29 Ottobre 2006
PARCO
Azione giudiziaria al Tar del Lazio
per bloccare il progetto |
Ricorso
popolare per S. Giuliano |
Ricorso
al Tar del Lazio.
Di tutti i cittadini
elettori.
Entro il 15 novembre.
E'
questa la linea scelta dai Comitati
dei cittadini che hanno promosso
l'assemblea dell'altro giorno al
Toniolo sul parco di San Giuliano.
Il
sindaco Massimo Cacciari ha indicato
due soluzioni possibili per evitare
che si costruisca in Punta San
Giuliano, ma se quelle soluzioni non
vengono perfezionate entro il 15
novembre, da quel momento le ditte di
Punta San Giuliano acquisiscono il
diritto di andare avanti con il loro
progetto.
Ed è il motivo che spinge
le Associazioni e i Comitati a
chiamare a raccolta i cittadini che
vogliono firmare il ricorso al Tar
contro il progetto. Il ricorso sarà
preparato dagli avvocati Alfiero
Farinea e Piero Pozzan sia per conto
delle associazioni ambientaliste sia
per conto dei cittadini.
Viene
utilizzata infatti una norma del testo
unico Enti locali che prevede la
possibilità per qualsiasi cittadino
di fare ricorso contro un atto che
ritiene lesivo dei suoi diritti, anche
al posto del Comune. In questo modo,
dicono i Comitati, intanto si congela
il provvedimento e si evita che le
ditte di Punta San Giuliano possano
poi accampare il diritto di costruire,
magari chiedendo i danni al Comune se
non lo fa.
E questo darà allo stesso
Comune tempo in più per cercare la
soluzione nel caso saltasse anche
l'ipotesi di Italiana Coke o dell'Api.
Vuol dire, nella sostanza, che i
Comitati danno credito al sindaco
quando dice di voler trovare
l'alternativa, ma temono che i tempi
siano troppo stretti - venti giorni.
Quindi "ritenendo improbabile una
risoluzione della vicenda, che porti
al superamento dell'ordinanza emanata
dal Sindaco nella veste di Commissario
di Governo entro il 15 di novembre,
data della scadenza dei termini di
legge per impugnare la sententa presso
le autorità competenti, ritengono
necessario garantire i cittadini nel
caso di una non positiva risoluzione
della rilocazione delle attività,
attraverso un'azione popolare di
ricorso al Tar del Lazio." -
scrivono in un comunicato.
E per
questo motivo nei prossimi giorni sarà
riconvocata un'assemblea delle
associazioni e dei cittadini per
avviare la procedura del ricorso. |
29
Ottobre 2006
Il
caso San Giuliano.
Quindicimila metri quadri da trovare
subito a Porto Marghera. Vecchiato: «La vera soluzione è
l’Italiana Coke»
L’assemblea salva-parco ricorre al
Tar
Azione popolare in attesa che il
Comune trovi un sito alternativo per le ditte
San Giuliano, comitati
e associazioni si rivolgono al Tar del Lazio.
I promotori della grande assemblea salva-parco al teatro
Toniolo, in cui è emerso il no della città alla
permanenza di attività commerciali lungo la Punta di San
Giuliano, avvieranno una azione popolare presso il
Tribunale amministrativo. Una azione di tutela: la
soluzione alternativa, promessa da Cacciari per ”sanare
la ferita”, non arriverà prima del 15 novembre, termine
ultimo per impugnare il provvedimento del commissario.
«Prendiamo atto, con soddisfazione,
dell’impegno del sindaco a ”sanare la ferita”
attraverso la ricerca di un sito alternativo dove
ricollocare le attività produttive e permettendone la
legittima prosecuzione - spiegano i promotori della grande
assemblea di venerdì - Tuttavia, ritenendo improbabile
una risoluzione della vicenda che porti al superamento
dell’ordinanza emanata dal sindaco, nella veste di
commissario di governo, entro il 15 novembre, data di
scadenza dei termini di legge per impugnare la sentenza
presso le autorità competenti, riteniamo necessario
garantire i cittadini nel caso di una non positiva
risoluzione della rilocazione delle attività, attraverso
una azione popolare di ricorso al Tar del Lazio».
