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La REPUBBLICA  Venerdì 19 Ottobre 2007 pp 35-36-37
New York - La Città degli Alberi
Un milione di nuove piante in dieci anni, così New York cambierà volto. Diventando la prima metropoli verde.

[..] crescerà il valore delle case e si risparmierà sulla bolletta elettrica, perché farà meno caldo e ci sarà meno inquinamento...
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Gli alberi contribuiscono a ripulire l'aria inquinata e ad abbassare la temperatura in una grande città. Fanno da filtri, ventilatori, ombrelli. E sono alberi, l'importante è questo!  


DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

MARIO CALABRESI

 

NEW YORK

L’alberello numero uno ha un braccialetto di plastica gialla, con il nome e la data in cui l'hanno piantato, chiuso intorno ad un ramo, simile a quelli che si mettono ai neonati nei reparti di maternità.

Si chiama Carolina Silverbell, dal nome della sua famiglia, e un giorno farà i fiori bianchi. Lo ha piantato il sindaco Bloomberg in persona una settimana fa.
 
E' su un marciapiede di fronte alla Chiesa Battista Mount Lebanon, ricavata dentro il capannone di un carrozziere. Sem­bra godere di buona salute.

Anche i 48 fratelli che gli stanno vicino indossano un braccialetto colorato e sono tutti sostenuti da due robusti paletti. Sono striminziti e con poche foglioline ma hanno un grande valore simbolico, rappresentano l'a­vanguardia di una nuova idea di città, sono i primi di un milione di alberi che New York pianterà nei prossimi dieci anni.

Un progetto che decollerà domani mattina con il Park Day, quando ne verranno aggiunti ben ventimila in una sola giornata.

Hanno deciso di cominciare da qui, da Morrisania, nella parte sud del Bronx, perché è l'area con il più alto tasso di bam­bini asmatici di tutta New York. Non è difficile cre­derlo. A Morrisania un tempo gli alberi erano tan­tissimi, dalla metà del Sei­cento tutta la zona a est del­l'HarIem River diventò la tenuta di campagna della famiglia Morris. Lewis, uno dei discendenti e tra i firmatari della Dichiarazione d'Indipendenza americana, nel 1790 voleva metterci la capitale degli Stati Uniti ma poi vinse Washington. A metà dell'Ottocento la famiglia accettò il passaggio della ferrovia e fondò un villaggio a cui diede il proprio nome, poi  la metropolitana, arrivata qui 100 anni fa, fece il resto e oggi, prima di questi 49 alberelli, di verde e di campagna non c'era più nessuna traccia.

Casette basse per una decina di isolati, poi il grande tribunale, la superstrada e uno sfondo di palazzoni popolari. Solo cemento, asfalto e un immenso murales dedicato alla memoria di Kenny, Dematt e Scrams, ragazzi caduti in un'antica guerra tra bande, che si richiama al film «I Guerrieri della Notte»: si vedono le rovine fumanti della città all'ora del tramonto.

Il sindaco è venuto fin qui, accompagnato da una banda di ragazzini in maglietta rossa e da Big Bird, il pupazzone giallo più famoso tra i bambini d'America, perché vuole ribaltare quell'immagine. E ha voluto strafare, non solo gli alberelli ma anche i fiori: davanti alla scuola media Arturo Toscanini al numero 1000 di Teller Avenue ha fatto anche costruire un magnifico roseto.

Frances abita in zona da due anni, ha appena accompagnato sua figlia in classe, e sorride a ricordare Bloomberg con l'abito blu, la cravatta rossa, le scarpe nere e la pala in mano: «Certo che ci ha fatto piacere, ma ci siamo anche molto preoccupati: se sono partiti a mettere gli alberi da qui allora vuol dire davvero che è il posto più irrespirabile di tutta NewYork. Non avevamo dubbi, tutti i compagni di classe di Caroline hanno la tosse cronica». E proprio i bambini sono stati i migliori alleati di Michael Bloomberg nella battaglia per far approvare il suo ambizioso piano ambientale: li ha usati negli spot televisivi per piegare l'opposizione del Parlamento statale che frenava le politiche antismog. Si vedevano madri in pena per i figli asmatici, la telecamera inquadrava i volti, in basso scorrevano i nomi dei ragazzini e poi una voce fuori campo si chiedeva se fosse giusto continuare così.


CATHLEEN SCHINE

NEW YORK

 

Radici profonde e chiome colorate gli alberi, i monumenti più belli.


