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Domenica pomeriggio
la cerimonia simbolica e la regata di vela dedicata a «Franco Nuti»
«Adottiamo
la laguna»
Singolare
iniziativa di nove circoli nautici
MESTRE. Nove società
nautiche «adottano» un pezzo di laguna.
Uno specchio d'acqua compreso tra Venezia e Campalto. In tutto,
millecinquecento soci, che amano l'ambiente lagunare. Un'iniziativa
simbolica, ma che punta ad impegnarsi concretamente per proteggere la
laguna davanti a San Giuliano.
Domenica prossima, 28 maggio, le nove società nautiche proclameranno «l'adozione
ambientale», ma prima è in programma una regata di vela terzo.
Un modo coerente per festeggiare l'evento che coincide la costituzione del
«Movimento per l'adozione amnientale della laguna davanti a San Giuliano».
Un'associazione nata con lo scopo di tutelare l'unico spazio lagunare di
Mestre, si propone ora di creare una vera e propria oasi acquea fra
Venezia e la terraferma.
«Un luogo ideale», osserva Vittorio Resto coordinatore del movimento, «da
destinare alle attività nautiche sportive e ricreative.
Il movimento è costituito dalle società no-profit operanti in quel
tratto di laguna da oltre trent'anni».
E sono i sodalizi che rendono possibile, tra mille difficoltà, il
concreto legame fisico e culturale, fra cittadini e laguna.
Le società nautiche in questione sono: Circolo velico Casanova, Voga
veneta Mestre, associazione canoistica 360 gradi, Spes sezione canoa,
gruppo culturale la Sallsola, associazione caonistica Arcobaleno,
Cannottieri Mestre, canoa club Mestre, e Remiera Serenissima.
Domenica pomeriggio, al
termine della regata, è in programma l'adozione simbolica del pezzo di
laguna, mentre prima, a partire dalle 14, il circolo velico Casanova, in
collaborazione con l'associazione Vela al terzo, ha organizzato il 2º
trofeo Franco Nuti, regata con arrivo in Punta San Giuliano.
La partenza è prevista fra le isole di Campalto e di San Secondo.
L'arrivo a partire dalle 15.30, davanti alla banchina del centro nautico.
Il via e l'arrivo saranno scanditi da bordo del bragozzetto «Paradiso»
lungo otto metri e mezzo, armato dal «mitico» Beppe Poletto di Campalto.
(n.p.)
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