Movimento per l'adozione ambientale della laguna davanti San Giuliano |
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Domenica, 10 Settembre 2000 |
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Il presidente nazionale, Fulco Pratesi, vuole richiamare l’attenzione internazionale sulle sette piaghe che minacciano la laguna | |||
Il
popolo della vela, soprattutto di quella lagunare tradizionale, ha
risposto in massa ieri all'appello del Wwf che, al grido di "Venezia,
non c'è tempo", ha organizzato una grande manifestazione acquea per
lanciare la proposta di uno status speciale per governare un territorio
complesso dove valori storici e culturali si fondano con quelli
ambientali. Il popolo della voga s'è dimostrato più freddino, dato che
non più di 30 barche a remi hanno partecipato al corteo tra Canottieri
Bucintoro, Diadora, Giudecca, Mestre, le remiere Cannaregio e Voga Veneta
Lido, l'Arzanà. Di gondolieri, neanche l'ombra.
Il Wwf ha promosso la manifestazione, guidata dallo stesso presidente nazionale, Fulco Pratesi per denunciare le "sette piaghe" che minacciano Venezia - dal moto ondoso all'inquinamento, dalla pesca selvaggia al rischio industriale - e per fare della laguna un caso mondiale, approfittando della cassa di risonanza del gran finale della Mostra del Cinema, con gli occhi del mondo puntati sulla città. Fin dal mattino, una flotta di barche a vela ha cominciato a concentrarsi attorno a Poveglia. Molte imbarcazioni armate al terzo, diverse barche Marconi dei circoli veneziani, tutte premiate da un fresco vento tra Bora e Levante che ha reso piacevole ai partecipanti la manifestazione e ha reso più spettacolare la veleggiata dimostrativa. Nel mezzo delle vele multicolori, troneggiavano come mamma cigno tra i piccoli le regine della flotta lagunare: il grande topo "Contarini" di Chioggia, il bragozzetto "Paradiso", sempre di Chioggia, il giudecchino "Sior Bepi", il più turistico (ma ben venga un turismo così) bragozzo "Eolo". Nell'aria, musica piacevole, e non l'ossessivo acid house dei barchini, profumo di sarde ai ferri, botti di fresco prosecco, perché chi ha detto che una manifestazione seria non possa anche essere allegra? La flotta a vela ha poi preso il canale di Santo Spirito, e quindi l'Orfano, per arrivare in Bacino San Marco, dove molti hanno provato una punta di duplice delusione. «Il moto ondoso imperversava - ha sottolineato il presidente di Pax in Aqua, Paolo Lanapoppi - malgrado il significato della giornata e nonostante l'impegno delle forse dell'ordine». E le barche a remi erano davvero pochine.«Ma non bisogna giudicarlo negativamente, e anzi va rilevato lo sforzo delle società veneziane», ha spiegato il presidente del Coordinamento delle remiere, Luciano Cirpi, ricordando che fin dal mattino tutti i sodalizi erano impegnati nel trasferimento delle barche sulla Brenta, per l'odierna manifestazione di Riviera Fiorita. «Abbiamo portato il portabile», ha aggiunto Cirpi, sottolineando che troppe manifestazioni si accavallano nel ricco settembre veneziano. Durante il corteo verso Rialto, con migliaia di turisti scatenati a fotografare il multicolore serpentone, il Canal Grande era un olio, coi motoscafi che, a passo d'uomo, cioé ai cinque chilometri all'ora che dovrebbero rispettare, non sollevavano un'increspatura. Mentre i gondolieri cantavano "O sole mio", «Sindaco, vien fora», ha gridato qualcuno dal corteo passando davanti a Ca' Farsetti, ma del Palazzo non s'è visto nessuno, neppure poi, in Erbaria, dove la manifestazione s'è conclusa tra i cicheti preparati da Rialto Mio. «Oggi siamo qua, speriamo che domani non ci dimentichino», ha concluso con una nota di pessimismo il presidente dell'Associazione vela al terzo, Massimo Gin. E Gianfranco Amendola, membro del direttivo nazionale del Wwf, ha chiosato così: «Chi ha capìto, e non fa niente, non ha capìto niente»! Silvio Testa |
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Corteo di barche a vela guidato dal presidente nazionale del Wwf, Fulco Pratesi, per denunciare i mali che mettono in pericolo la sopravvivenza dell’ecosistema lagunare |
Le sette piaghe di Venezia |
Moto ondoso, inquinamento, rischio industriale, acqua alta, pesca selvaggia, metano e petrolio |
Venezia
Per dare forza alla richiesta di un'autorità unica che governi i complessi problemi culturali e ambientali di Venezia, il Wwf ha chiamato ieri a raccolta il popolo della laguna, i velisti, i soci delle remiere, per inscenare una spettacolare manifestazione approfittando anche degli occhi del mondo puntati sulla città per la chiusura della Mostra del Cinema. «Non c'è tempo per salvare Venezia - ha sottolineato il presidente nazionale del Wwf, Fulco Pratesi -! Chiediamo un'autorità unica, una sorta di supercommissario come già esiste nei parchi nazionali, che coordini gli interventi per difendere la natura, dare un futuro sostenibile, creare una città più a misura di cittadino». Le barche a vela, con il grosso rappresentato da quelle tradizionali armate al terzo, si sono concentrate in mattinata attorno a Poveglia, per una veleggiata d'esibizione. Poi hanno puntato al Bacino di San Marco, per l'appuntamento con le barche a remi delle società veneziane. Di qui hanno percorso in corteo il Canal Grande, per concentrarsi a Rialto, nel campo dell'Erbaria sempre più spesso mèta di manifestazioni cittadine. «Uno spettacolo struggente, come si fa a lasciare che una città di tale cultura, poesia e bellezza si sgretoli per il moto ondoso», ha commentato il presidente di Pax in Aqua, Paolo Lanapoppi. «Abbiamo rivisto la Venezia che siamo abituati a vedere nelle stampe antiche, quella che cerchiamo di coltivare con nostalgia», ha aggiunto il presidente del Coordinamento delle remiere, Luciano Cirpi. Il Wwf, col moto ondoso, ha denunciato il rischio industriale di Marghera, l'inquinamento della laguna, la pesca distruttiva, il traffico petrolifero, il rischio dell'estrazione del metano, l'acqua alta aggravata dalla mancata manutezione della città e dall'errore dell'apertura del canale dei petroli. E il Mose? «Le dighe mobili sono un'inutile illusione», ha denunciato il Wwf, sostenendo che servirebbero poche volte all'anno, che gli scenari sull'eustatismo sono insufficienti, che i 5 mila miliardi di costo rendono l'opera «improponibile». TESTA E PETITO |