Il sindaco Bloomberg ha in programma di piantare un milione di alberi a New York. Un po' come l’installazione di Christo a Central Park di qualche anno fa, con alberi verdi al posto dei drappi arancioni sventolanti!

E gli alberi restano.

E sono alberi, l'importante è questo!

Gli alberi sono preziosi in città. La gente viene a New York perle luci sfavillanti, per le strade affollate e la frenesia urbana. Nessuno viene per gli alberi.

Ma gli alberi, miracolosamente, a New York ci sono lo stesso, più di 5 milioni e di 168 specie diverse. Sui marciapiedi oziano come esili adolescenti, nei parchi allargano le loro chiome sontuose. Ovunque sono una boccata d'aria.

E risulta che davvero aiutano a respirare.

Il primo albero del milione promesso dal sindaco è stato piantato in una zona del Bronx scelta per l'insolita incidenza di asma tra gli abitanti. Gli alberi contribuiscono a ripulire l'aria inquinata e ad abbassare la temperatura in una grande città. Fanno da filtri, ventilatori, ombrelli. E sono alberi, l'importante è questo!

 

Gli altri 999.999 verranno piantati nell'arco dei prossimi 10 anni nell'ambito del progetto Planyc voluto dal sindaco Bloomberg per rendere la città più verde, non solo in senso arboreo, ma ambientalista. Sono una grande amante dei 5 milioni di alberi di questa città (oggi 5.000.001), e non vedo l'ora di dare il benvenuto a tutti i ciliegi in fiore, agli aceri, alle querce, agli ippocastani e ai ginko che verranno.
  
Ogni volta che esco in strada col cane mi accoglie lo stridore e il rombo di un autobus, il ruggito di una motocicletta, l'isterico strombazzare dei taxi fermi al semaforo, il frastuono di un'autoradio, il palpito di un elicottero sopra la testa.
Poi il cane e io entriamo nel parco.
Gli elicotteri, le moto e i clacson strombazzanti arretrano. Cantano gli uccelli. Chiacchiera uno scoiattolo. Tutto grazie agli alberi.  
 

I boschi delle fiabe, fitti e scuri, sono pericolosi, paurosi, popolati di lupi, serpenti e piante velenose. Ma le foreste urbane di New York ispirano ottimismo e speranza. Forse perché non sono boschi veri, ma solo agglomerati di alberi, piantati dall'uomo per addolcire la vista e lenire i sensi.

Sono uno scudo, una tregua, così belli e inattesi.

In inverno si riducono a sagome spoglie stagliate contro il cielo grigio.

In primavera i tigli spandono il loro profumo seducente e i petali dei fiori di melo cadono fluttuando sul marciapiede. In estate il fogliame screzia d'ombra il cemento incandescente. E,  ora, danno frutto. Una foresta urbana dà vita a un raccolto urbano. Grassi scoiattoli si affannano a banchettare con piccole mele rosse e grandi bacche gialle. Sui sentieri si ammassano ghiande e castagne. E dalla vetta dell'albero più alto, col tronco crivellato dai picchi, il falco coda rossa ci osserva. È questa per me la vita di città.

Traduzione di Emilia Benghi

 

L'AUTRICE Ha scritto "Lettera d'amore".

II suo ultimo libro, "I newyorkesi", è ambientato a Centra] Park

CATHLEEN SCHINE

 

Alla fine il sindaco ha vinto e la città avrà il ticket per le auto in ingresso, un piano per ridurre i consumi energetici e le emissioni del 30 per cento, un parco raggiungibile in dieci minuti a piedi da ogni casa, nuove linee della metropolitana, un progetto per ripulire i fiumi e soprattutto il famoso milione di alberi.

Nelle strade ne verranno piantati 220mila, di più non ce ne stanno, gli altri 780mila andranno nei giardini, nei playground, nelle scuole, nei cortili e nei parchi.

L'idea è partita dalle statistiche delle malattie respiratorie: nell'ufficio del sindaco e al Dipartimento dei Parchi hanno preparato una cartina della città in cui erano evidenziate le zone critiche, colorate in modo più intenso a seconda dell'incidenza dell'asma sulla popolazione.

