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Nervosismo tra gli addetti, controlli sulle bricole «abusive» in plastica

 

In laguna scoppia la guerra delle paline

 

Sperimentazione avviata per sostituire le strutture di ormeggio in legno

Il Comune spende un milione l’anno ma la durata si riduce



In laguna scoppia la «guerra delle paline». 
Costi altissimi e usura sempre più alta per via dei batteri e delle correnti, crisi del settore. Ma soprattutto un sempre più frequente ricorso ai pali di plastica stanno generando tensioni e preoccupazione tra gli addetti ai lavori. Anche per un sempre maggiore utilizzo di «pali abusivi». 
    
Ieri mattina i vigili urbani hanno avviato accertamenti sui nuovi interventi di costruzione dello stazio gondole in riva del Carbon, affidati dall’Ente Gondola all’azienda muranese Rioda. 
Si era sparsa la voce che a chiamare i vigili fosse stata qualche ditta concorrente per far luce su incarichi e modalità di lavori. «Sono solo normali controlli», dicono alla Polizia municipale. Ma la situazione è incandescente. 

A sollecitare controlli sono adesso le stesse ditte di palificazione. Che chiedono di verificare quando le paline, a dispetto del regolamento comunale in vigore, siano infisse senza rispettare le norme.  

Nell’ottobre scorso è stato firmato un protocollo d’intesa tra Comune, Magistrato alle Acque e Soprintendenza per avviare la sperimentazione delle nuove paline plastificate.

La società Insula spenderà 400 mila euro per verificare la tenuta dei nuovi pali in quattro rii della città storica, il rio del Ponte Longo alla Giudecca, San Polo, San Zan Degolà e rio dell’Acqua dolce a Cannaregio. 
 
Ma nelle altre zone, avvertono i vigili, vale ancora il vecchio regolamento. Dunque si possono piantare soltanto pali e paline in legno, previa autorizzazione del Comune. Nei rii della città spuntano invece ogni giorno paline in ferro e plastica , e adesso i nuovi pali costruiti con materiale riciclato e rivestimento in plastica che somiglia al legno. 
  
Si sono conclusi i rilievi anche tossicologici, che escluderebbero rilasci pericolosi di sostanze in laguna. A favore dei pali in plastica c’è anche la durata - praticamente illimitata - a fronte di un costo all’incirca doppio (400 mila euro contro 150-200) di un singolo palo. Il Comune spende un milione di euro l’anno per rinnovare i pali e le bricole in legno sempre meno pregiato consumati sempre più in fretta da batteri (le teredini), dal moto ondoso e dalle correnti sempre più violente. Altri milioni di euro li spende il Magistrato alle Acque, e poi i privati. Il dibattito continua. (a.v.)

 

Le paline del pontile per la nautica naturale dell'isola di Campalto [archivio Adola]

 

                                                                                                                                byRevi 16.1.2009