"Tutte
le lagune dei mondo sono ambienti affascinanti.
Sono
specchi d'acqua tranquilli, protetti dalla furia dei mare, immersi nel silenzio
e nella quiete.
Sull'acqua quasi immobile si specchiano albe e tramonti tra lontani profili
d'isole, strisce di terra che si spesso alzano sull'acqua di pochi centimetri.
Stormi di uccelli migratori vi sostano a riposarsi dei viaggio. Basta il fruscio
di un remo o l'abbaiare di un cane lontano per farli alzare in volo
Proprio
al centro di una delle più antiche lagune dei mondo sorgeva una città
d'incomparabile bellezza, considerata preziosa da tutta l'umanità.
Un patrimonio d'arte e poesia che alla presenza dell'acqua doveva gran parte dei
suo fascino.
Per secoli e secoli i suoi abitanti l'avevano arricchita di opere d'arte,
protetta e venerata in tutti i modi.
Nei suoi canali la corrente di marea scorreva lentamente, senza arrivare a
incresparli.
Case e palazzi vi si specchiavano riflettendo i colori della pietra e degl'intonaci.
Ma
poi è arrivata l'era dei motori marini.
La città ha bisogno di essere rifornita!
E le uniche arterie di passaggio sono i canali.
Grazie alla forza dei motori, le barche da trasporto possono diventare più
lunghe e più larghe.
Ora sono quasi tutte oltre i dieci metri.
Negli
stretti canali alzano onde paurose. Ogni colpo di acceleratore, ogni retromarcia
crea un vortice d'acqua che risucchia il cemento e i mattoni delle rive e dei
palazzi.
Nelle curve a gomito si manovra a colpi di diesel. Tutte le case situate sulle
curve mostrano fessure e cominciano a crollare.
Fuori
in laguna, sui canali tra un'isola e l'altra, si va a tutta manetta. Il tempo è
denaro! Bisogna correre, per fare prima, per battere la concorrenza, e anche per
non annoiarsi su quella monotona laguna!
Appena poi si avvicina l'estate, dalle darsene alle foci dei fiumi scendono
verso il mare i motoscafi dei veneti ricchi e operosi. E'una flotta da far
invidia ai mari di Miami.
I
motori hanno cento, duecento cavalli.
Nella laguna tutto è permesso! Non ci sono limiti!
Le grandi poppe quadrate alzano onde possenti. La lunga scia bianca di schiuma
mostra che qui non si scherza!
Si gode il vento sui capelli, sono esaltanti gli spruzzi dell'acqua sollevata.
E’ bello correre, volare verso le bocche di porto!
Per
i meno ambiziosi ci sono altre, più economiche soluzioni.
Sono stati inventati i barchini.
Sono scafi in vetroresina, di facile manutenzione, perfetti per la pesca e il
diporto. Con le loro poppe larghe e squadrate sopportano motori da cinquanta,
cento cavalli. Volano in planata su canali e paludi. rimbalzano sull'acqua come
piattelli. Possono andare a cinquanta, sessanta chilometri all'ora. Rombano di
giorno e di notte, con gli stereo a tutto volume, con luci o senza luci, non
hanno paura di nulla.
I
fondali si appiattiscono, i sedimenti sollevati e rimescolati non ospitano più
forme di vita. I vecchi pescatori guardano e scuotono il capo.
Nel nuovo ambiente marino riescono invece a proliferare le vongole.
Negli ultimi quindici anni la laguna se n'è stranamente riempita.
Sono una specie importata dalle filippine, di grande valore economico, che ha
spodestato le altre forme di vita.
Se ne trovano fino a due chili per metro quadrato.
Sono come un letto immenso di biglietti da centomila lire sul fondo della
laguna. Basta andare a raccoglierle! si va di giorno e di notte.
Si
va con motoscafi chiamati drifting, con motori da duecento cavalli.
Si arano i fondali immergendovi le eliche di vecchi motori, dietro i quali
stanno i rastrelli. Il fondo della laguna si rovescia, si spiana, si setaccia.
Milioni
di metri cubi di sedimenti restano sospesi nell'acqua e tornano in mare con le
maree. Il profilo dei fondo è diventato una lunga linea piatta, come l'encefalogramma
di un morto. Non resta più nulla di vivo.
I
drifting oggi in azione sono più di seicento.
Come
sono belli i taxi lagunari, con le loro forme un po'antiquate! E come corrono!
Venti minuti dall'aeroporto a piazza San Marco!
Forse i taxi di oggi sono un po' troppo grandi rispetto ai canali in cui
corrono, forse i duecento cavalli creano qualche danno alle rive.
Forse stanno smantellando l'antica città.
Ma il lavoro preme, il guadagno si accumula.
I
taxi acquei portano fino a sedici persone. Nelle città di terraferma si
chiamerebbero autobus.
Ma ogni tentativo d'introdurre scafi più ragionevoli è stato sconfitto.
E
poi ci sono i cosiddetti lancioni, chiamati anche Gran Turismo.
Sono piccole navi che trasportano i turisti dalla gronda lagunare e dalle
spiagge dei Veneto.
Entrano in laguna e si precipitano verso piazza San Marco.
I lancioni non hanno orari.
I conducenti non hanno divise.
Rispondono a una sola legge: far presto, per ritornare a imbarcare altri
turisti.
Per
il canale della Giudecca, in un giorno di settembre, ne passano più di
quattrocento.
Le due rive dei canale sono in continuo rifacimento, al costo di decine di
miliardi. Le finestre dei palazzi tremano. Le barche a remi e quelle più
piccole hanno imparato a evitare il canale; c'è il pericolo serio di affondare.
I
turisti, ignari, si divertono: è un'entrata trionfale in città, veloce e
sicura, panoramica. Certo, il canale è agitato da un sacco di onde; ma forse
andrà bene così. Altrimenti qualcuno interverrebbe! Non si lascerebbe certo
danneggiare un patrimonio così prezioso!
Le
isole della laguna, erose senza rimedio da onde incessanti, stanno scomparendo.
Gli edifici della città incomparabile stanno crollando, corrosi alle fondamenta
dal risucchio dell'acqua.
Le rive si sbriciolano, le strade si spalancano in voragini sotto i piedi dei
passanti.
Le rive e le facciate pericolanti non si contano più.
Dietro
i mattoni mancanti si aprono vere caverne, per il risucchio dell'acqua mossa
dalle eliche dei motori.
Nei pianterreni delle case i pavimenti sprofondano.
Sopra i buchi incipienti i muri s'inclinano, si aprono fessure.
Una volta iniziato, il processo è molto rapido.
Le fessure si allargano, i muri crollano.
Come
si è arrivati a questa situazione?
Perché
nessuno fa nulla per fermare il massacro?
Eppure
le autorità competenti ci sono, e sono molte.
Il
Comune di Venezia è competente per i canali interni della città.
La
Capitaneria di Porto per i canali marittimi.
Il
Magistrato alle acque per i canali periferici e le isole.
La
Provincia di Venezia ha emesso un Regolamento ma non ha il potere di farlo
applicare.
La
Regione Veneto concede permessi per darsene da diporto.
Ognuno
fissa le sue regole in modo autonomo. Ma non c'è ancora un limite alla
dimensione degli scafi, alla potenza dei motori, all'emissione di gas
inquinanti. I limiti di velocità sono descritti in una selva di ordinanze
difficili da reperire.
E
nessuno ha il personale per eseguire i necessari controlli.
L'impunità
per i trasgressori è praticamente totale.
Paolo Aleramo Lanapoppi - 2000
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