Lazio.
I promotori della grande assemblea salva-parco al teatro Toniolo, in cui è emerso il no della città alla permanenza di attività commerciali lungo la Punta di San Giuliano, avvieranno una azione popolare presso il Tribunale amministrativo. Una azione di tutela: la soluzione alternativa, promessa da Cacciari per ”sanare la ferita”, non arriverà prima del 15 novembre, termine ultimo per impugnare il provvedimento del commissario.
 «Prendiamo atto, con soddisfazione, dell’impegno del sindaco a ”sanare la ferita” attraverso la ricerca di un sito alternativo dove ricollocare le attività produttive e permettendone la legittima prosecuzione - spiegano i promotori della grande assemblea di venerdì - Tuttavia, ritenendo improbabile una risoluzione della vicenda che porti al superamento dell’ordinanza emanata dal sindaco, nella veste di commissario di governo, entro il 15 novembre, data di scadenza dei termini di legge per impugnare la sentenza presso le autorità competenti, riteniamo necessario garantire i cittadini nel caso di una non positiva risoluzione della rilocazione delle attività, attraverso una azione popolare di ricorso al Tar del Lazio».
 E’ ufficiale, associazioni e movimenti si rivolgeranno alla magistratura per bloccare l’ordinanza che consente alle 18 ditte di San Giuliano di restare a lavorare fronte parco. Se poi arriverà una soluzione positiva, c’è sempre tempo per ritirare il ricorso.

 Azione popolare. I comitati promuoveranno una azione popolare, norma poco nota con cui i cittadini possono ricorrere al Tar per tutelare gli interessi del loro Comune. «Il Comune di Venezia - spiega l’avvocato Angelo Pozzan, ex difensore civico del Comune - è stato leso dal progetto approvato dal commissario in quanto è stato espropriato della sua podestà di pianificare. I cittadini con l’azione popolare si sostituiscono al Comune e presentano un ricorso contro il commissario al moto ondoso, che è un organo governativo». L’azione sarà organizzata in una assemblea di associazioni e cittadini che si svolgerà a breve per avviare le procedure del ricorso: si parte da una raccolta di firme. Nel frattempo l’assemblea salva-parco invita il Consiglio comunale veneziano «ad adoperarsi, con tutti gli strumenti previsti dalla legge, affinchè durante la ricerca di un sito alternativo, l’ordinanza emanata dal Commissario sia superata da un pronunciamento dell’organo eletto dai cittadini».

 Come uscirne?. L’ordinanza del commissario che consente agli operatori di San Giuliano di restare dove sono, con in mano un progetto approvato per nuove cavane e viabilità da 20 milioni di euro, infatti puo’ essere modificata con un atto del Consiglio dei ministri (visto che un provvedimento del vicesindaco ha poi mantenuto per il commissario al moto ondoso solo una funzione di vigilanza in virtu’ di una emergenza in via di risoluzione, spiega ancora l’avvocato Pozzan) o dal Consiglio Comunale che potrebbe approvare una variante al progetto contestato.
 Fattibili invece da subito modifiche, come ha annunciato il sindaco, per ridurre ingombri e altezze. Importante sarà capire anche come si muoveranno in futuro gli operatori di San Giuliano: potrebbero anche scegliere di tutelarsi se una variante sarà votata dal Consiglio comunale, rivolgendosi pure loro al Tar per difendere il loro diritto: ovvero il progetto per le nuove cavane, che è sulla carta oggi già esecutivo (in attesa dei permessi a costruire). Ed è noto che le ditte preferirebbero restare dove sono e non traslocare altrove. Da qui la necessità impellente per la giunta Cacciari di arrivare al più presto ad una positiva mediazione tra le parti in causa.

 L’ipotesi Italiana Coke. La palla passa ora nelle mani della commissione presieduta dal capo di gabinetto Calligaro. L’ultima spiaggia per risolvere la vicenda si chiama Italiana Coke, spiega l’assessore all’Urbanistica Vecchiato che la ritiene ben più percorribile dell’ipotesi Api, anch’essa dentro al perimetro del grande parco disegnato da Di Mambro. «La zona industriale è l’unica alternativa», dice Vecchiato che poi assicura che la prossima settimana incontrerà l’amministratore delegato della Italiana Coke per valutare la sua disponibilità ad un confronto. 145 mila metri quadri della vasta proprietà di Porto Marghera sono vincolati dal Prg adinterscambio merci. Alle ditte di San Giuliano ne bastano 15 mila. Spiega Vecchiato che l’amministrazione comunale dovrà sondare la disponibilità di proprietari ed operatori, valutare i costi dell’operazione, compresi quelli delle bonifiche. Per autorizzare sul canale industriale il passaggio delle barche degli operatori servirà un via libera della Capitaneria di Porto, che non appare impossibile. «Faremo tutte le verifiche che servono e i risultati li porterò subito all’attenzione del sindaco. Se serve, ci sediamo tutti attorno ad un tavolo per tirare le somme. Speriamo che il clima nel frattempo si raffreddi un attimo», auspica l’assessore.

MITIA CHIARIN