L'idea era quella di mettere alberi dove maggiore era il problema. Ma non era così semplice: prima bisognava mappare la città, fare il Grande Censimento degli Alberi di New York. Si è cominciato dalle immagini satellitari di ogni quartiere, poi le hanno divise per isolato e 1000 persone tra volontari e dipendenti comunali, ognuno con un computer palmare, hanno lavorato per 30mila ore e li hanno contati uno per uno, strada per strada, indicando anche lo stato di salute e la famiglia di appartenenza: per le vie della Grande Mela fino alla settimana scorsa c'erano 592.130 alberi di 168 specie differenti.

Oggi sono già 49 in più e da domani la cifrà crescerà di diecimila al mese.

Il database creato è impressionante e la città ora sarà in grado in tempo reale di moniorare ogni albero.

Ma se immaginare Teller Avenué ombreggiata non colpisce certo la fantasia, per farsi un'idea di cosa significa che la città dei grattacieli vuole diventare la città degli alberi, si pensi che a Midtown Manhattan, nella zona che va dall'Empire State Building fino a Union Square ne verranno piantati più di cinquemila.

La Quinta strada alberata, l'ombra su Madison Avenue, i fiori su Lexington è qualcosa che non fa parte della cartolina.

Ma il sindaco ha giocato sull'orgoglio dei newyorkesi, raccontando che la metropoli oggi più ricca e sicura d'America dovrà essere anche la più verde, e sul loro portafoglio: crescerà il valore delle case e risparmierete sulla bolletta elettrica, perché farà meno caldo e ci sarà meno inquinamento.

«New York -ha detto Bloomberg davanti ai ragazzini portoricani che addentavano la merenda della ricreazione, un panino da 99 centesimi spalmato di burro e con una fettina di prosciutto cotto - è sempre stata la città dei grandi sogni e delle grandi idee, permettiamoci anche questa». Gli scolari hanno applaudito diligentemente, anche se avevano chiaro che il sindaco non stava parlando a loro.

Il progetto è costoso, la città ha programmato di investire 400 milioni di dollari per regalarsi 600 mila alberi, gli altri dovrebbero essere a carico di finanzieri, costruttori, organizzazioni no-profit, comitati di quartiere, negozianti e cittadini.

L'idea è che ogni condominio, ogni bottega, biblioteca o famiglia adotti la sua pianta, si conta sull'aiuto di tutti, anche se su qualcuno si punta di più. Bette Midler, l'attrice del «Club delle prime mogli», fondatrice del New York Restoration Project, partner della città in questo progetto, non ha peli sulla lingua: «Sì sarà costoso, ma se le 92 compagnie newyorkesi che stanno nella classifica di Fortune delle 500 più ricche del mondo contribuissero ciascuna con 2,2 milioni di dollari, o se le mille compagnie più potenti della città mettessero 200mila dollari a testa, o se i 3,7 milioni di abitanti che lavorano investissero 5 dollari al mese o se solo uno dei grandi manager degli hedge fund ci regalasse il suo bonus di fine anno allora ce l'avremmo fatta».

Ma non ci sarà bisogno di elemosinare troppo, oggi l'ambiente è diventato di moda in una città in cui i ristoranti più chic hanno cominciato a servire l'acqua del rubinetto in caraffe di cristallo «perché è così poco politicamente corretto bere da una bottiglia che per arrivare sul tavolo ha dovuto viaggiare per giorni con un consumo di energia e carburante altissimo».

Una città che ha eletto un sindaco repubblicano ma vota democratico e sta riempiendo

all'inverosimile le casse di Hillary Clinton. Una città che aveva votato presidente Al Gore con l'ottanta per cento.

Anche il primo cittadino di Los Angeles, Antonio Villaraigosa, un anno prima di Bloomberg aveva lanciato l'idea del milione di alberi, mala cosa ha fatto meno effetto, non era così glamour.

Guardare le vetrine di Tiffany all'ombra di un acero rosso fa più impressione che pensare di piantumare gli sconfinati viali della città californiana.

Domani mattina sulla 75esima strada, nell'elegante Upper East Side, sarà il turno degli alunni della scuola media Robert Wagner, aiutati dalle signore che passano i loro pomeriggi al «Knitting 3, 2, 1», un centro dove ti insegnano a lavorare a maglia.
E da lunedì prossimo, ogni giorno le divise marroni dei giardinieri del Dipartimento dei Parchi e le magliette bianche e verdi dei volontari appariranno in una via diversa per cambiare volto alla città.
Al termine della cura ci saranno tanti viali alberati che se li si mettesse uno dietro l'altro si potrebbe arrivare fino a Las Vegas.