di Alda Vanzan
Ha spiazzato
i suoi lunedì, quando, in consiglio comunale a Mestre, mentre
il centro storico ancora stava sotto l'acqua alta, con i campi
sommersi e i rifiuti e i topi morti che galleggiavano, ha
negato la richiesta dello stato di calamità: «Non ci sono
stati né morti né feriti». E ha spiazzato i suoi anche
ieri, quando, invitato da Giancarlo Galan
a chiedere scusa alla città ma soprattutto a unire le forze
per far fronte ai danni subiti dai veneziani, ha ribadito: Ca'
Farsetti non chiederà soldi al governo.
Quanto alle scuse, figuriamoci. Massimo Cacciari, il
solitario. Praticamente ignorato dai vertici romani del suo
partito quando invoca il federalismo del Pd e il Pd del Nord.
E quasi "incompreso" dai suoi stessi compagni di
partito quando spiega che non aveva senso chiedere soldi a
Roma per l'acqua alta di un metro e 56 perché soldi a Roma
non ce ne sono neanche per gli alluvionati di Mestre di un
anno fa. Posizione quantomeno singolare visto che il
presidente della Provincia di Venezia, Davide Zoggia,
democratico pure lui, lo stato di calamità l'ha invocato,
eccome, e il governatore del Veneto non ha esitato a
sottolinearlo. Così come Galan non ha omesso di svelare un
retroscena: lunedì un ministro era pronto a calare in laguna,
magari avrebbe riferito a Palazzo Chigi dei danni causati
dalla marea, ma il sindaco avrebbe convinto Sandro Bondi a
lasciar stare, "non sta succedendo nulla di
particolare".
Sono tutti
questi ravvicinati episodi a spiazzare gli "uomini"
di Massimo Cacciari. E se i più bofonchiano ma tacciono, c'è
anche qualche "solitario", come Valter Vanni
dell'esecutivo regionale del Pd, che invece esterna: «L'unico
fatto davvero eccezionale di lunedì è consistito
nell'atteggiamento negazionista adottato dal sindaco che per
24 ore ha fatto vivere in tutti i cittadini e in particolare
negli elettori del Partito democratico la desolante
impressione che il suo modo di governare fosse arrivato al
capolinea».
Per il
centrodestra le dichiarazioni del sindaco sono, invece, grasso
che cola: la prossima primavera si va al voto in Provincia,
occasione ghiotta per assaltare un fortino che già alle
Politiche di aprile non era più rosso. E l'anno dopo
toccherà al Comune. Eppure, Cacciari è convinto di aver
affrontato l'emergenza con «serietà». L'ha detto ieri, in
un acceso incontro con i giornalisti, innescando una nuova
polemica a distanza con Galan. «Temo che Galan cominci ad
avere di me una stima spropositata», ha detto il sindaco
ironizzando sulle dichiarazioni del governatore che lo aveva
invitato a chiedere scusa alla città accusandolo di aver
minimizzato l'alta marea. «Credo che Galan mi creda
onnipotente, in grado di poter evitare le piogge alluvionali e
le acque alte. Basta, parliamo di cose serie». Appunto, lo
stato di calamità: visto che in città si stanno ancora
contando i danni e il Comune, dopo una riunione di giunta
straordinaria, ha annunciato un fondo che potrebbe arrivare a
un milione di euro, perché non chiedere un aiuto a Roma?
Risposta del sindaco: «Mi sembrava ridicolo andare a chiedere
al Governo ulteriori finanziamenti laddove non ci arrivano
neanche quelli promessi per l'alluvione di Mestre del 2007. Di
fronte all'evento, il sottoscritto avrebbe potuto gridare
all'Apocalisse e immediatamente attivarsi per chiedere al
Governo e poi scaricare su di esso il fatto che non dà i
soldi. La prossima volta il Governo sappia che farò come mi
invita a fare Galan, cioè gli sparo contro perché non mi dà
i soldi per le alluvioni e per le acque alte. Chi è l'amico
del governo, in questo caso?». «Strumentalizzazioni
politiche»: così Cacciari, senza risparmiare accuse ai
giornalisti, definisce le ultime polemiche, aggiungendo che
«quando giungono a questo livello di delirio devo dire che
sono anche divertenti».
A stretto
giro la replica di Giancarlo Galan che definisce il sindaco
«il Cacciari furioso»: «Il sindaco di Venezia in occasione
delle acque alte perde la testa, difetto che gli accade sempre
più di frequente, se penso anche ai turisti aggrediti in
piazza San Marco o a chi si ferisce attraversando il ponte di
Calatrava». L'invito è alla calma: «Calma, signor sindaco.
E prima di parlare di morti che non ci sono stati o di palazzi
che non sono crollati, ci pensi cento volte. Venezia non è
una sua proprietà privata: chieda scusa alla città, la
smetta di insultare a destra e a manca e lavoriamo finalmente
assieme per fronteggiare i danni assai gravi causati da quella
che possiamo definire essere stata un'alluvione».
Alda Vanzan |