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Storia di San Giuliano   

L'ospitaliere

Nel duomo di Macerata si conserva la reliquia del santo braccio di San Giuliano l'ospitaliere che, secondo la tradizione locale, morì nei dintorni della cittadina, sulle rive del fiume Potenza. Sepolto in Macerata, il suo corpo fù portato verso l'anno 740 nel Belgio da san Bonifacio, vescovo di Magonza, il quale lasciò nella cattedrale soltanto le reliquie del braccio sinistro successivamente, per sottrarle alle invasioni ricorrenti, si nascosero in un luogo conosciuto a pochi.

Nel medioevo se ne era persa ogni traccia finchè il 6 gennaio 1442, vennero miracolosamnete ritrovate dopo la messa pontificale celebrata nella cattedrale dal vescovo Nicolò dell'Aste, si presentò davanti a lui un notabile maceratese molto anziano, che disse di avere inteso da un suo concittadino morto da qualche anno che la reliquia del braccio di San Giuliano era celata fra due colonne davanti all'altare maggiore.
Il vescovo ordinò di scavare nel luogo indicato, dove si ritrovò un cofanetto, che a sua volta conteneva il sacro braccio e un vasetto intorno al quale era avvolta una pergamena antichissima con le parole "hoc est residuum brachii sancti juliani" all'interno vi erano anche poche ossa e qualche brandello di carne rinsecchita il sacro braccio era avvolto da un drappo di seta antichissima e da un'altra pergamena con la scritta: "hoc est brachium sancti juliani qui patrem et matrem interfecit".

Di San Giuliano l'ospitaliere nulla sappiamo di certo la sua prima menzione la troviamo nel martirologio dell'Usuardo, un monaco francese vissuto nel IX secolo, che ricorda il suo dies natalis al 31 agosto, ma la leggenda giunta fino a noi risale al XII secolo fu scritta in Francia da Vincenzo de Beauvais e ricopiata in Italia, da Jacopo da Varagine nella leggenda aurea.

Un giorno, si narra, un giovane nobile stava cacciando un cervo. ad un tratto l'animale che fuggiva fece dietrofront e gli andò in contro dicendo "come osi inseguirmi tu che ucciderai il padre e la madre?" a quelle parole Giuliano non soltanto abbandonò la caccia ma, atterrito dalla profezia, decise di allontanarsi dal suo paese senza avvertire i suoi genitori.
Dopo un lungo peregrinare arrivò in un luogo lontanissimo, dove entrò al servizio di un principe che aveva intuito di avere a che fare con un nobile. si comportò così bene in pace e in guerra da diventare presto capo della milizia e da sposare una nobile che aveva in dote un castello.
Nel frattempo i suoi genitori, disperati per la inspiegabile scomparsa, si aggiravano per il mondo alla sua ricerca; finchè un giorno arrivarono per caso nel castello abitato da Giuliano furono ricevuti dalla sposa perché il marito era in viaggio quando i due vecchi ebbero narrato la loro storia, la donna immaginò che fossero i suoceri perche questi gliene aveva parlato a lungo ma non disse loro nulla per prudenza si limitò ad ospitarli affettuosamente, cedendo la camera da letto e andando a dormire altrove.
All'aurora lei si recò in chiesa per assistere alla messa, mentre Giuliano rientrò dal viaggio recandosi subito nella camera da letto per svegliare la moglie,  ma quando nella penombra intravide due persone che dormivano nel letto matrimoniale, credendo che fossero la moglie e un amante, si precipitò su di loro uccidendoli in un impeto d'ira.
Quando Giuliano, uscendo di casa, incontrò la moglie che stava tornando dalla chiesa, le domandò meravigliato e preoccupato chi fossero quelle due persone che aveva trovato sul letto "sono i vostri genitori che tanto vi hanno cercato" rispose lei "e che io stessa ho invitato nella vostra stanza".
Giuliano preso dallo sconforto e dal dolore scoppiò a piangere mormorando: "misero me, che cosa ho mai fatto! Ho ucciso i miei amatissimi genitori, la profezia di quel cervo si è avverata, e io che volevo evitare il misfatto fuggendo, l'ho compiuto con queste mie mani addio, sorella mia dolcissima, me ne andrò per il mondo e non avrò pace fino a quando il signore non si degnerà di manifestarmi il suo perdono per il mio pentimento."
"Mio dolcissimo fratello," rispose la donna "non ti permetterò di partire senza di me: ho condiviso la tua gioia, ora voglio condividere il dolore", dopo un lungo peregrinare giunsero sulla riva di un grande fiume la cui traversata presentava molti pericoli, dove si trovasse quel luogo è controverso.

Anche l'origine del santo è controversa: qualche volta nelle leggende successive a quella narrata da Jacopo da Varagine nasce in Spagna, in altre in Belgio, quest'ultima versione si diffuse a Roma dove la chiesa belga e l'annesso ospedale lo adottarono come patrono.

La tradizione italiana vuole che Giuliano e sua moglie fondarono un ospizio sulle rive del fiume Potenza, tanti anni trascorsero quando una notte, mentre Giuliano stava riposando intirizzito dal freddo, udì una voce lamentosa che invocava il suo aiuto per attraversare il fiume, si alzò subito andando incontro a quell'uomo che stava per morire assiderato: lo invitò in casa sistemandolo davanti al camino, ma nemmeno il fuoco era sufficiente a riscaldarlo. Allora lo portò sul suo letto coprendolo accuratamente, ad un tratto quell'uomo che sembrava malato di lebbra divenne splendente di luce e, levandosi in aria, disse: "Giuliano, Dio mi ha mandato per annunciarti che ha accettato la tua penitenza: presto tu e la tua sposa riposerete nel Signore" poi l'angelo scomparve e dopo pochi giorni Giuliano e la moglie morirono santamente.

Il culto di San Giuliano risale alle origini di Macerata l'antica Pieve, costruita fra l'VIIII e il IX secolo e poi diventata cattedrale nel 1320 ma si trattava proprio di San Giuliano l'ospitaliere? Secondo il bollandista, Baudouin de Gaiffier, il suo culto ha soppiantato quello più antico di San Giuliano martire questa sostituzione si è riscontrata anche in Francia con Giuliano di Le Mans e con Giuliano de Brioude. In Italia il San Giuliano che precedette nel culto l'ospitaliere, fu sulla costa orientale il martire, nato ad Istria, e morto a soli 18 anni.

Le principali rappresentazioni dell'immagine di S.Giuliano, lo vedono raffigurato in ginocchio davanti alla Vergine con Gesù bambino, mentre raccomanda loro la protezione delle città dove viene venerato, in altre, compare inginocchiato ai piedi dell'angelo che gli porge un ramoscello d'olivo e gli mostra una corona: accanto a lui il simbolico cervo, oppure compare a cavallo, con un falcone nella mano sinistra e ai suoi piedi vi sono il cervo della legenda e due cani, tale rappresentazione lo ha fatto considerare in tutta Italia, insieme con san Corrado Cofalonieri, sant'Eustacchio e sant'Alberto, patrono dei cacciatori.
 
 

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                                                                           byRevi 08.01.2008