[pag
33 ... ] La Torre bianca si alzava alta
proprio davanti alle barene; attorno c'era qualche bassa
costruzione con grandi camini, lontano si potevano
vedere le montagne che in quel giorno luminoso
apparivano scure sulla linea dell'orizzonte. Qua e là,
oltre gli stagni e oltre i campi, si intuiva la forma
dei campanili delle chiese di Mestre.
Non c'erano strade,
non c'era il lungo ponte sulla laguna, non c'erano
palazzi, Portomarghera non c'era, non c'erano
automobili... niente, pareva non ci fosse niente.Solo la
Torre bianca, davanti alle barene, l'acqua della laguna
con le reti dei pescatori, qualche casone con il tetto
di paglia e poco distante quello che pareva un vecchio,
malandato,
monastero.
"Giacomo,
dove siamo?" chiese Giuli preoccupato
"lontano, molto lontano, anche se siamo sempre qui
e qui c'è chi può aiutare Anna ..."
"siamo
nel luogo da dove siamo partiti" pensò Giuli che
aveva riconosciuto, al di là delle barene e dell'acqua,
i tetti, le cupole e i campanili di Venezia.
"andiamo"
fece Giacomo "portiamola dentro" Lasciarono la
Caponera e si avviarono verso il monastero.
Bussarono. Un monaco apparve sulla soglia.
Era
straordinariamente grasso e il suo saio, largo come una
vela, lo faceva apparire ancor più ciccione. Il suo
viso aperto comunicava una bella sicurezza e Giuli
capì subito, guardando quegli occhi pieni di una
furbizia buona, che ci si poteva affidare a lui
completamente.
"chi
bussa al buon albergo di San Zulian?"
"buon
giorno frate Luca, sono io, Giacomo,
fateci entrare" [...] |