MESTRE — Nasce a Venezia
la «Nautica Naturale».
D'ora in poi
chiunque
parlerà di voga alla veneta, di canoa, di vela, potrà
utilizzare
questo
nuovo termine per distinguersi dai diportisti.
Sarà
«la scienza e la pratica della
navigazione, che considera unicamente
l'energia propulsiva del vento e dell'acqua, nonché la
forza e l'intelligenza dell'uomo, nel massimo rispetto
dell'ambiente».
È stato
Adola - Movimento per l'adozione ambientale
della laguna davanti S. Giuliano - a presentare il termine
al Candiani di Mestre, ma più che un conio linguistico il
movimento cerca di rappresentare una filosofia.
«Nel 1962 in laguna
circolavano 3650 barche a remi e 3400 a motore - dice
Vittorio Resto,
presidente
di Adola.
Nel 1998, in un
qualsiasi
week-end
di luglio, si sono contati 4000 transiti di barche in un'ora
centrale
della giornata, il 99,2 di questi erano a motore.
E’ ovvio
che la laguna sia diventata impraticabile per chi voglia
viaggiare a remi.
Per chi vuole ancora vogare
o andare a vela rimangono solamente le zone a fondale basso,
dove i diportisti [a motore] non possono andare», commenta
Resto.
Ma la «Nautica Naturale»
rappresenta evidentemente anche il tentativo da parte delle associazioni di
mettere un timbro alle iniziative che saranno prese in futuro
dall'amministrazione veneziana in ordine al traffico in laguna e al costruendo Parco
di S. Giuliano, dove è stato previsto un «Polo Nautico»,
una banchina che dovrebbe ospitare temporaneamente le
associazioni remiere di Punta S. Giuliano.
«Ci
sono
già delle avances sull'area da parte dei diportisti
[a
motore] e bisogna capire che la laguna di Venezia va
tutelata — conclude Resto — circolano 25
mila
imbarcazioni a motore di ogni tipo nella laguna: 125 chilometri di
plastica,
come un ponte ininterrotto da piazza S. Marco a piazza
dell'Unità d'Italia a Trieste».
Samuele Costantini |