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Serenissima Fitzcarraldo Dal 1439 al 1899, il titanico sogno di sfida di chi naviga le montagne


1439: la Serenissima compie un «fatto meraviglioso e quasi incredibile valicando le montagne con una flotta». 
1899: Brian Sweeny Fitzgerald chiamato "Fitzcarraldo" trasporta il suo vascello oltre la collina amazzonica. 
  
Un secolo dopo é immortalato nell'immaginario comune grazie al
film di Herzog che celebra l'irrefrenabile energia dei sogni.

Il mare e i monti, la caparbietà e il sogno, la Serenissima e Fitzcarraldo, Venezia e il Garda. 


Il TRASPORTO DELLE NAVI 

DA VENEZIA AL GARDA NEL 1439 
   

Ricordate la meraviglia, lo stupore, che suscitò la prima lettura dell'attraversata delle Alpi fatta da Annibale con quegli animali enormi e per certi versi buffi mai visti prima in Italia?
 

Fu un avvenimento eccezionale, non più ripetuto, rimasto quasi un mito nelle pagine dei libri di storia. 
Qualcosa di simile accadde anche dalle nostre parti nel 1439. Solo che in quella occasione non furono gli elefanti ma autentiche navi ad essere pro­tagoniste; navi che, trainate da migliaia di uomini e di buoi, ripercorsero a ritroso il fiume Adige, risalirono l'allora splendido lago di S. Andrea (lago di Loppio), si inerpicarono al passo San Giovanni e si tuffarono nel lago di Garda attraverso l'idilliaca valletta di Santa Lucia posta sotto la rocca di Castel Penede di Nago. 
L'avvenimento di grandiosità biblica deve aver colpito la fantasia di tutti se uno storico dell'epoca scrive:
"e io non mi fermo a descrivere un fatto meraviglioso e quasi incredibile, se non fosse stato eseguito sotto gli occhi di migliaia di testimoni, e non venisse celebrato da tutti gli scrittori".

In effetti fu un'operazione militare unica nella storia della marina da guerra. Veniamo alla cronaca. 
Si è allora in pieno conflitto fra la repubblica di Venezia ed il Duca di Milano Filippo Maria Visconti. Erasmo da Nardi, il celebre Gattamelata, guida l'esercito della prima mentre il se­condo è affidato a Nicolò Piccinino altret­tanto rinomato capitano di ventura.

Le sorti della guerra: 1426-1454) volgono a favore dei milanesi. Infatti l'armata viscontea ha invaso la Pianura Padana raggiun­gendo Verona e cingendo d'assedio Brescia. La città lombarda resisterà eroicamente per ben tre anni: alla fine più di metà degli abitanti risulterà morta di stenti e di fame.

Urge quindi portare subito soccorso e vet­tovaglie: le richieste dei dispacci sono drammatiche e martellanti.

Come fare?
Le vie della Pianura Padana sono control­late assieme a quasi tutto il lago di Garda dal Piccinino.

I veneziani abituati da sempre ad imprese audaci (lo ammette persino il segretario del nemico Filippo Maria Visconti: "non è per nulla da meravigliarsi che dai veneziani sia stato intrapreso un sacrificio di tanta mole"), escogitando, pensate, di aggirare il nemico con navi via terra e di arrivare a Brescia alle spalle attraverso la Valle del Chiese e la Valle di Ledro, rimasta da sempre indipendente ma fedele a Venezia. Per raggiungere la Valle di Ledro occorre però mantenere il controllo delle acque dell'Alto Garda. I viveri devono pervenire al porto di Torbole e di qui essere trasportati senza perder tempo a quello del Ponale situato tra Riva e Limone, da dove sale un tortuoso e difficile sentiero.

L'ordine del Senato veneziano è perentorio: "dedicarsi con ogni cura a caricare e stivare tutto prima di varare le navi in modo che in acqua vi salgano gli equipaggi e partano in modo che arrivino al Ponale prima che i nemici si accorgano".

Era sicuramente un eccesso di ottimismo pensare che le navi potessero essere caricate prima del varo. Infatti arriveranno malconce a Torbole e dovranno essere riparate.

Il Senato tuttavia era nel giusto nel ritenere che bisognava agire di sorpresa. L'impresa è durissima: occorre prima studiarla nei minimi particolari. Il 1 dicembre 1438 viene caricato all'uopo un vecchio marinaio Sobolo di Candia il quale deve aver esplorato in sopralluogo il percorso e sondato la profondità dell'Adige dichiara di essere in grado di portare a compimento l'arduo compito.

Il 19 febbraio 1439 il Senato da ordine ai capi dell'Arsenale di apportare in 15 giorni una galea uguale a quella già fatta ed armata.

Scrive Marco Antonio Sabellico nella Sto­ria Veneziana che dopo tre mesi dalla par­tenza quei "legni" furono tratti da Venezia e condotti a Torbole ponendo sotto le galee travi da scorrere. Gli altri navigli furo­no sistemati sui carri e in più numerosi brigantini.

Andò male tuttavia e la flotta trasportata con tanto dispendio di denaro e fatica fu quasi completamente distrutta dal Piccinino al largo delle acque di Maderno il 29 settembre 1439.

La tenacia dei Veneziani però vinse anche questo primo momento di grande sconfor­to in cui tutta la città era piombata all'infasta notizia.

Il leone, simbolo della Serenissima, ruggisce. Si decide allora di costruire una se­conda flotta, questa volta direttamente sul posto in considerazione delle grandissime difficoltà riscontrate l'anno precedente. "Acciocché non paresse che avessero perdu­to l'animo, ordinarono una nuova armata, da essere posta nel lago con diverso modo da quello di prima, cioè che i legnami e le altre materie fossero condotte a Torbole su 600 carri... ".

E il 5 maggio dell'anno successivo, nel 1440 hanno finalmente ragione della flotta milanese nelle acque del Ponale, rendendo così possibile l'invio dei soccorsi a Brescia che viene liberata.

Questi i fatti storici.

L'Amministrazione comunale di Nago-Torbole, d'intesa con quella veneziana, avrebbe intenzione di ricordare l'accaduto con l'erezione di un monumento al Passo San Giovanni nella ricorrenza del 550" anniversario nel 1989.

La scritta potrebbe essere la stessa con cui il Senato veneziano ringraziò il Sorbolo: "... in conducendo galeas per montes in lacu Gardae cum gloria nostra".

Sarebbe altrettanto l'occasione di eternare un'impresa che ha dell'incredibile, veramente degna di essere ricordata e traman­data ai posteri.

Annibale valicò le Alpi con gli elefanti, Napoleone con i cannoni, i Veneziani addirittura con le navi: un trittico niente male.

Rigotti Ottorino

Castel Penede e valletta santa Lucia a Nago.

  

  

Verso il passo San Giovanni a Nago

  

   

Fiume Adige e Rio Cameras presso Mori.

  

  

Fiume Adige alla Chiusa di Ceraino (Verona).
  

Tratto da «Circolo Vela Torbole 85» pubblicazione annuale del circolo velico gardesano, pp.10-11, articolo di Rigotti Ottorino. Gentilmente fornito dall'archivio personale di PierGiorgio Scarpa.

                                                                                                         

 

                                                                           byRevi 14.12.2007