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P.ta San Giuliano - Mestre Venezia

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Venezia, giovedì 6 aprile 2000,
    Greenpeace: laguna senza tutele
Per l'associazione le analisi eseguite nel laboratorio dell'Inca
confermano che i canali «sono quotidianamente inquinati»
IL CASO I dati su vongole cefali e fondali

Gianni Favarato

MESTRE. Niente di nuovo in laguna, la contaminazione con pericolosi microinquinanti tossici e cancerogeni dei fondali e d'ogni forma di vita che li abita è sempre più evidente intorno alla zona industriale, e non solo.
Per Greenpeace-Italia i risultati delle nuove analisi dimostrano «la totale inadeguatezza delle norme di tutela esistenti a Porto Marghera».
A detta degli stessi esperti che hanno compiuto le ultime analisi su ordine del pm, Felice Casson, ora più che mai i fondali dei canali industriali - presi sempre più spesso di mira dai vongolari abusivi e addirittura da quelli «regolari» che vorrebbero prelevare il novellame - necessita ora più che mai di una bonifica radicale, con l'asportazione dei sedimenti più avvelenati. Le ultime analisi dei campioni (prelevati dalla Guardia Forestale) nei canali che circondano il Petrolchimico, confermano, infatti, l'alto grado d'inquinamento già riscontrato nel 1996 e, in qualche punto, un peggioramento. Lo conferma lo stesso Stefano Raccanelli, del Consorzio Interuniversitario Nazionale (Inca) che ha sede presso il parco tecnologico e scientifico Vega di Marghera, precisando che i dati sullo stato della contaminazione della laguna sono il frutto d'analisi dei sedimenti sono, in ogni caso, soggette a variabili spaziali e temporali, come il sommovimento e mescolamento dei fondali ad opera di navi, maree, vongole e pescatori abusivi. Il Laboratorio Microinquinanti Organici - dotato di sofisticati strumenti come lo «spettometro di massa ad alta risoluzione» -, di cui Raccanelli è direttore, ha effettuato le analisi sui campioni di vongole, cefali e sedimenti a Sant'Erasmo, nei canali Sud, Ovest Brentelle-Lusore e Malamocco-Marghera e alla bocca di porto di Malamocco. In particolare è stata misurata una contaminazione da esacloro benzene (pesticidi clorurati) fino a 40 volte superiore a quelle dei campioni di riferimento prelevati a Malamocco. In aumento anche il contenuto di idrocarburi policiclici aromatici e del piombo e di policloro di benzodiossina benzofurani, una diossina presente nei campioni esaminati» e la cui origine «è legata agli scarichi di residui di produzione del ciclo del cloro».
Greenpeace giudica questi dati «doppiamente allarmanti, sia per il pericolo ambientale e sanitario che sottendono, sia perché dimostrano come i politici, locali e non, abbiano fallito per l'ennesima volta nel compito di tutelare gli interessi del pubblico in nome del profitto immediato». «Quando denunciammo l'assoluta inadeguatezza del decreto Ronchi-Costa e dell'accordo di programma a far fronte all'emergenza ambientale veneziana - dice Fabrizio Fabbri -, fummo facili profeti di ciò che oggi è tradotto in numeri». Alla luce di questi nuovi dati, secondo Greenpeace, è «necessario impedire che vengano condotte bonifiche delle aree che quotidianamente vengono inquinate dagli scarichi industriali diretti e indiretti. I ministri competenti devono intervenire con misure serie e convincenti per evitare che almeno i composti più tossici vengano scaricati in laguna».