Tutto
ha un inizio e una fine.
L'inizio
della Vogalonga fu un grido di protesta dei veneziani doc che non
accettavano l'arrogante invadenza delle barche a motore che tanti
guasti provocano all'ecosistema lagunare.
Una protesta che con gli anni divenne patrimonio di tutta la città.
Il segnale del risveglio dei veneziani superstiti, decisi a
resistere alla colonizzazione e all'invasione dei turisti. Una
grande intuizione, quella di paron Toni Rosa Salva. Con il tempo
la Vogalonga è lievitata e, pur mantenenedo i connotati di
festa del remo, è diventata - come sempre a Venezia - anche
evento spettacolare e turistico.
Occasione di
calata in laguna di appassionati della voga dall'Italia e
dall'estero.
Ora la maggioranza del popolo dei vogalonghisti, dicono gli
organizzatori, è composto da non veneziani.
Ma lo spirito è rimasto. Chi viene a Venezia quel giorno lo fa in
punta di piedi (o meglio, di remi), senza arrecare alcun danno
alla città. Semmai donando solidarietà alla causa della lotta al
moto ondoso.
Ma se l'inizio è
stato romantico e esaltante, la fine non può essere triste, quasi
squallida. Il clan Rosa Salva, a cui va il grande merito di aver
gestito in solitudine per ben 26 anni la Vogalonga , non può
considerare la manifestazione una questione di famiglia. Ormai la Vogalonga
è un patrimonio della città e se i genitori non ce la fanno più
ad accudire la creatura, hanno il dovere di chiedere aiuto, non il
diritto di sopprimerla.
La Vogalonga
deve vivere.
Il vecchio e saggio paron Toni e il giovane figlio Lalo (forse più
stanco del padre) hanno il diritto di passare la mano, ma non
possono affondare la flotta.
La scusa delle
elezioni non regge. Nessun rinvio è accettabile. Almeno questa
bandiera Venezia non la deve ammainare
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Venezia
Lunedì la
notizia era ufficiosa, anche se di fatto senza molti margini di
ripensamento, ma ora è ufficiale: quest'anno niente Vogalonga
! La maratona remiera è stata infatti annullata ieri dal Comitato
organizzatore: impossibile conciliare, sostengono, la
manifestazione e le elezioni politiche e amministrative il 13
maggio, né tantomeno anticipare la manifestazione dopo che
l'intera "macchina" (moduli d'iscrizione, sito internet,
magliette, poster, medaglie, permessi e assistenza) era stata per
più giorni sospesa nell'attesa della definizione della data delle
elezioni.
«È stata quindi
valutata attentamente la possibilità di spostare la data fissata
- sottolinea in un comunicato il presidente del Comitato, Lalo
Rosa Salva -: l'anticipazione si rende impossibile per mancanza di
tempo, considerata la sospensione delle attività; per quanto
riguarda le condizioni di marea, esse non si presentano favorevoli
nelle domeniche 6 e 20; inoltre, per le domeniche 20 e 27 sono
state fissate altre manifestazioni non compatibili con la Vogalonga
(trofeo Morosini - VelaVenezia, festa della Sensa oltre ai
campionati italiani di canottaggio e all'eventuale ballottaggio
per le amministrative)».
Almeno il
canottaggio non c'entra, fa comunque sapere il presidente del
Comitato regionale della federazione, Duilio Stigher,
sottolineando che i campionati italiani sono in programma in date
del tutto diverse. «Il 20 maggio - sottolinea - c'è solo la
sesta prova del campionato di gran fondo, che riguarda un numero
limitatissimo di società».Ma, al di là di ipotesi di
spostamento, la Vogalonga non
si poteva fare lo stesso il 13 maggio? Quantomeno i veneziani non
avrebbero avuto problemi, e in fondo il "voto &
vogo" era sicuramente possibile anche per tutti gli equipaggi
delle città più vicine. Treviso, Padova, Trento, Firenze,
Bologna, tanto per citarne alcune, ma anche Milano e Torino sono
tutte raggiungibili in poche ore, e volere è potere. Per gli
stranieri, poi, il problema non esiste proprio.
«Fare la Vogalonga
solo per i veneziani? Non ha senso - risponde Rosa Salva -: l'anno
scorso le barche dei veneziani erano appena trecento. E poi, col
dubbio di quanta gente viene, cosa faccio? preparo lo stesso
cinquemila magliette, cinquemila medaglie»?
Insomma, la Vogalonga
numero 27 non si farà, almeno per quest'anno. E l'anno prossimo?
Qualche dubbio è lecito, soprattutto in chi già da qualche
edizione registra segnali di stanchezza da parte del Comitato
organizzatore, che si sente sempre più abbandonato dai veneziani,
sempre meno sostenuto dagli enti, in primis il Comune, e dalle
associazioni. Già due anni fa, ricorderà qualcuno, sembrava che
il Comitato si volesse fermare a quota 25, che sarebbe stata una
bella cifra tonda, simbolica, dalla quale qualche altro soggetto
avrebbe potuto ripartire.Poi il clan Rosa Salva s'era tirato su le
maniche, e siamo arrivati a ieri. Per il 2002 il Comitato «dà
appuntamento a tutti gli appassionati e sostenitori del remo,
fermamente convinto di rinnovare il proprio impegno nel
sollecitare l'amore e il rispetto per Venezia e della sua laguna
grazie all'ormai tradizionale manifestazione remiera». Insomma,
per il futuro ci sono le assicurazioni, ma basteranno? Quando una
macchina si ferma, si sa che è sempre difficile farla ripartire!
Silvio Testa
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