Pensieri fuori bordo: Velalonga Raid 2008
Sono
passati già tre giorni, ho svuotato lo zaino e ripulito la
cerata.. anche se di acqua ne ha presa abbastanza è un
piccolo rito che chiude le cose.. che mi riporta davvero a
terra.
Dopo
quasi un mese di appostamenti riesco a trovare qualcuno che
mi sostituisce gli ultimi due giorni di scuola, sento
parlare del raid sin dalle prime lezioni di vela al terzo e
in queste settimane la voglia di salpare è cresciuta, quasi
ad armare una barca mentale che ora ha le vele pronte.
Frequento
da poco il Circolo ma i dati che ho mi permettono di pensare
a questi quattro giorni a spasso per la laguna con una
serenità che aspettavo da tempo.
È
martedì, abbiamo appuntamento a San Giuliano.
Ingenuamente
pensavo si trattasse di una semi riunione volante per
sistemare gli ultimi dettagli ma quando arrivo al Circolo e
in casetta vedo armeggiare Donna mi è subito tutto molto
chiaro.. chiamo a casa che rimango per cena.
Niente di meglio che una pasta, del buon vino , zanzare e
luci fioche per fare conoscenza con tutti gli altri raiders;
conosco già qualcuno ma molte sono facce nuove.
Raid
internazionale quest'anno, conta tra i partecipanti anche
una baleniera from England con irriducibile equipaggio super
motivato; dopo la cena c’è il briefing preparatorio in
sede, con traduzione simultanea, e già si sente il rumore
del cervello di Geoff che elabora le informazioni...
Tredici
imbarcazioni in totale: vele al terzo, vele auriche, vele
latine e vele Marconi si sfideranno in un itinerario che
attraversa tutta la laguna da nord a sud, condividendo non
soltanto il vento ma una passione che raramente abbandona
chi incrocia la sua rotta.
Il
gruppone parte in flotta l’indomani, mercoledì, io li
raggiungerò più tardi in serata.. Donna e Vincenzo mi
danno un passaggio sulla splendida Kitty Hawk, panciuta e
robusta che sembra una mezza via tra un battellino e una
baita nordica.
La
traversata è
molto gradevole anche se un nuvolone carico ci accompagna
nel tragitto agitando sia l’aria che l’acqua… la
voglia di lasciare terra è comunque tale che le previsioni
sfavorevoli non scoraggiano noi come i compagni che ci
aspettano. Mentre chiacchieriamo osservo la disinvoltura dei
miei ospiti, ogni volta che salgo su una barca provo
sensazioni simili ad un invito a cena.. ma qualcosa di
impalpabile lo rende più intimo.. sarà lo spazio limitato,
sarà che senza scarpe non c’è fretta d’andarsene, sarà
che chi ne possiede una l’ama e la cura più di una casa e
forse sarà anche che quando sali su una barca non stai per
condividere semplicemente dello spazio…
Il
tramonto tra le briccole ci regala una luce irreale, vento e
infine anche la pioggia ma non è ancora buio che
attracchiamo sull'isola di Mazzorbetto, siamo gli ultimi di
una lunga fila di barche: la tradizione e la tecnologia
accodate l'una all'altra da stasera galleggiano sulla stessa
acqua.
Siamo
attesi e ci accolgono sotto la tenda dove si è appena
consumata una cena tutt’altro che frugale. Giuseppe è
l’addetto alle cucine e prende il suo ruolo davvero
seriamente.. anche nei giorni a seguire saprà trasformare
il suo Bragozzo in una cucina fumante e profumata che fuga
ogni dubbio sul nome che porta: Paradiso!
A
dirla tutta il cibo è l’ultimo dei miei pensieri, mi
preme riuscire a farmi una doccia prima di infilarmi nel
letto e quando riemergo dall’acqua tiepida li ritrovo
tutti ancora lì a raccontarsi la giornata, le regate, la
pioggia (tanta!), le barche, il vento..
Come
sempre quando ho tanta gente intorno, non resisto ad
estraniarmi un po’, ad allontanare il punto di vista per
poi focalizzarlo lentamente sulle singole persone e
osservarne i modi, la voce, i movimenti.. il gruppo è
assolutamente eterogeneo eppure qualcosa li accomuna tutti,
qualcosa fa si che queste persone, che sto conoscendo,
prendano il largo tutte le volte che possono.. e quando
incontrano qualcun altro che come loro preferisce il
silenzio delle vele al caos urbano alzano la mano in saluto
e se possono affiancano gli scafi per condividere quello che
c’è, che sia un piatto di pasta.. una cima.. due parole o
un consiglio..
È
affascinante!
Piove
ancora ma l’allegria che si respira è incredibilmente
contagiosa.
La
notte passa tranquilla al “canto” dei più stanchi tanto
che non riesco a sentire il temporale…ma il buongiorno è
ancora bagnato.
