La trasformazione dell'intera isola della Certosa nel promesso
"parco urbano", di cui si parla ormai da decenni, sarà
affidata dal Comune ad un soggetto privato. E per trovarlo Ca'
Farsetti sta cominciando a stendere l'atteso bando.
L'altro giorno,
a Ca' Farsetti, l'assessore Mara Rumiz ha incontrato i tecnici
di patrimonio, urbanistica e verde, per fissare le linee di
questo bando. Un primo incontro tecnico, che arriva a un anno
esatto dall'atto di concessione con cui il Demanio ha affidato
l'intera isola al Comune per 99 anni. «Voglio tempi
strettissimi - assicura l'assessore - per gennaio, massimo
febbraio, il bando sarà pronto. Visto che il Comune ha già la
concessione della Certosa dovremo seguire la strada della
convenzione con un privato che si impegnerà al recupero
dell'isola il cui utilizzo resta vincolato a parco urbano».
In ballo c'è
il futuro della maggior parte della Certosa , ancor oggi
abbandonata: l'intera isola nuova, dove una volta c'era il
poligono di tiro, più i due terzi di quella vecchia. Nel
restante terzo, c'è una piccola porzione di parco urbano,
inaugurata quest'anno e a cui si accede dal nuovo pontile Actv a
chiamata; e poi c'è il polo nautico affidato ormai da qualche
anno a Vento di Venezia, la società fondata dal velista Alberto
Sonino, dove ha sede anche lo Ied, l'Istituto europeo di design.
Proprio Vdv, in questi mesi, avrebbe manifestato il suo
interesse a occuparsi anche del resto dell'isola, in
associazione con la società agricola Campea, del noto
viticultore di Valdobbiadene Gianluca Bisol. I due, l'anno
scorso, si sono già aggiudicati il bando comunale per la tenuta
Scarpa Volo a Mazzorbo, dove Bisol ha già annunciato che
produrrà un vino bianco. E anche alla Certosa l'intenzione
sarebbe quella di piantare viti. Solo idee, ovviamente, che a
questo punto potrebbero concretizzarsi nella partecipazione
all'ormai prossimo bando.
L'assessore
Rumiz, da parte sua, si limita a difendere la filosofia
dell'operazione. L'obiezione, come sempre in questi casi, è
quella di favorire una forma di privatizzazione dell'isola. «É
un rischio che non esiste - taglia corto l'assessore -. Isole
come queste si salvano solo usandole. E con attività che
abbiano un ritorno economico». Nel caso della Certosa , ad
esempio, ci sono ben 26 edifici da recuperare. «Spazi che
potranno essere utilizzati per attività legate al tempo libero
- continua l'assessore -: attività sportive, di ristorazione,
neturalistiche, per un certo tipo di turismo lagunare. In isola
si potranno prevedere anche delle coltivazioni, ovviamente non
in tutte le aree. L'importante è che ci siano tutte attività
che diano assoluta garanzia della fruizione pubblica dell'isola».
Insomma il
promesso "parco urbano" si dovrà fare. Rumiz calcola,
a spanne, che per recuperare l'isola il privato interessato dovrà
impegnare una trentina di milioni: «So bene quanto è costato
finora il recupero del verde e poi ci sono gli edifici... Per
questo stiamo pensando ad una convenzione che preveda step
successivi nell'operazione di recupero. Questo anche per
incominciare a rendere fruibili singole parti dell'isola da
subito». Tempi della convenzione? «Difficilmente meno di
trent'anni. E ovviamente ci potrebbero essere più soggetti che
si uniscono per participare».
Roberta
Brunetti
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