È
una storia che ha intenerito milioni di padri e di figli in tutto il
mondo: l'epica lotta di un papà per ritrovare il figlio perduto.
Entrambi, sia il genitore che la sua amata creatura, sono pesci, o
meglio pesciolini, per la precisione pesci pagliaccio: un adorabile
animaletto pinnato, di un bel colore arancione striato di bianco. Nella
storia, dopo che un barracuda gli ha mangiato la mamma e i fratelli
(questi ultimi ancora chiusi dentro le uova), il pesce-bimbo si perde
nell'oceano, viene pescato da un dentista, che se lo porta a casa, a
Sidney, lo regala a una pestifera figlia, che lo chiude in un acquario.
Alla fine di innumerevoli avventure, il pesce-papà ritrova suo figlio,
che evade dall'acquario e torna felice nel suo ambiente naturale, il
mare.
Questa è la trama di "Alla ricerca di Nemo" ("Finding
Nemo" nella versione originale), il film della Walt Disney in
associazione con la Pixar che nel 2003 ha ottenuto il maggiore incasso
di tutti i tempi per un cartone animato e un premio Oscar l'anno
successivo. La pellicola aveva una evidente morale: il posto di quei bei
pesciolini colorati è il mare, non l'acquario di casa, che a qualcuno
di noi può piacere come pezzo d'arredamento ma che a loro, i pesci che
ci abitano, probabilmente deve sembrare una prigione.
Ma l'effetto a lungo termine, a quanto pare, è stato l'esatto opposto:
quei milioni di bimbi umani, tornati a casa dal cinema, hanno chiesto al
papà e alla mamma di comprare loro un pesce come quello del film. E
adesso i naturalisti lanciano l'allarme: il pesce pagliaccio rischia di
scomparire dai mari, sta diventando una specie in via di estinzione. Se
continua così, la "ricerca di Nemo" diventerà infruttuosa:
non lo si troverà più da nessuna parte, tranne che nell'acquario da
cui lui voleva disperatamente fuggire.
A
segnalare questo pericolo imminente è stato un biologo marino
britannico, Billy Sinclair, docente alla University of Cumbria, che ha
trascorso gli ultimi cinque anni a studiare i pesci pagliaccio delle
barriere coralline australiane. Ha scoperto così che in alcune aree il
numero di esemplari di questa specie è calato del 75 per cento.
"Per essere salvato dall'estinzione - afferma lo scienziato -
dovrebbe essere immediatamente classificato come specie a rischio".
Naturalmente non tutti i pesci pagliaccio che finiscono negli acquari
provengono dalla barriera corallina australiana o da qualche altro mare
tropicale: in Gran Bretagna, per esempio, secondo dati citati dallo
stesso Sinclair, ogni anno vengono importati circa 110 mila pesci
pagliaccio, il 50 per cento dei quali viene allevato in cattività,
ovvero di fatto nasce già in un acquario. Ma la restante metà viene da
un mare o da un oceano. Ed è comunque abbastanza per minacciare la
sopravvivenza di questa specie.
Paradossalmente, insomma, la commovente storia del piccolo Nemo animato
è servita, anziché a proteggerlo e a salvarlo, a mettere in pericolo
il pesce pagliaccio della realtà. Forse bisognerebbe girare un altro
film, intitolato "E smettetela di cercare Nemo!", perché
venga lasciato dov'è, in pace, a casa propria.
Fonte: La Repubblica
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