E’
giovedì e si passa dal pigiama alla cerata attraverso la
colazione autogestita, adoro questi momenti comunitari in
cui ti incroci con lo spazzolino in bocca o sorridi a chi ha
ancora il segno del cuscino sulla faccia… le rondini ci
guardano sperando di vederci partire presto e ritrovare la
pace per i nidi..
Il
sole si farà attendere fino a dopo pranzo quando ormai
nessuno era più disposto ad aspettare, l’agonismo è
soltanto un tantino diluito dalla pioggia ma non del tutto
disciolto e la regata del pomeriggio è confermata!
Il
Topo chioggiotto non è esattamente competitivo ma
l’equipaggio è affiatato.. parola d’ordine: RELAX!
Radioso è la barca perfetta, ha mille cosettine al
posto giusto e che al momento giusto ti semplificano non
poco la vita.. è appena stata ridipinta, è splendida e
molto confortevole e se anche non stringe il vento come le
altre, sfila fierissima ovunque tu voglia andare.
Trasferisco
le mie cose in coperta e prendo posto, destinazione Treporti:
sono troppo contenta!
Il
tempo tiene quasi fino all’ultimo e arriviamo a
destinazione tranquilli, divertiti.. Loris
sembra assolutamente estraneo alle dinamiche
prettamente sportive dell’evento, si muove in barca senza
fare alcun rumore.. una presenza discreta e ironica.. sa
esattamente dove mettere mani e piedi e Radioso si comporta
come un buon cavallo mai domato; Michele veleggia in
economia di movimento, risparmio energetico spinto ma è un
compagno di viaggio divertente; Gianfranco sorride sempre
dietro gli occhiali, non punta al risultato ma
all’esperienza e in barca è sempre attento.. alle cose,
al tempo, agli altri.
Sono
completamente a mio agio, partecipo poco alla conduzione
della barca ma ho il tempo di dedicarmi alle foto (magari la
prossima volta lascio a casa la macchina e imparo qualcosa
pure io).
A
tavola gli equipaggi si rimescolano, non si parla più solo
di vela… si chiacchiera e si ride in italiano e in inglese
e anche a gesti quando serve, il gruppo ha passato lo
schema, è inarrestabile!
E’
venerdì, oggi tocca a noi ospitare a bordo una signora un
po’ speciale, è americana e moglie di uno degli inglesi
che gareggia sulla baleniera.. una fotografa professionista
che scrive per una rivista specializzata.. L’invidia non
è tra le mie corde ma oggi è veramente dura.. la vela e la
fotografia, due passioni che in me albergano da tempo e che
nel tempo hanno avuto spazi e risorse diverse e che
finalmente si stanno intrecciando.
E’
curiosa di tutto, dei dettagli.. dei colori.. delle nostre
storie, delle barche e delle isole..anche se il mio inglese
è piuttosto timido con lei è semplice parlare e dopo un
turno al timone ci dedichiamo alla conversazione.
Qualsiasi
sia l’evento che avvicina la gente, che ne fa incontrare
il cammino o le rotte..
e i pensieri, che impasta le culture e le abitudini,
la lingua e le tradizioni è un’occasione senza prezzo per
riconsiderare il mondo e le cose come avessimo cento occhi
nuovi, cento dita e cento orecchie: concetti infrangibili
possono cambiare forma e nuove luci si accendono.
La
mattina se ne va veloce e a un certo punto molla anche la
pioggia. Una darsena ci raccoglie per il pranzo: la pasta
per noi… noi per le zanzare!
La
seconda tappa è lunga e appena il sole buca le nuvole le
vele si rialzano e la flotta riparte.
L’aria
è pulita, la luce finalmente buona per qualche scatto ma
soprattutto il vento in poppa: le vele al terzo stavolta
stanno avanti!
Avanziamo
placidi verso sud ovest godendoci la meraviglia che circonda
Venezia, mi sento fortunata ad essere lì.. fortunata a
poter condividere quell incanto, consapevole che in ognuno
di noi l’emozione è preziosa.
Il
pomeriggio ci avvicina alla meta e la luce radente esalta i
colori, su tutto si posa una pace tiepida e morbida.. mentre
sfidiamo Garangheo in un testa-a-testa sportivo ed
amichevole (l’importante è che le “veline” rimangano
dietro)
Belle
le vele a farfalla della Caorlina, gialle come il sole che
sta scomparendo tra i canneti e rosse come il leone del
gonfalone. Guardare Francesco e Fabio tenere a bada quella
barca enorme è appassionante: sul dorso di quel grande
cetaceo di legno scuro si muovono leggeri e sicuri senza
invadere mai l’uno lo spazio dell’altro.
Stavolta
ci contendiamo il primo posto o così sembrava…
all’improvviso, da sinistra, incalza il “nemico”..
Molly e i suoi otto piccoli indiani beffano tutti sul fil di
lana e passano avanti.
Che
giornata!
Alla
fine del canale, dopo mille cavoni finalmente l’approdo.
Suscitiamo la curiosità dei locali che ci guardano dalla
riva ansiosi di capire da dove e perché fossimo venuti. Il
disarmo è rapido e metodico e in breve i tredici scafi si
compattano a proteggersi l’un l’altro in attesa della
notte.
