Venezia
Laguna – Venedig Lagune
Il
titolo non è sicuramente originale, ma i due termini si coniugano
perfettamente, e risultano inscindibili; nel senso che senza il primo
il secondo non avrebbe significato alcuno e viceversa.
Come
titolare, del resto, una semplice dichiarazione d’amore volendo
distinguerla dalle altre mille che l’hanno preceduta.
In
questo caso, forse (ma saranno i lettori eventualmente a confermarlo)
il libro si distingue perché dietro la scenografia urbana di Venezia
sono gli spazi e le luci della laguna ad essere i veri protagonisti
dell’opera.
E
ancora, perché i testi sono più importanti delle immagini (!); a
partire dalla splendida prefazione di Francesco Vallerani.
“Venezia
Laguna”, parla due lingue e mi auguro possa parlare al cuore di
quanti amano la laguna.
[Michele
Zanetti, Venezia
Laguna – Venedig Lagune, 2009, Edizioni ADLE, Caselle di
Selvazzano, PD, pag. 170 € 28.00]
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ACQUA E BARENA
Da
millenni i fiumi delle Dolomiti e il mare di Adria, incontrandosi e
scontrandosi, dialogando con il vento e con le lune, costruiscono e
demoliscono le terre emerse delle Venezie orientali. E’ una contesa
eterna, che non conosce discontinuità o ripensamenti; è un confronto
di titani impegnati a rivendicare supremazie e domini assoluti che la
natura non ammette. E allora il fluire, il dissolversi e il sedimentare
divengono gioco.
Un
gioco a costruire e demolire architetture effimere, solubili, minute, ma
anche strutture che sfidano il tempo della storia degli uomini lasciando
stupiti gli stessi titani.
E’
così, grazie a questo perenne trascinare, depositare, erodere e
dissolvere, che sono nate le barene e i prati tenaci che rinverdiscono
la laguna a primavera e la tingono d’oro nell’inverno, strappando
all’indaco delle acque libere il dominio cromatico assoluto dei suoi
orizzonti.
7.
CIELI, LUCI, ORIZZONTI
I cieli della laguna sono vastissimi: così ampi e profondi da riempire
la quasi totalità di un paesaggio piatto e disteso fino ad orizzonti
che si percepiscono infiniti, per essere di monti lontani o soltanto
velati di sottile foschia. Grandiosi sono i cieli che si dipingono sopra
i monumento dormienti dell’antica capitale Torcello; grandiose
scenografie d’alba, di tramonto, di turbini celesti, di burrasche
spaventose e innocue, di galoppate del vento a inseguire e corteggiare
nuvole di evanescente leggerezza e di etereo candore.
Sono
cieli abitati dai venti del Quarnaro che recano le tempeste, da quelli
di scirocco che recano la pioggia o da quelli di tramontana che recano
il gelo che cristallizza la laguna.
Diversi
da tutti i cieli lagunari sono tuttavia per l’acqua che li sorregge,
che fa loro da trasparente supporto e da specchio. Così essi diventano
ancora più grandi, s’inabissano fino ad essere sfera infinita, che
sprofonda tra le barene, e le velme, tra le
secche e le isole, nello specchio della risacca sui lidi o intorno alla
magica isola di Venezia, che appare come sospesa nel vuoto. Il riflesso
dei cieli lagunari sfumato di toni cromatici leggeri o saturi, di volumi
straripanti e mutevoli o di pennellate evanescenti di nuvole, abbraccia
ogni cosa e la rende leggera, la fa volare, la fa veleggiare in una
dimensione che non appartiene alla realtà, ma soltanto
all’immaginario.
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