Mi piace ricordare questa frase di Cederna
dopo aver letto la lettera del sig. Davide Tagliapietra [La Nuova
Venezia , 24 novembre] per significare che ancora la proposta di un'
area naturale protetta in laguna di Venezia sembra essere una
questione di sicurezza nazionale o di vita e di morte delle
"uniche" categorie di utilizzatori dell'ambiente lagunare
(pescatori e cacciatori) a detta del Consigliere della Municipalità
di Venezia. Il Tagliapietra (che raccoglie i voti fra Murano e Burano)
- novello Berlusconide - non vuole la legge per il parco perchè lede
la "libertà" delle suddette categorie.
Non osa però chiedersi a cosa serve lo
strumento del parco eppur, contraddicendosi, invoca la creazione di
un'altra autorità che coordini e agisca in nome di un bene superiore
che è la laguna, ammettendo che questa è una necessità.
Quanto alle responsabilità dei danni
ambientali sicuramente le categorie citate non sono responsabili di
tutti i danni perpetrati all'ambiente lagunare, ma certo non sono
nella posizione di scagliare la prima pietra.
Ciò nonostante la lettera ha di positivo che
alimenta un dibattito necessario che va esteso fra tutti i cittadini e
non solo fra i pescatori e i cacciatori che non detengono nessun
diritto di prelazione su un "bene comune" quale la laguna;
secondariamente, ma non per importanza, perchè svela un altro
pericolo nella proposta legislativa di una forza politica del Centro
Destra regionale che va sotto il nome di "Ecomuseo".
Infatti l'Ecomuseo viene spacciata come la
soluzione delle necessità di tutela ambientale in alternativa a
strumenti di consolidata efficacia funzionale e politica come le aree
naturali protette. Facendo leva sulla multiformità delle valenze
ambientali della laguna, dall'archeologia, alle singolarità
naturalistiche della più vasta area umida del mediterraneo, dalla
storia alle testimonianze artistiche racchiuse in uno scrigno
ineguagliabile come Venezia, alle tradizionali attività economiche e
culturali coma la pesca, la cantieristica minore, ecc., la proposta di
Ecomuseo é di fatto un contenitore giuridico vuoto, uno strumento di
tutela spuntato, un abito nuovo fatto su misura di "un soggetto
no profit al quale dovrebbe essere affidata la gestione dell'ecomuseo"
(Roberto Russo il Gazzettino, 22.9.2007) con il compito di mettere in
rete associazioni ed enti locali.
In altre parole l'Ecomuseo come surrogato di
un processo partecipativo delle comunità locali che - invece - non
possono essere estromesse da una decisione così rilevante.
Perché qualcuno spinge su questa proposta? E'
presto detto: collocandosi al di fuori di una normativa quadro sia
regionale che nazionale, lascia intoccati gli interessi di alcune
categorie di persone (professionali e non) che sono origine delle
alterazioni ambientali (moto ondoso, pesca abusiva, caccia di frodo,
la nautica da diporto a motore, ecc.) che stanno distruggendo proprio
le componenti vitali di quelle che Egnazio considerava le mura (la
laguna) di Venezia. Con sua buona pace.
Occorre invece ricercare il consenso della
gente su proposte legislative coerenti con la normativa regionale,
nazionale ed europea, purché abbiano come fine primo la tutela
dell'ambiente e secondariamente cerchino quelle condizioni di
compatibilità con la presenza dell'uomo che, senza timore di
smentita, é stato la causa del degrado ambientale ed anche economico
della laguna stessa.
Un unico e semplice esempio: la scomparsa
della pesca tradizionale in laguna é stata determinata dalle
condizioni antropiche di ipersfruttamento, di inquinamento organico e
chimico delle acque, e di introduzioni di specie estranee alle
componenti ecosistemiche lagunari: insomma di cattiva gestione
dell'ambiente!
La proposta di parco lagunare (realizzata
magari per gradi e tappe successive con la partecipazione della gente)
ha un preciso percorso istituzionale alla luce del sole, in modo tale
che le ragioni di tutti siano espresse, ma che infine le decisioni
della maggioranza della comunità cittadina siano assunte
inequivocabilmente.
A sostegno della proposta di parco si sono
mossi migliaia di cittadini che hanno sottoscritto (10.000 firmatari)
una proposta di legge regionale che però abili politici, hanno
furbescamente ostacolato facendola decadere nel percorso di
discussione in Consiglio regionale.
Ma la ventata di nuova partecipazione politica
come quella che dal basso ha sancito la nascita del Partito
Democratico, conferma che la gente vuole una forte
responsabilizzazione nella gestione dei beni comuni, e la laguna è
uno di questi.
Per cui si devono considerare con favore gli
incontri di divulgazione, promozione e sensibilizzazione sulle
tematiche ambientali lagunari fatti dall' "Istituzione parco
della laguna"; anzi in quelle sedi si rivendica una gestione
unitaria del bacino lagunare nel senso completo di conservazione
storico-ambientale e sociale della laguna di Venezia quale prospettiva
per garantire uno sviluppo sostenibile delle popolazioni che vivono
con e nella laguna, avvertendo che nuove forme di utilizzo come il
turismo naturalistico sono una risorsa attuale e concreta che possono
dar da vivere a chi non vuole staccarsi dal proprio ambiente di vita.
Mentre chi continua ad ostacolare quel
processo indispensabile di mettere al riparo almeno quelle parti di
ambiente naturale necessarie per la ricostruzione della laguna
danneggiata e violata, si assume la responsabilità di sabotare un
futuro ecologicamente compatibile ed economicamente possibile!
Da queste aree protette, scrigni di
biodiversità, le specie animali e vegetali possono ricolonizzare il
territorio che le ha estromesse e distrutte!
"E del resto, a cosa servono i castori
vivi?, chiese una volta una signora impellicciata a un naturalista.
E la risposta fu: "A niente, come Mozart."
Così sottolineava la stupidità Antonio Cederna!
Giuseppe Sartori
Vicepresidente de La Salsola - Gruppo per la salvaguardia
dell'ambiente- Campalto