E’
sabato, quasi l’ultimo giorno… ma non voglio pensarci.
C’è
bassa marea e dobbiamo aspettare che l’acqua si alzi,
occasione per gironzolare scalza e chiacchierare con tutti.
Partiamo
tardino che il sole già scalda.. vento assente, acqua
ferma!
A
bordo tentenniamo, nessuno ha davvero voglia di usare i remi
e tutti speriamo nella brezza, che però non arriva..
un’altra battaglia si combatte intanto a colpi di straccio
umido: tafani e zanzare… o noi o loro! (loro..)
Attorno
il paradiso.. l’acqua è limpida, tiepida e sul fondo si
tagliano le Fanerogame, lunghe e sottili si fanno pettinare
dalle correnti.
Di
malavoglia dobbiamo cedere e accendere il motore ma la randa
è issata che appena si può camminiamo da soli; Giuseppe ci
aspetta a mezzogiorno a Valle Zappa ma con così poco vento
non sarà possibile arrivare in orario.
Le
derive prendono la via più lunga, pescano troppo ed è
meglio non rischiare con tutte quelle secche.
Reti
sommerse, barene, canali.. ci accompagnano muti al premio di
mezzodì: una curiosa costruzione, un casone di lusso, si
staglia alla fine del percorso sorprendendomi nella forme e
nei colori… di fronte una palafitta
e il Bragozzo colorato che ci attende.
Mangiamo
così, vicini vicini tanto da passarci le vivande .. tanto
da creare una sorta di piattaforma galleggiante: sette
barche tutte diverse, fauna multicolore di una barriera
corallina immaginaria.
Di
nuovo in marcia, destinazione Chioggia.
All’orizzonte,
a nord, il cielo si imbroncia ma siamo sereni e affrontiamo
il percorso staccandoci per un po’ dal gruppo. C’è
vento e andiamo spediti, la pelle calda dal sole accumulato
finalmente si ristora e il pomeriggio dipinge alle nostre
spalle un quadro cangiante e mirevole.
Lasciamo
Pellestrina alla nostra sinistra e arriviamo, nuovamente a
motore, alla linea di arrivo specchiandoci tra i riflessi
vibranti delle reti da pesca.
Tra
le onde robuste ormeggiamo, per fortuna poi troviamo riparo
nella darsena.
A
sera, l’ennesima frittura di pesce corona la conclusione
del raid e le premiazioni: Molly al primo posto assoluto e
di categoria, Garangheo Miss Velalonga-Raid 2008
Domenica.
Ultimo giorno e se potessi allungherei all’infinito questo
weekend…
Il
raid è ufficialmente finito, salutiamo gli amici d’oltre
Manica e quelli d’oltre Po.. le vele al terzo partecipano
alla regata Chioggia-Venezia, le derive risalgono la laguna
verso casa.
Cambio
di equipaggi e di barca e di vela…. Dopo tre giorni a
passeggiare sul trasto di prua con la scotta della
trinchetta in mano, sposto le mie cose su un cabinato con
deriva mobile in qui è rimasto solo il “capitano”.
Tanto
sole.. tanto vento.. tanto bello!
Decidiamo
di raggiungere l’isola di Poveglia e aspettare che sfilino
le barche in regata ma risalire il vento è un pochino
complicato in certi punti è dura..
Mi
concentro sul vento, sui filetti del fiocco, sui rumori
dello scafo.. e perdo il tempo come mi succede solo in
libreria… potrebbe ruotarmi l’Italia intorno che non mi
accorgerei di dirigermi verso la Puglia invece che a
Venezia.
Marco
è ordinato nelle manovre (e non l’avrei detto), mi ha
assegnato dei compiti facili che mi fanno sentire utile e
non un semplice passeggero e che permettono anche a
lui di fare tutto con calma. La traversata procede allegra e
in qualche modo armonica, mi incanta sentirlo parlare della
barca quasi fosse diventato per la prima volta papà..
Raggiungiamo
gli altri sull’isolotto e stavolta a sorprendermi e la
rapidità e l’organizzazione con cui dalle barche esce
tutto quel che serve per un pranzo completo che consumiamo
all’ombra di un boschetto. Favolosi!
Ecco,
ripartiamo.. per l’ultima tappa.
Tanto
mi era piaciuto raggiungere Chioggia dall’acqua quanto
magico è ora tornare a Venezia da sud. Il pozzetto di
Shilla ormai è un comodo salotto in cui mi sento a casa e
in cui cerco riparo dall’ultimo sole.
Giornata
perfetta, un regalo inatteso.
Arrivati.
Sistemiamo la barca tra poche parole e ritroviamo anche gli
altri.
Ho
un unico pensiero: vorrei arrivare fino al parcheggio.. fare
qualche passo e poi voltarmi e ricominciare tutto da capo.
Stavolta
il mal di terra non si fermerà alla testa.
rachele
filippini
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