Di
Alessandro Vercio
Ho
incontrato Gabriele e Francesco Bruni per la prima volta alla Roma
Sail Week esattamente 10 anni fa.
Albi era partito in quarta con il 49er, mi aveva chiesto se
volevo fare un stagione e non ho esitato. Ci siamo buttati. Nel
vero senso.
Abbiamo passato una settimana al garda a
rotolare. Eravamo sempre in acqua, una scuffia dietro l'altra.
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Poi
piano piano abbiamo preso confidenza con la barca e regatato.
Albi ed io abbiamo avuto un’opportunità incredibile di
stare gomito a gomito con la squadra
olimpica di 49er.
Ma la cosa che mi aveva colpito era la
determinazione e l’umiltà dei fratelli Bruni. E anche la semplicità.
Nel senso che si dedicavano duramente in allenamento ma poi erano
rilassati la sera. Dopo una giornata di allenamenti si concedevano
alle volte pietanze non proprio da dieta olimpica per dire il vero, ma
del resto tutto meritato visto che lo sforzo fisico nel 49er e’
veramente mostruoso.
Un altro personaggio che ho conosciuto e che mi ha dato degli input
insostituibili e’ stato l’allenatore, il 4 medaglie olimpiche
Valentin Mankin. Forse una delle persone piu determinate e piu
intelligenti che abbia mai incontrato. Fare 4 medaglie (3 d’oro e
una d’argento) in 3 classi olimpiche diverse non si spiega se non
conoscendo di persona Valentin.
La
logica di spiegare in modo semplice ma scentifico cose che altri
farebbero in modo molto piu complicato e forse incomprensibile.
Semplicita’ ed efficacia, questo e’ Valentin. Mi ricordo I video
che faceva dei fratelli Bruni e dove spiegava I punti chiave della
strambata in 49er (una delle manovre con più alta probabilità di
scuffiare con vento forte).
Cogliendo la palla al balzo della preparazione che ci aveva dato il
49er Albi ed io abbiamo fatto un settimo posto al primo Campionato del
Mondo di Hobie Tiger. Tutti gli automatismi imparati sul 49er si sono
rivelati essere una marcia in piu. Da allora la classe Formula 18 e
stata il nostro campo di battaglia dominando una stagione intera in
Italia. Sentivamo I benefici di aver regatato in una classe dura con
dei velisti e con degli allenatori di un altro pianeta.
A Roma Gabriele e Francesco erano gia pronti per partire per le
olimpiadi di Sidney. Erano la punta di diamante della squadra
olimpica italiana. In tutti I campi di regata del mondo avevano
dominato nella classe 49er, perfino in casa degli australiani che
erano I padri del 49er. Mi ricordo addirittura I pronostici di
certi giornali che davano al 70% la probabilità che facessero oro.
Alla preolompica mi sembra avessero addirittura vinto confermando il
pronostico. Poi la sfortuna ai giochi. Ma loro a testa bassa hanno
continuato a lavorare duro, Gabriele in tornado con Alberto Sonino, e
Francesco in Star dove si ripresenterà at Atene sbaragliando nella
selezione tutti gli altri equipaggi italiani.
Gabriele e Alberto erano partiti alla grande col Tornado, mi ricordo
il decimo al mondiale negli Stati Uniti. E poi il
grande Titolo Mondiale di Albi a Gabriele nella classe Hobie Tiger.
E’
incredibile come questa competitività estrema abbia potuto
manifestarsi anche nella vela al terzo con le battaglie all’ultima
virata “Vento di Venezia” “Tabasco”. Non l’avrei mai
pensato. E’ bellissimo e divertentissimo.
Ora vedo I fratelli Bruni in televisione che vincono un evento come la
Louis Vuitton Trophy.
Gli scrivo un’e-mail a Gabriele ieri e gli
faccio I complimenti, mi risponde ringraziandomi tantissimo e dicendo
che hanno ancora bisogno di tanto tifo e che devono ancora lavorare
molto duro. Io tiferò ancora tanto per loro perche se lo meritano.
Li ho conosciuti che erano dei talenti nelle classi olimpiche ma non
ancora famosi. Adesso sono famosi ma la loro umiltà e’ la
stessa di quando li ho incontrati 10 anni fa alla Roma Sail Week.
In
bocca al lupo Gabriele e Francesco, siamo tutti con voi!!!!!
Alessandro
Vercio
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Fratelli
d'Italia
A
bordo di Azzurra il rapporto tra timoniere e stratega è davvero
profondo: Francesco e Gabriele Bruni, infatti, sono fratelli
Nizza,
Francia -
Azzurra ha vinto il Louis Vuitton Trophy dimostrandosi sempre molto
veloce. Un successo aiutato senza dubbio dal fatto che due degli elmetti
chiave, timoniere e stratega, sono fratelli: Francesco e Gabriele Bruni,
sovente spedito in testa d'albero per "leggere" le raffiche.
Dieci anni fa hanno rappresentato l'Italia nel 49er ai Giochi di Sydney
2000 poi, nel 2007, hanno regatato da avversari nel corso della Louis
Vuitton Cup di Valencia dove erano impegnati a bordo di Luna Rossa
(Francesco) e di +39 Challenge (Gabriele). Ora sono tornati a riunirsi
sotto le insegne di Azzurra.
Francesco è contento di essere tornato al fianco di Gabriele: "Mio
fratello ha un ottimo feeling con il vento e sa fare davvero bene il suo
lavoro. Dopo aver fatto esperienze diverse in altri team è bello essere
dalla stessa parte". I rapporti tra fratelli possono talvolta
essere conflittuali, come spiega Francesco: "Tra fratelli le cose a
volte si fanno dure, perché non c'è alcun filtro. A volte capita
quindi che la comunicazione si faccia difficoltosa, perché siamo troppo
diretti l'uno con l'altro. Quando le sue chiamate sono buone non lesino
complimenti. Quando commette qualche errore reagisco forse troppo
duramente. Comunque, valutati i lati positivi e quelli negativi, al
tirar delle somme è bello poter contare su qualcuno a te molto
prossimo".
Anche Gabriele è felice di essersi riunito a suo fratello, incaricato
del ruolo di skipper per la prima volta: "Siamo contenti di poter
regtare assieme in una regata così importante, come accadde alle
Olimpiadi del 2000. Lavorando con Azzurra avremo modo di crescere molto.
Penso di sapere cosa vuol sentirsi dire e in che momento, anche se il
mio diretto interlocutore è il tattico Tommaso Chieffi. Tommaso fa da
tramite tra me e Francesco. Avere un campione come lui al nostro fianco
è molto importante: la sua esperienza è determinante perché siamo
molto giovani per questo tipo di gioco".
Mentre il legame tra i fratelli Bruni è certamente forte, Francesco
sottolinea come con gli altri componenti del team Azzurra il rapporto
sia altrettanto stretto: "Il fatto di essere tutti italiani è
senza dubbio un vantaggio, perché parliamo la stessa lingua, oltre a
condividere la passione per lo stesso sport".
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