«Per
la prima volta trattiamo la laguna come un pezzo di città:
l'unico modo per tutelarla davvero».
L'assessore alla Pianificazione strategica, Roberto
D'Agostino,
spiega così il significato della variante al Piano regolatore
generale per la laguna e le isole minori che è stata illustrata
ieri ai consiglieri di maggioranza nella sede dell'assessorato
all'Urbanistica, a Santa Fosca, e
che oggi verrà licenziata dalla giunta.
Con una delibera
collegata alla variante, la giunta inoltre dichiarerà oggi che la
laguna è una zona umida di rilievo internazionale, ai sensi della
convenzione
di Ramsaar
che finora tutelava solo l'oasi faunistica del Wwf a Valle Averto.
«La dichiarazione - avverte D'Agostino - non avrà immediate
ricadute sulla tutela della laguna, ma ha un grande significato
politico». Essa, infatti, segue un'analoga dichiarazione adottata
un anno fa dalla Provincia, rispetto alla quale la Regione, che
deve dare il suo parere, e il ministero dell'Ambiente, che deve
adottare il decreto di riconoscimento, hanno fatto orecchi da
mercante. Far finta di nulla, sottolinea D'Agostino, sarà ora più
difficile.
Quanto alla
Variante, elaborata da un gruppo di lavoro guidato da Mariolina
Toniolo e da Giorgio Pilla, essa dà vincoli, prescrizioni, norme
sull'uso delle isole, delle valli, dei canali, della gronda
lagunare, fermo restando che il complesso delle prescrizioni
diventerà regola obbligatoria solo laddove il Comune ha
competenza diretta.«Se il Piano ha un limite è appunto questo»,
spiega D'Agostino, sottolineando che i suoi contenuti andranno
dunque sottoposti a un atto d'intesa col Magistrato alle acque, la
Provincia e le Soprintendenze, ciascuno per le proprie competenze.
Visto, però, che gli enti in parola hanno tutti collaborato alla
stesura della variante, in realtà non dovrebbero sorgere
problemi. «E la sottoscrizione delle intese - sottolinea
D'Agostino - trasformerà le indicazioni e gli orientamenti del
Comune in regole vincolanti per tutti».
La variante
divide la laguna in quattro ambiti: isole, acque, valli, gronda, e
per tutti ha l'obiettivo di contrastarne gli usi impropri, come il
traffico acqueo dissennato o la pesca abusiva, recuperare le isole
abbandonate e degradate, indicare le destinazioni d'uso
compatibili, stabilire le modalità d'intervento per il recupero
morfologico e ambientale e soprattutto definire le tecniche e i
materiali d'intervento ammissibili. «Con la variante -
esemplifica D'Agostino - un caso come quello di Torcello non si
potrà più verificare».
Soprattutto la
definizione degli usi dell'area di gronda "dal punto di vista
della laguna" ha imposto la revisione di destinazioni e
prescrizioni già pianificate attraverso la variante urbanistica
della terraferma. «Dalla gronda - spiega l'assessore - origina
gran parte del traffico acqueo più selvaggio e distruttivo, e
dunque l'obiettivo è stato di ridurre gli accessi impropri per
convogliare i flussi solo nei canali che meglio possono reggere il
moto ondoso».
Niente nuove
darsene in gronda lagunare, dunque, quanto piuttosto in prossimità
delle bocche di porto (Sant'Erasmo, Vignole, Lido), per togliere
dalla laguna il traffico d'attraversamento; darsene in gronda solo
per barche compatibili con la delicatezza dei canali che vi
giungono; traffico di merci e persone limitato possibilmente ai
terminal di Fusina e Tessera. «Certo che se poi la Regione -
commenta D'Agostino - autorizza le darsene a Quarto d'Altino o a
Mira allora ci spariamo».
La variante
prevede inoltre la trasformazione della
laguna davanti a San Giuliano in parco acqueo tutelato
e il recupero all'uso per le isole abbandonate, di norma con
attrezzature collettive per l'istruzione, la cultura, lo
spettacolo, lo sport, la sanità, e sempre con spazi ad uso
pubblico. Saranno possibili nuove edificazioni solo dopo la
demolizione di pari volumetrie di costruzioni incongrue, come nel
caso delle Grazie dove potrebbe venire abbattuto il vecchio
ospedale per realizzare, vista la vicinanza con San Marco, un
complesso turistico-alberghiero.
Silvio Testa
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