di Vera
Mantengoli
In principio sostituivano il linguaggio. Poi
sono diventate lo strumento per realizzare idee e
progetti. Adesso sono state rimpiazzate dalla tecnologia.
Loro però non si sono date per vinte.
Secoli e secoli di esperienza non si fanno mica
prendere
il posto
da nessuno, tanto meno dalle cosiddette scatole magiche,
siano televisioni o cervelli elettronici. Date loro un
poco di spazio e vi accorgerete di cosa sono in grado di
fare falangi, falangine e falangette.
Mani, esatto.
Quelle che all’alba dei tempi hanno fatto la differenza
tra l’uomo e i primati.
La radice sanscrita mâ ne indica le funzioni basilari:
preparare, costruire, misurare.
Negli ultimi anni l’area di
Forte
Marghera
si è popolata di
artigiani e artisti
che dedicheranno l’intero fine settimana proprio alle
mani. Organizzati da «Il Caicio»,
a capo del
Museo delle Imbarcazioni Tradizionali promosso dalla Marco
Polo System, i tre giorni aprono le porte a tutte le
attività delle isole circondate dal Canal Salso.
Condivideranno con il pubblico storie e dimostrazioni di
artigianato maestri e appassionati (info www.facebook.com/mit.fortemarghera
o cell 328 4227690
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Guest star
Paolo Brandolisio il
quale, dopo la presentazione oggi alle ore 15 del libro Il
Gondoliere di Rita Vianello, costruirà due forcole dal
vivo. Saranno inoltre presenti il conoscitore delle
tecniche usate all’Arsenale per fare le corde Alberto
Garbizza e Giusty Brunato con i modelli in scala 1:20
delle barche tradizionali. Mani finalmente a contatto con
la materia con la quale sono cresciute: acqua, fuoco,
legno, terracotta, corda, alberi, cuoio, impasti.
L’incontro con gli artigiani non è soltanto un amarcord
dei bei tempi che furono. È un coro di voci che ribadisce
l’importanza di conoscere quel sapere che
l’antropologo Marcel Mauss definiva come «tecniche del
corpo». Un sapere appreso e tramandato, insito ormai nel
nostro patrimonio genetico e divenuto con il trascorrere
dei secoli patrimonio culturale. All’ombra dei cantieri
di
Marghera e ai
piedi del Ponte della Libertà, lontano però dalla
compulsiva produzione industriale,
Forte Marghera
si propone come cuore alternativo del Nordest. Una sfida
al mondo contemporaneo realizzata da chi non accetta di
soccombere a una società per certi aspetti disumanizzata.
Tre giorni di laboratori non stop dedicati quindi
all’artigianato, ma non quello da comprare, quello da
fare e da sperimentare. Non si tratta quindi soltanto di
corsi che danno la possibilità di portare
a casa un
«lavoretto», ma di veri e propri incontri con chi ha
imparato un’arte attraverso le mani. Si potranno
costruire maschere di cuoio con il Teatro Agricolo,
conoscere la storia delle famose pipe chioggiotte grazie
ai laboratori di
Luca
Bianchetto, imparare come si fanno le stufe
a basso
costo riciclando materiali poveri con Mattia
Pantaleoni e assistere
alla forgiatura dei metalli per imbarcazioni dei fratelli
Ermanno e Alessandro
Ervas. I bambini che si affezionano a un esemplare verde
potranno adottarlo. Dopo averlo misurato con un buffo
strumento costruito ad hoc potranno infatti scrivere il
nome sull’argilla con
Luca
Mambrin o inciderlo sul linoleum con Stefano Mancini. Alla
fine la targhetta sarà appesa all’
albero e si
potrà seguirne il ciclo fino alla fioritura primaverile.
Anche l’Associazione Spiazzi Verdi ha in serbo per i più
piccoli laboratori di «cianfrusotecnica». Insomma, siamo
ancora in tempo per prendere in mano la nostra vita.
Provare per credere.
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