di GRAZIANO
TAVAN
Duemila anni ...
di GRAZIANO
TAVAN
Duemila anni fa le hanno costruite per controllare il
territorio. Le hanno chiamate Annia, Popilia, Claudia
Augusta, Postumia... a celebrare nei secoli il nome del
console o del magistrato che le ha realizzate o
promosse.
Le calpestarono eserciti di legionari prima e di mercanti
poi. Ora le potrebbero ripercorrere nuovi eserciti,
sicuramente meno grossi ma certo altrettanto agguerriti: i
viaggiatori. Sono armati di guide e fotocamera, decisi a
fissare un lacerto di storia, un angolo di natura
incontaminato, una testimonianza del nostro passato.
I viaggiatori sono un qualcosa di più del turista. Vanno
alla ricerca di mete più inusuali, strade meno battute.
Come quelle consolari romane.
Ne sono convinti la Provincia di Venezia e l'Azienda
di promozione turistica che ieri mattina, ad Altino, al
centro civico di fronte al museo archeologico nazionale,
hanno promosso il seminario "Itinerari culturali in
provincia di Venezia: nuove opportunità per il
turismo", con amministratori, esperti e tecnici.
E la scelta di Altino non è stata casuale. L'antico
"municipium" romano, e prima ancora il grande
emporio con santuario di veneti antichi, è oggi in
posizione strategica rispetto alle grandi strade consolari
romane e agli itinerari culturali che da esse o lungo di
esse potrebbero svilupparsi e irradiarsi in tutta la
terraferma veneziana.
Con questo spirito si è mossa l'idea di realizzare
l'opuscolo "Le
strade dei romani",
un'agile guida che l'assessore provinciale al Turismo, Danilo
Lunardelli, ha presentato ieri al convegno altinate.
Su un lato della pubblicazione si fa la conoscenza delle
antiche vie consolari romane che si dipanano sul territorio,
dall'altro si scoprono città e musei che si possono
visitare da Adria fino ad Aquileia e Oderzo.
Tra le "calli" di Chioggia si può così trovare
un ittiosauro di 150 milioni di anni fa; a Lova di Campagna
Lupia gli anelli d'oro dei veneti antichi; sull'isola
di Torcello apprezzare l'approdo lagunare di molte vie
d'acqua;
a San Donà di Piave studiare la trasformazione del
territorio nei secoli; a Concordia le arcate di un antico
ponte romano.
E al centro di tutto sta Altino con il suo museo
nazionale. «Altino potrebbe essere il valore aggiunto per
un turismo culturale alle porte di Venezia che vuole
inoltrarsi in nuovi itinerari», è intervenuta il direttore
del museo nazionale altinate, Margherita Tirelli, «ma
è proprio il museo che rischia di essere l'anello debole di
questo "sistema" destinato entrare in rete con le
altre istituzioni culturali della terraferma e della laguna».
L'archeologa lancia l'allarme. «Il nuovo museo è sempre lì
che attende di essere allestito. Ma anche stavolta gli
annunciati e garantiti finanziamenti non sono arrivati. Così
tutta la struttura langue e non se ne vede l'ultimazione».
Peccato. Visti l'interesse e l'attenzione che Altino
suscita, non solo da università e amministrazioni
pubbliche. Pensiamo solo ai due grandi progetti in cui è
stata inserita l'area archeologica altinate: "il coast
to coast", progetto interregionale, che prevede la
musealizzazione del portico del museo con l'esposizione
delle iscrizioni del recinto funerario (uno sponsor curerà
il restauro dell'edificio); e il " via
Annia",
con capofila il Comune di Quarto di Altino per la
valorizzazione delle aree archeologico-culturali toccate
dalla grande strada romana.
«In attesa di ultimare il nuovo museo», continua
polemica Margherita Tirelli, «sarebbe già importante
attrezzare meglio l'attuale sede espositiva.
Manca ancora un bookshop e una caffeteria, servizi
essenziali in una struttura che vuole aprirsi il più
possibile al grande pubblico (oggi più di 9mila visitatori
l'anno, e molti sono studenti). Noi, come ente ministeriale
non possiamo vendere o avere attività di lucro.
Qui servirebbe un intervento dell'ammnistrazione comunale.
