Di
Franco Dan, armatore di Aséo
[...] Già l’anno scorso le regate di San Giuliano sono state
preziose e, per la prima volta avevo provato la soddisfazione di stare
al timone confrontandomi con gli amici con un sano spirito di
competizione, mai eccessivo.
L’annata
2010 era stata fondamentale perché avevo partecipato a tutte le
regate AVT come prodiere su Siora Marisa, di Alessandro
Dissera. E’ stata una scuola insostituibile,
Alessandro ha la lunga esperienza che gli consente di gestire le
situazioni difficili e
nel contempo sa mantenere la lucidità di spiegarmi sempre
“il perché” delle manovre che chiamava. Tra le tante, in
particolare mi aveva sempre detto di essere prudente nelle andature
portanti, di evitare pericolose strambate con vento allegro e “ocio
a la strambata cinese!”
La
mattina della regata il vento era “allegro” e confesso che avrei
preferito essere in tre a bordo, ma all’ultimo momento abbiamo avuto
una defezione. A quel punto il dubbio era se prendere i terzaroli
oppure no e visto che la maggior parte delle altre barche era a tutta
tela e che il vento sembrava orientarsi a scendere, abbiamo mantenuto
la vela.
In
realtà il vento ha rinforzato, in varie occasioni ci ha messo in
difficoltà e la vela di Aseo, che normalmente ritengo piuttosto
piccola 14 mq, al contrario sembrava eccessiva e dovevamo sventare
frequentemente per ridurre l’inclinazione della barca. Però la
regata stava andando decisamente bene, nonostante non ci fossimo mai
trovati in quelle condizioni di vento riuscivamo a governare con
efficacia e siamo restati in seconda posizione per quasi tutta la
regata. All’arrivo, ho scoperto che non per tutti era stato così,
c’era stato più di un ritiro e la disavventura di Masorin.
Poco
prima dell’ultima boa ci ha passato Artemisia e così avevo davanti
loro e Siora Marisa in prima posizione, poco lontano. Viste le
condizioni impegnative tenevo sempre d’occhio le manovre che faceva
Siora Marisa, in modo da sentirmi più sicuro. Volevo verificare se
all’ultima bricola avrebbero strambato per arrivare al traguardo o
se avessero preferito la sicurezza di un 360°, quindi mi sarei
preparato per tempo.
Probabilmente
ho perso l’attimo in cui hanno fatto la strambata, pulita pulita e
senza sbandamenti, molto bella, mi hanno detto. Il 360 non l’avevo
visto e così mi è parso che si potesse arrivare al traguardo
solamente poggiando. Quando ho girato la bricola, ho capito subito che
non era così, il vento veniva troppo da sinistra per quell'andatura,
ma ho pensato (erroneamente) che se ce l'avevano fatta loro, era
fattibile anche per noi. Bastavano 10 mt, poi tagliato l'arrivo, avrei
portato la prua verso la banchina e mi sarei tolto da quella
situazione di rischio.
Avevo
in mente la famigerata strambata cinese e stavo navigando con la vela
sulle false mura, visto che da quel lato non c'è il mante che la
blocca io la tenevo oltre i 90° e vedevo che il boma stava bene
avanti, bruttissimo da vedere, ma senza il rischio che tornasse
violentemente indietro per cambiare lato, pensavo di arrivare così al
traguardo,
Invece
è successa una cosa che non mi aspettavo, portando molto avanti la
vela, il picco non appoggiava più sul lato dell'albero, ma sulla
parte anteriore, è bastato superare di poco quell'angolo e l'antenela
è ruotata dall'altra parte dell'albero a destra..
Mi ha sorpreso perché pensavo a quando si utilizza la trozza in caso
di terzaroli (che comunque non avevo), io credevo che il rischio fosse
che il picco, grazie al lasco del mante, passasse sopra all'albero, ma
non immaginavo che più semplicemente potesse ruotare davanti
all'albero.
Quando ho visto che il picco era andato di là, ho volutamente provato
a battere, sperando che la vela richiamasse il picco nel lato giusto a
sinistra, invece il picco è rimasto a destra dell'albero e la vela
impiccata sopra la testa dell'albero. Questo momento è quello che si
vede nelle foto in cui sembra sia una “normale”
strambata cinese, in realtà è peggio!
Fortunatamente ho sentito che camminava abbastanza equilibrata e dopo
pochi metri abbiamo passato l’arrivo e buttato giù l’ancora.
All'inizio ho calato la vela piano piano perchè avevo paura che si
"infilzasse" sull'albero, invece fortunatamente scivolava.
Il boma è sceso normalmente mentre il picco si è messo in verticale
a testa in giù, parallelo all'albero, l'ho preso e l'ho fatto passare
davanti all'albero ....
A
terra, ho ripensato con più tranquillità a come era regolata la
vela, il mante aveva un po’ di lasco, 4/5 cm (senza trozza), la
bolina completamente libera, e il caricabasso troppo cazzato, il tutto
ha contribuito a tenere tanto verticale il picco, facilitando la
rotazione
Probabilmente,
in navigazione, con una virata si sarebbe rimesso in ordine, ma non
era proprio il caso di rischiare ulteriormente!
Se
ti serve materiale per le tue splendide pubblicazioni e hai intenzione
di scrivere un capitolo su “LE COSE DA NON FARE” hai già la
liberatoria per pubblicare tutte le foto!!! ;-)
A
me la lezione è servita …
E
aggiungo il gradito regalo che mi ha inviato Alessandro***
|
il
gradito regalo che mi ha inviato Alessandro***
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