QUALE VALORE
E QUALE GESTIONE DEL NOSTRO PAESAGGIO?
LETTERA APERTA DELLE
ASSOCIAZIONI
AL SINDACO, ALLA GIUNTA, AL CONSIGLIO COMUNALE
DI VENEZIA
Recenti
notizie riguardanti l'imminenza del permesso di costruire una
villetta a Torcello, la bocciatura del progetto di lottizzazione
vicino al Bosco di Carpenedo e le reazioni pubbliche alla
miriade di altri progetti insediativi che stanno aggredendo i
luoghi ancora qualificati del territorio comunale sembrano
indicare che la tutela paesaggistica dipende dalla buona volontà
e dall’attenzione di cittadini e Associazioni piuttosto che
dall’operato delle Istituzioni a tale fine preposte dalle
leggi vigenti. Leggi che sono ordinarie regole di convivenza di
un paese civile pensate e decise per contribuire
all’organizzazione urbana e territoriale e al benessere dei
cittadini nella consapevolezza del valore dei luoghi e della
loro storia ai fini dell’identità culturale e del senso di
appartenenza, come indicato dalla specifica Direttiva per il
paesaggio della Comunità europea della quale ricorre quasi
inutilmente in questi giorni il decennale.
Leggi
che però sembrano sempre più un riferimento opzionale per le
istituzioni preposte alla loro applicazione, o uno spiacevole
orpello per chi è tenuto ad applicarle di fronte alla pressione
degli interessi finanziari che mirano alla “valorizzazione”
di progetti edilizi, ricadenti proprio in prossimità dei luoghi
di massima evidenza storico–ambientale per sfruttarne le
qualità e privatizzarne il valore, con la conseguente
devastazione di un patrimonio collettivo che in terraferma è già
stato ampiamente svenduto divenendo ormai residuale, raro.
Come
spiegare altrimenti a Torcello la villetta di due piani, di
acciaio e vetro, quando le specifiche norme urbanistiche
comunali per tale luogo (art.9 della specifica variante
urbanistica) prescrivono l’altezza massima di un piano?
E,
visto che si tratta di ricostruire un edificio sui ruderi del
preesistente, il relativo ripristino tipologico e volumetrico
non dovrebbe essere realizzato rispettando l'altra condizione
data di ottenere “una costruzione compatibile con
l’ambiente” ?
Come
può tale progetto essere riconducibile alle finalità della
normativa che recita: “tutelare l’identità culturale
dell’insediamento insulare, assicurando continuità al
rapporto tradizionale della popolazione insediata con
l’ambiente lagunare e ai connotati impressi alle isole nel
corso della storia, come condizione della sua qualità…” ?
(sempre l’art. 9 richiamato).
Con
tali premesse il progetto, per la palese mancanza della
conformità urbanistica, doveva essere restituito al mittente,
carente dei presupposti per il seguito in Soprintendenza, in
Commissione di Salvaguardia e fino alla soglia
dell’approvazione, ora rinviata per la risonanza della notizia
divenuta di pubblico dominio.
A
questo punto la città vuole sapere: soltanto ora qualcuno, negli Uffici
comunali, sarà
chiamato a svolgere le verifiche dovute?
La
ragione di tale domanda si rafforza ripensando all’altro caso
del progetto per l’area residenziale vicino al Bosco di
Carpenedo “palleggiato” per 10 anni
tra Comune e Regione: dimenticando entrambe di applicare
la normativa vigente (PALAV-Piano di Area Laguna e dell’Area
Veneziana- art. 21/a) che prescrive l’inedificabilità di tale
area, ma anche la fascia di rispetto intorno al bosco (art. 22)
e omettendo pure la fascia di inedificabilità lungo via del
Tinto prescritta dal PTP (Piano Territoriale Provinciale), si
sono “create” le condizioni che hanno favorito l'iniziativa
fino in prossimità dell'approvazione definitiva.
La
richiesta di edificazione della Società Il Tinto ha potuto
ottenere una considerazione positiva per l’elusione della
normativa (l’art. 21/a del PALAV), una prescrizione di
pianificazione ambientale e paesaggistica essenziale per la
tutela dell’ecosistema relitto del Bosco di Carpenedo. E’
stata banalmente rinviata, senza precisare chi e quando avrebbe
dovuto eseguire la verifica, e poi dimenticata.
Solo
l’iniziativa dei cittadini e delle Associazioni ha però
imposto all'attenzione del Consiglio comunale proprio tale
omissiva lacuna: alcuni Consiglieri (pochi e sotto minaccia di
ritorsioni economiche) hanno compreso e votato la bocciatura,
mentre il Sindaco e l'Assessore competente, forse mal
consigliati, avallavano il progetto e la maggioranza dei
Consiglieri se ne lavava le mani. Bocciatura confermata dal TAR,
dopo il ricorso della Società Il Tinto.
Sono
state le Associazioni con le assemblee pubbliche, le petizioni
sottoscritte da oltre 4.300 cittadini che hanno promosso
l'informazione e la coscienza civica ancora fortunatamente
presente in Consiglio comunale, fornendo alla sua parte più
coerente le argomentazioni per il rigetto del progetto.
Tralasciando
altri casi, anche recenti ed eclatanti, di palese insufficienza
nella salvaguardia del patrimonio culturale-ambientale e
paesaggistico da parte dell’amministrazione comunale,
è pure l'ordinaria
prassi gestionale che sta portando alla banalizzazione
dell’intero territorio comunale e al suo degrado
irreversibile. In tale quadro poco confortante
l’attuale congiuntura pone tra le priorità (entro la fine
dell’anno) la questione del mantenimento delle competenze in
materia di paesaggio al Comune.
Una
competenza che potrà continuare ad essere svolta solo dopo la
verificata presenza di “strutture
in grado di assicurare un adeguato livello di competenze
tecnico-scientifiche nonché di garantire la differenziazione
tra attività di tutela paesaggistica ed esercizio di funzioni
amministrative in materia urbanistico edilizia”, secondo
quanto disposto dal “Decreto Urbani” (Decreto Legislativo n.
42 del 2004) che resta
ancora inapplicato; l’onere della verifica è della Regione,
il suo fine è di porre rimedio alle cause del degrado
paesaggistico, spesso conseguenza di progetti regolarmente
autorizzati proprio da amministrazioni comunali, distratte o con
istruttorie inadeguate.
Notizie
ufficiose indicano che per tali funzioni, comprendenti il
patrimonio di un territorio comunale con varietà e ricchezza
che trova pochi paragoni non solo in Italia ma nel mondo,
l’indicazione dell'Amministrazione ricade su due geometri e un
perito, di adeguato curriculum e professionalità specifiche nel
campo del paesaggio, sebbene sembra che la professionalità poi
derivi dalle funzioni svolte nel settore comunale
dell’edilizia. Che non è esattamente quanto richiesto.
Ce
n’è già abbastanza per richiedere al Sindaco, al competente
Assessore, al Consiglio comunale
una iniziativa di trasparenza amministrativa per chiarire
dinamica e responsabilità delle due vicende richiamate e delle
modalità con cui verrà assicurata la competente e consapevole
gestione della tutela del paesaggio da parte degli Uffici
comunali.
LE ASSOCIAZIONI
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