Lo spazio disponibile ci sarebbe». E con il supporto dell'Apt
si potrebbe inserire Altino in un "pacchetto" che
prevede anche Torcello, raggiungibile via acqua con un
battello dal vicino Sile, recuperando così un vecchio
percorso che ha sempre unito l'isola con la foce del fiume.
«Già con l'Azienda di promozione turistica c'è stata una
buona collaborazione in passato in occcasione
dell'allestimento di mostre tematiche a Jesolo nel '94, e a
Venezia nel 2000. Ma non ci si può limitare al periodo
delle mostre, la promozione deve essere più presente nel
tempo».
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Sono
state le autostrade del mondo antico |
LA
VIA ANNIA
Costruita
nel 153 a.C. dal console Tito Annio Rusco, è una delle
grandi strade (con la Postumia) che collegavano il mondo
romano con il Veneto. Seguendo l'arco nordadriatico,
collegava Adria ad Aquileia toccando Padova, Altino e
Concordia.
LA
VIA POPILIA
Aperta
nel 132 a.C. dal console Publio Popilio Lenate per
prolungare,oltre Rimini, la via Flaminia. Collegava Adria ad
Altino. Oggi è la Romea
LA
VIA CLAUDIA AUGUSTA
L'antica
strada venne tracciata nel I sec. a.C. dal generale romano
Druso e in seguito completata dal figlio, l'imperatore
Claudio, per collegare i porti adriatici con le pianure
danubiane. Andava da Altino alla moderna Augsburg fino al
Danubio.
LA
VIA POSTUMIA
Costruita
nel 148 a.C. dal console Spurio Postumio Albino collegava
Genova ad Aquileia (cioè Tirreno e Adriatico), attraverso
Verona, Vicenza, Oderzo, Concordia, Aquileia.
Quattro
itinerari per l'archeologia |
Un agile
strumento per scoprire, o riscoprire, le presenze
archeologiche dei Veneti antichi conservate nei musei della
regione: è una agile guida (una ventina di pagine in tutto)
che la Regione ha recentemente dato alle stampe, proponendo
ai visitatori, e in particolare alle scuole, quattro
itinerari: il primo ripercorre le anse del Piave e dei suoi
affluenti per vedere da vicino come si è sviluppata la
raffinata abilità metallurgica dei Veneti antichi (musei da
visitare quelli di Padova, di Montebelluna, di Mel, di Pieve
di Cadore, col suo straordinario sito archeologico di Lagole
e con gli eccezionali reperti conservati nel museo della
Magnifica Comunità di Cadore); allungando lo sguardo,
meritano una sosta i musei di Altino
(Venezia), di Treviso, di Oderzo, di Vittorio Veneto e di
Belluno. Il secondo itinerario è stanziale perchè non si
allontana da Este, nel padovano, considerata "città
madre" dei Veneti antichi grazie alle scoperte
archeologiche che dal 1876 si sono susseguite a ritmo
intenso, oggi conservate nel vasto e articolato museo
nazionale atestino; allungando lo sguardo, si può includere
nella visita la vicina Montagnana e Cervarese Santa Croce.
Il terzo itinerario fa accostare il territorio posto tra
l'antico corso dell'Adige e il fiume Tartaro fino ai confini
dello "Stato veneto", un corridoio privilegiato
nel popolamento di pianura lungo il primo millennio avanti
Cristo. I luoghi di sosta sono Legnago, col suo recente
Centro Ambientale Archeologico, Verona e il suo museo civico
di storia naturale, e Cologna Veneta, sempre nel veronese;
ma si può allungare lo sguardo fino ad Adria, a Rovigo e ad
Ariano Polesine. L'ultimo itinerario proposto suggerisce una
sosta a Vicenza, al museo civico archeologico e
naturalistico, che dedica ai Veneti antichi una grande sala,
a Montecchio Maggiore, a Santorso e a Bostel di Rotzo, tutti
nel vicentino.
Un opuscolo
aggiornato, dunque, che fornisce sicuri elementi di
conoscenza sugli insediamenti dell'antico popolo veneto
nella regione che da esso ha preso il nome. Peccato,
veramente!, che la cartina geografica che chiude la bella
guida abbia trascurato, nel primo itinerario, di indicare,
sia in mappa che in legenda, Pieve di Cadore. Una
dimenticanza che proprio per la gradevole completezza dei
dati essenziali andava evitata.
Bortolo De Vido
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