E’ ufficiale, associazioni e movimenti si
rivolgeranno alla magistratura per bloccare l’ordinanza
che consente alle 18 ditte di San Giuliano di restare a
lavorare fronte parco. Se poi arriverà una soluzione
positiva, c’è sempre tempo per ritirare il ricorso.
Azione popolare. I comitati promuoveranno una
azione popolare, norma poco nota con cui i cittadini
possono ricorrere al Tar per tutelare gli interessi del
loro Comune. «Il Comune di Venezia - spiega l’avvocato
Angelo Pozzan, ex difensore civico del Comune - è stato
leso dal progetto approvato dal commissario in quanto è
stato espropriato della sua podestà di pianificare. I
cittadini con l’azione popolare si sostituiscono al
Comune e presentano un ricorso contro il commissario al
moto ondoso, che è un organo governativo». L’azione
sarà organizzata in una assemblea di associazioni e
cittadini che si svolgerà a breve per avviare le
procedure del ricorso: si parte da una raccolta di firme.
Nel frattempo l’assemblea salva-parco invita il
Consiglio comunale veneziano «ad adoperarsi, con tutti
gli strumenti previsti dalla legge, affinchè durante la
ricerca di un sito alternativo, l’ordinanza emanata dal
Commissario sia superata da un pronunciamento
dell’organo eletto dai cittadini».
Come uscirne?. L’ordinanza del commissario
che consente agli operatori di San Giuliano di restare
dove sono, con in mano un progetto approvato per nuove
cavane e viabilità da 20 milioni di euro, infatti puo’
essere modificata con un atto del Consiglio dei ministri
(visto che un provvedimento del vicesindaco ha poi
mantenuto per il commissario al moto ondoso solo una
funzione di vigilanza in virtu’ di una emergenza in via
di risoluzione, spiega ancora l’avvocato Pozzan) o dal
Consiglio Comunale che potrebbe approvare una variante al
progetto contestato.
Fattibili invece da subito modifiche, come ha
annunciato il sindaco, per ridurre ingombri e altezze.
Importante sarà capire anche come si muoveranno in futuro
gli operatori di San Giuliano: potrebbero anche scegliere
di tutelarsi se una variante sarà votata dal Consiglio
comunale, rivolgendosi pure loro al Tar per difendere il
loro diritto: ovvero il progetto per le nuove cavane, che
è sulla carta oggi già esecutivo (in attesa dei permessi
a costruire). Ed è noto che le ditte preferirebbero
restare dove sono e non traslocare altrove. Da qui la
necessità impellente per la giunta Cacciari di arrivare
al più presto ad una positiva mediazione tra le parti in
causa.
L’ipotesi Italiana Coke. La palla passa ora
nelle mani della commissione presieduta dal capo di
gabinetto Calligaro. L’ultima spiaggia per risolvere la
vicenda si chiama Italiana Coke, spiega l’assessore
all’Urbanistica Vecchiato che la ritiene ben più
percorribile dell’ipotesi Api, anch’essa dentro al
perimetro del grande parco disegnato da Di Mambro. «La
zona industriale è l’unica alternativa», dice
Vecchiato che poi assicura che la prossima settimana
incontrerà l’amministratore delegato della Italiana
Coke per valutare la sua disponibilità ad un confronto.
145 mila metri quadri della vasta proprietà di Porto
Marghera sono vincolati dal Prg adinterscambio merci. Alle
ditte di San Giuliano ne bastano 15 mila. Spiega Vecchiato
che l’amministrazione comunale dovrà sondare la
disponibilità di proprietari ed operatori, valutare i
costi dell’operazione, compresi quelli delle bonifiche.
Per autorizzare sul canale industriale il passaggio delle
barche degli operatori servirà un via libera della
Capitaneria di Porto, che non appare impossibile. «Faremo
tutte le verifiche che servono e i risultati li porterò
subito all’attenzione del sindaco. Se serve, ci sediamo
tutti attorno ad un tavolo per tirare le somme. Speriamo
che il clima nel frattempo si raffreddi un attimo»,
auspica l’assessore.
MITIA
CHIARIN |