Il
Gazzettino 6
Maggio 2008 |
Certosa,
l'isola dei "rave" Quattro giorni di baby-sballo |
Un
migliaio di giovani tra i 15 e 20 anni da giovedì a domenica
in laguna Danni alle strutture, la festa finisce con un
gommone rubato da tre ragazze |
Venezia
Un lungo fine
settimana di sballo alla Certosa. Sono arrivati a centinaia
(almeno 500 presenze fisse, per un giro che in quattro giorni
avrà superato il migliaio) per accamparsi nella radura
dell'ex poligono di tiro dell'isola. Tutti giovanissimi, dai
15 ai 20 anni, alcuni "locali", il resto da fuori:
hanno ballato, bevuto, probabilmente si sono fatti pure di
qualche droga. É la formula del rave party, festa che rifiuta
ogni forma di organizzazione, a base di musica e sostanze da
sballo, appunto. Insomma, un mix potenzialmente pericoloso.
Fortunatamente, alla Certosa in questi giorni, non è successo
nulla di grave: qualche atto di valdalismo, certo, qualche
furtarello (una ragazza è stata pure denuncia), un po' di
sporcizia, ma almeno nessuno si è fatto male. Questo rave
lagunare, però, ripropone alla ribalta due temi forti per la
città tutta: quello dell'inesistenza di spazi per i giovani,
che paradossalmente possono solo darsi ai rave (dove non c'è
nulla di autorizzato, né organizzato); nonché quello del
destino di un'isola, che nonostante il suo parziale rilancio,
è per gran parte ancora abbandonata e alla mercé di
chiunque, vandali in testa.
IL RITORNO
DEL RAVE -Per la Certosa, in realtà, è il terzo anno
consecutivo che arrivano i giovani del rave. Quest'anno, però,
sono stati di più e hanno fatto più rumore. Anche perché
ora l'isola è collegata dall'Actv. Il pontile è nel lato
"vecchio" della Certosa, dove c'è il cantiere
"Vento di Venezia", la sede dell'Istituto europeo
del design, pure un piccolo albergo... L'angolo recuperato,
insomma, ben diviso da un muro, con tanto di cancello,
dall'isola "nuova", quella dell'ex poligono, ancora
nell'abbandono. É qui che si svolgono i rave. Ma mentre, fino
all'anno scorso, i giovani ci arrivavano direttamente con
mezzi propri; quest'anno hanno ben pensato di prendere il
vaporetto, attraversare l'isola, scardinare il cancello che
separa la Certosa "vecchia" da quella
"nuova".
LA LUNGA
FESTA - E non è stato l'unico danno: dalla sede dello Ied
sono spariti alcuni televisori e telecamere, lungo il percorso
alcuni lampioncini sono andati in pezzi, anche dalle barche
ormeggiate è sparito qualche pezzo. Chi vive l'isola
"vecchia", ieri, si reputava comunque
"fortunato": vista l'invasione di mille, forse
duemila giovani, che dal 1. maggio a domenica sono transitati
senza alcun tipo di organizzazione e controllo. Le
"incursioni" nella Certosa recuperata, d'altra
parte, sono state limitate. I giovani sono rimasti nell'ex
poligono, accampati alla bell'e meglio con qualche tenda.
Musica sparata, giorno e notte (soprattutto). Per la
disperazione dei vicini di Castello, che in realtà non sono
poi così vicini, ma visti i volumi sono stati disturbati. E
tanto.
LA RAGAZZA
DENUNCIATA - L'ultimo giorno di festa, domenica, è scattata
pure la denuncia per il furto di un gommone. Un piccolo
tender, usato da quelli di "Vento di Venezia". Erano
le 22 passate, quando uno dei soci della cooperativa "Il
cerchio", che cura la guardiania di questo pezzo di
Certosa, ha notato il gommone allontanarsi dall'isola a luci
spente. Lo ha inseguito e costretto a fermarsi all'approdo di
San Pietro di Castello. Qui ha trattenuto la conducente, A. F.
E., 20 anni, di Mestre, mentre le altre due ragazze che erano
a bordo sono scappate. Sul posto è intevenuta una volante che
ha denunciato la giovane per furto.
Roberta
Brunetti
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VENEZIA
- «La mia paura era che ... |
VENEZIA
- «La mia paura era che qualcuno si facesse male - spiega Alberto
Sonino,
il velista animatore di "Vento di Venezia" -. Siamo
stati fortunati...». Ma anche Cesare Scarpa, lo storico
organizzatore dei Certosa day, oggi a capo della guardiania
dell'isola, confessa di avere avuto qualche timore: «Giravano
voci che per questo rave ci sarebbe stata una calata di
spacciatori di roba chimica. Io ho anche cercato di convincere
i ragazzi a non fare questa festa, invece...».
Ora che la
festa (e la paura) sono passate, le due "anime"
dell'isola possono sfogarsi. «Ovviamente resta il giudizio
negativo per una festa dove deve essere girata parecchia droga
- continua Scarpa -. Ma in una città "morta" come
Venezia, questa scelta della Certosa per organizzaci le feste
va anche letta come un segnale di vitalità fortissima. Un
segnale, soprattutto, per l'amministrazione comunale che
dovrebbe fare qualcosa in più per questi giovani». Anche
Sonino lancia un monito all'amministrazione, ma perché si dia
una mossa anche per il futuro dell'isola. «Ha senso che la
Certosa sia anche uno spazio per i giovani - premette -, ma
serve un minimo di organizzazione, di coordinamento. Quello
che abbiamo corso con un rave party è un rischio. Ecco perché
sarebbe tanto importante che anche quel pezzo di isola, che è
rimasta terra di nessuno, venisse sistemata: sempre per farne
un uso pubblico, ma con il suo servizio di guardiania, di
pulizia, con la possibilità di essere utilizzata anche per
grandi feste giovanili...». Il timore dell'amministratore
delegato di "Vento di Venezia" è che, invece, si
perda altro tempo: «Non possiamo più permettercelo. Se
l'amministrazione comunale ha fondi propri per completare il
recupero, tanto meglio. Altrimenti, coinvolga qualche privato
nell'operazione. La nostra esperienza dimostra che il privato
non significa necessariamente lusso. Il progetto di
"Vento di Venezia" punta su navigazione e
formazione, settori che per un'isola della laguna sono
l'ideale. E non è un caso che, a livello di investimento,
vadano meglio San Servolo con la sua università, o la stessa
Certosa, piuttosto che San Clemente con il suo hotel».
R. Br.
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Lo
scorso anno presa di mira la chiesetta |
VENEZIA -
L'anno scorso, in questo periodo, ad avere la peggio era stato
l'altare della chiesetta di Sant'Andrea, a fianco della
Certosa. In quell'occasione lo stesso Cesare Scarpa, del
comitato Certosa, aveva ipotizzato che a danneggiare l'altare
fosse stato qualche partecipante al rave party che si era
appena tenuto nell'area dell'ex poligono. Quest'anno,
fortunatamente, Sant'Andrea non è stata toccata. Resta il
problema generale dei vandalismi nelle isole delle laguna,
strettamente connesso all'abbandono e alla mancanza di una
vigilanza continuata. I rave party, ovviamente, rappresentano
solo un aspetto di un fenomeno ben più vasto. Ci sono
vandali- e ladri - di ogni tipo, anche insospettabili. Proprio
quelli del comitato Certosa, l'anno scorso, sempre a
Sant'Andrea, un signore che se ne stava andando con una lapide
del '500 in spalla. |
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