Italia,
Venezia
Scoperte
nell'Isola delle Statue le più antiche tracce umane nella
laguna veneziana
15 Gennaio
2009 scritto da Martina Calogero.
Qualche
mese fa gli archeologi del Nucleo Archeologia Umida
Subacquea della Soprintendenza Archeologica per il Veneto
(Nausicaa) hanno scoperto le più antiche tracce
dell’uomo nel territorio attualmente occupato dalla
laguna veneziana, presso l’isola delle Statue, prossima
a San Giuliano, non distante dal lembo di terra del Ponte
della Libertà. Finora, si aveva conoscenza di due episodi
simili soltanto nell’entroterra di Mestre, ma mai tanto
vicino all’odierna zona della laguna.
Il
ritrovamento è costituito da circa quindici utensili da
lavoro, fatti di selce, e alcuni frammenti: sono i grattoi,
ovvero selci rese affilate per la conciatura delle pelli o
per il taglio delle carni degli animali a cui davano la
caccia; oppure i bulini, cioè una sorta di scalpelli,
fatti sempre con la selce, che si innestavano,
probabilmente, sopra a un bastone e rappresentavano la
parte acuminata.
La cosa di maggior interesse è che
questi strumenti vennero lavorate da mani umane 12 mila
anni addietro, quindi risalgono al 10000 a.C., al
Mesolitico, l’epoca intermedia dell’età della pietra.
Quindi, ai bordi dell’odierna laguna riappare la piena
preistoria.
Lo
studioso Francesco Tiboni, l’archeologo che è stato
coinvolto in maniera più diretta dalla scoperta, ha
spiegato che il ritrovamento nasce da una segnalazione,
che notificava la presenza di oggetti in selce, che la
Sovrintendenza ha ricevuto all’inizio di alcuni lavori.
Così, l’equipe di studiosi, dopo aver verificato e
provato che l’indicazione era veritiera, ha incominciato
a scavare nel canale che si trova vicino all’isola e ha
reperito i manufatti a poco più di 5 m di profondità:
ancora selci, piantate nel terreno, una superficie dura e
difficile da intaccare che coincide con ciò che in laguna
è denominato “caranto”.
Si
tratta di un’antica officina per intagliare la selce?
Difatti, a una profondità di più di 5 m è collocato il
livello del suolo che, molto probabilmente, i nostri
antenati di 12 mila anni fa calpestavano. L’archeologo
Tiboni conferma quest’ipotesi dicendo che per via della
concentrazione dei manufatti trovati è possibile che in
quel sito sorgesse un luogo dove si lavorava la selce.
Invece, non sono state trovate capanne o tracce di
insediamento.
Però,
continua lo studioso, l’assenza di costruzioni è
completamente normale visto che i nostri progenitori
preistorici erano riuniti in ridotti clan nomadi che
abitavano in grotte e anfratti. Questi uomini sussistevano
cacciando e raccogliendo vegetali, frutti commestibili e
erbe, e si fermavano in un determinato posto fino a quando
poteva assicurargli risorse.
Il
ritrovamento delle selci appartenenti all’uomo del
Mesolitico non è stato l’unico avvenuto all’isola
della Statue. Gli archeologi hanno anche portato alla luce
una punta di freccia d’epoca neolitica (5 mila anni fa
circa) e alcuni frammenti di ceramiche del periodo
medievale. Questo fa pensare, sebbene per il momento sono
soltanto congetture da verificare con certezza, che nella
zona della laguna, sia esistita una continua presenza
umana dall’epoca preistorica ai secoli più prossimi al
nostro.
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