Da wikipedia, gennaio
2009
La vita
Nato da Giacomo e Maria Castellani,
studiò a Belluno, poi a Padova
con il cugino pittore Pietro
Paoletti, che lavorava assieme a un altro pittore bellunese di
gusto neoclassico, Giovanni
De Min, e infine all'Accademia di Venezia
dove poté conoscere i vedutisti veneziani del Settecento. È un
esempio di questo periodo il suo Il ponte di Rialto, in Ca'
Pesaro.
In quell'ambiente di seria
applicazione ma scarso respiro, Caffi cominciò a sentire un senso di
disagio: così, nel gennaio del 1832,
si trasferì a Roma,
insieme col cugino Paoletti. Frequentando la sua bottega, Caffi
migliorò la propria tecnica approfondendo il genere della veduta.
Agli inizi del 1833
Caffi aprì un proprio studio, dedicandosi alla pittura dal vero e al
disegno.
Domiciliato a Roma, si
spostava spesso in altre città per esporre le sue opere. A
Roma fece anche un viaggio in mongolfiera,
che lo colpì talmente da spingerlo a dipingere due quadri
quasi romantici.
Nel 1843
partì per Napoli
e di qui per l'Oriente,
visitando Atene,
la Turchia,
la Palestina
e l'Egitto,
tornando in Italia
nel 1844,
carico di schizzi e di opere.
Nel 1848
lasciò Roma partendo per il Friuli,
dove si arruolò nella guerra contro l'Austria;
fatto prigioniero, evase, fermandosi a Venezia per un anno.
Nel 1849
si stabilì a Genova,
in Svizzera
e nel 1850
a Torino.
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Acquedotto nella
campagna romana, 1843 |
Dopo una serie di viaggi a Londra,
dove espose all'Esposizione Universale, a Parigi
ed in Spagna,
nel 1855
tornò a Roma e dal 1858
di nuovo a Venezia, dove subì un processo per "crimine di
pubblica violenza".
Nel 1860
fu prigioniero politico nelle carceri di San Severo per tre mesi, a
causa delle sue frequenti visite a Torino e Milano,
che destavano i sospetti delle autorità austriache. Da lì tornò a
Milano, poi si recò a Napoli, aggregandosi all'esercito garibaldino.
Dopo il 1860, con l'Unità
d'Italia, Caffi tornò a Venezia, riprendendo a dipingere.
Morì a 57 anni nell'affondamento
della nave Re d'Italia durante la battaglia
di Lissa del 1866,
nel pieno svolgimento della Terza
guerra di indipendenza italiana, dopo aver lasciato Venezia in
direzione di Firenze,
e da lì Taranto.
Per tutta la vita riuscì a tenere un
tenore di vita abbastanza alto vendendo i suoi quadri, alcuni
replicati moltissime volte, ai nobili europei, tra cui lo stesso
principe d'Austria.
L'opera del Caffi, pur se ispirata ai
modelli del Settecento veneziano, riuscì a modernizzare il
vocabolario pittorico delle vedute, sia esplorando nuovi punti di
vista, come nelle scene notturne, sia con temi inusuali, come il volo
della mongolfiera.
Nonostante sia stato molto apprezzato
in vita, Caffi ha dovuto attendere la metà degli anni sessanta per
essere seriamente considerato dagli storici dell'arte. Con la grande
mostra allestita a Venezia in occasione del centenario della morte, è
avvenuta la rivalutazione della sua pittura. La sua produzione
pittorica fu numerosissima e parte di essa andò perduta.
Al Museo Civico di Belluno sono
conservate solo poche opere: "Festa notturna a San pietro di
Castello" (olio su tela) "Carovana nel deserto" (olio
su tela) "La Salute e il Canal Grande con la neve" (olio su
tela) "Belluno e il Monte Serva" (olio su tela) "Piazza
San Marco con la nebbia" ( olio su tela). Altre tele fanno parte
di collezioni private e numerose altre opere sono conservate in musei,
ville e palazzi di molte città italiane ed europee: Città del
Vaticano, Copenaghen, Roma, Torino, Treviso, Trieste, Venezia.
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