CIRCOLO VELICO CASANOVA

P.ta San Giuliano - Mestre Venezia

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Lunedì, 14 Agosto 2000
L’uomo rinascimentale ha vinto la guerra contro l’interrimento ma ha aperto una nuova fase: i marmi sono percossi da onde dissolutrici
Cessata la paura della palude cresce la morsa del mare
Se a un veneziano del '600 fosse stato predetto l'avvento di un'epoca in cui l'acqua del mare, introducendosi copiosa nei porti, avrebbe infine liberato la laguna di fanghi, canneti e paludi, quel veneziano avrebbe esultato di gioia, potendo immaginare il termine di una lotta e di un'ossessione contro la quale sembrava non esserci soluzione. Non più canali invasi dal fango, non più dissanguanti campagne per l'escavazione di fondali che di giorno in giorno lievitavano verso la superficie, non più imbarcazioni arenate su scanni e dossi di mota o bastimenti in attesa dell'alta marea per transitare attraverso porti dal corso via via sempre più sinuoso e contorto.

La laguna ideale sognata da quel veneziano d'epoca barocca, che nel commercio e nella navigazione aveva la sua prima fonte di ricchezza era ricca di acque limpide e scorrenti veloci in canali rettilinei e di fondale sicuro, poiché la velocità sostenuta delle correnti di marea è la prima condizione per l'automantenimento delle vie d'acqua, applicazione della massima secondo cui "gran porto fa gran laguna", ma fa anche la salute dell'aria e della città. Finalmente la laguna liberata dai perniciosi canneti e dalle paludi nelle quali si annida e cova il nemico da abbattere, il fango che qui ha fatto la propria residenza, e da dove silenziosamente parte verso la città stessa stringendola in una morsa soffocante e paralizzante.

Il problema principale per il cittadino e commerciante veneziano del XVII secolo, e ancor più per quello del secolo dei lumi, non era nelle acque alte, fenomeno occasionale e di scarsa incidenza economica, ma quello opposto dei fanghi alti e sempre più alti e ingombranti, cui un'opera continua e disperata di escavazione non riesciva a far fronte. Ingenti risorse economiche erano destinate alla liberazione del fango dai canali, lotta e nemico che impegnò la Serenissima quasi più della guerra contro i turchi.

Nell'idraulica secentesca il fango figurava occludere - come vuole la tradizionale analogia laguna/corpo umano - le vene e le arterie del sistema circolatorio dei canali, dilatando ed espandendo oltremisura la laguna morta (regno dell'acqua dolce e della palude) a scapito della viva (animata dal moto benefico delle acque salse). Ma emboli di sabbia erano generati anche dal mare che nell'azione di erosione lungo le spiagge trasportava il proprio carico e lo depositava attorno alle bocche di porto in un arabesco di banchi sabbiosi e "scani" in perpetuo movimento.

Mentre si continuava velleitariamente a cavare fango con "edifici" sempre più perfezionati, vi era chi consigliava di dividere drasticamente in due la laguna, sì da separare le acque dolci dalle salse, la laguna morta dalla viva, con un canale orizzontale da nord verso sud, o con una lunga palificata. Di segno contrario invece l'opera, attuata nei primi anni del Seicento, dei cosiddetti tagli Garzoni (dal nome del sovrintendente ai lavori), aperture praticate lungo le barene e le paludi per vivificare la laguna morta e aprirla allo scorrere liberatorio delle acque, intervento nel quale furono impiegati centinaia di "guastadori" fatti giungere dalla terraferma. Secondo il parere degli idraulici più avveduti del tempo i tagli Garzoni peggiorarono la situazione. Non restava dunque che scavare a oltranza badando a depositare i fanghi da smaltire il più possibile lontano dalla costa.

La storia ci porta al tempo in cui la guerra contro l'interrimento è stata vinta. Nel breve giro di qualche decennio il corso della laguna ha preso però un segno contrario. Il fango è stato estromesso, il mare ne ha occupato il posto. Il cittadino tardo-rinascimentale della Repubblica di San Marco guarderebbe ora con sgomento le fondamenta cittadine attorniate da vortici, i marmi e i mattoni percossi da onde e sfregati da correnti impetuose, nuova e diversa ma assai più pericolosa morsa d'acqua.

Fausto Sartori

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