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Da “La Notizia”  Del S. Polo dei Nomboli     Inverno 1996, anno 8 n. 20


Venezia perduta
  

Storia di Armenio

   

   

  
 

L’isola di Campalto, Forte Campalto per gli ultimi che ci hanno abitato, si trova poco oltre S. Secondo, oltre la metà del canale navigabile che unisce Venezia alla zona litoranea omonima.

La sua storia é abbastanza recente: nasce nell'800 come batteria austriaca**, parte del progetto di costituire un semicerchio di difesa verso la terraferma, fu affidata. alla finanza alla fine dell'800 ed usata come base di ancoraggio di un pontone antiaereo nel corso dell'ultima guerra ed adibita a caserma per i militari che vi operavano.

Pare anche che, rispetto alle dimensioni catastali registrate 50 Anni fa, 4950 m2 , la sua estensione attuale si sia incrementata a quasi 2 ettari , erba alta, peschi selvatici, prugni, acace, fichi e sambuco.

 


   
Me ne ha parlato Armenio, un nonno di un quintale e due di muscoli e bontà, un sorriso che sgelerebbe un iceberg, occhi acuti e vivacissimi.

Armenio partì nel '46 con padre, madre e sorelle da Chioggia caricando di masserizie il bragossetto del padre di mestiere “omo da mar”, pescatore, per trasferirsi nell'isola ormai liberata dalla umiliazione della servitù militare di guerra.

Vi trovò la casermetta militare, la fontana, la pavimentazione, l’approdo e i rottami che la guerra vi ha aveva lasciato.

Con l’abilità di un sub moderno, riuscì a recuperare le pesanti catene e le ancore che trattenevano il pontone contraereo.

La sua famiglia e lui, maschio titolare durante le assenze del padre per la pesca, piantarono un orto, allevarono galline, conigli, e la grande capra bianca di nome Betta, che non dava poi molto latte, ma giocava coi cani e si prestava volentieri a fare il cavallo nei giochi dei bimbi.

 

Dopo i primi tempi l'illuminazione a petrolio fu sostituita da un motorino a scoppio che garantiva un quantitativo sufficiente di elettricità, ma l'acqua (buonissima, ricorda Armenio) si prelevava dalla fontana a pompa dell'isola.

Armenio, vogando alla valesana sul sàndolo di casa, accompagnava ogni mattino le sorelle a scuola, faceva la spesa e tornava in isola a rassettare l'orto o ai lavori di manutenzione del bragosso, poi tornava a prendere le sorelle da scuola affrontando ostinato il maltempo nella brutta stagione.

 

Gli sognano gli occhi quando mi racconta che, dopo cena, la mamma leggeva per tutti: "aveva moltissimi libri'.

Ricorda ancora che il racconto che ha più amato parlava del ritrovamento di Atlantide sommersa dal mare, strana coincidenza.

Gli brillano gli occhi quando ricorda. che a 16 anni conobbe sua moglie che, come altri usavano fare, aveva raggiunto l'isola con la zia, sempre a remi, per prendere il sole e che da allora cominciò a fare "le fughe" da casa per andarlo a trovare, sempre alla valesana.

 

Ha corso grandi rischi, Armenio, riportando a casa la madre e la sorella lottando contro il vento di dozana che gli riempiva d'acqua la barca, perdendosi in laguna nel freddo e nella nebbia: "…e mi vogavo e no volevo molar, se nò gèro perso… ore e ore… “ salvato dalla madre che battendo col mestolo sul pentolone di casa indicava la strada giusta, anche lei per ore ed ore…;

o quando, col padre dovette affrontare un fortunale che durava da giorni con “na man de mezo" - la vela piccola -, per comprare i viveri necessari alla famiglia.

Eppure ci tornerebbe: "mi vorìa tonar se ciapàsse 'na sisa [vincita al totocalcio].. e viver là i  ultimo ani…'

 

Conoscere una persona così è un onore e un piacere, guardare l’isola come è adesso … [1996]

 

L'ultima nota di speranza si é avuta nel giugno dell'85 quando a seguito di una comitiva di bambini convinti nell'ingenuità che le istituzioni avrebbero restaurato l'isola per metterla a disposizione dei loro giochi (pensate un po': trasporti, pulizie, manutenzione, sicurezza ecc.), giunsero in una memorabile giornata di pioggia Luigi Veronelli ed altri esperti enologi per supportare l'ipotesi, sostenuta da adeguate ed approfondite analisi ambientali, di far coltivare ai bimbi 300 viti, due specie di rosso e due di bianco con equanime giudizio, per rifornire di vino gli anziani ospiti delle case di cura veneziane ( La Nuova Venezia , 20/6/1985).

Demenza pura da telefono azzurro.

 

Tre anni fa, senza fare la storia miserabile delle isole tutte, S. Clemente è stata colpevolmente abbandonata allo sciacallaggio antiquario e non; l'unico pezzo ritrovato è la statua di un Capitano da Mar in un negozio antiquario di Brescia.

Nessuno finora ha pagato questa ignavia.

 

Ringraziando Armenio, “… vorìa tonar indrìo…”


** Testo originale dell'articolo, storicamente da aggiornare.