Tanto
per cominciare: c'è una sola autorità, la Port of London
Authority, che regola tutto il traffico acqueo sul Tamigi nella
zona di Londra e in quelle circostanti. Essa ha messo a punto un
regolamento: sono 19 regole, che includono anche la legislazione
internazionale sulla navigazione (precedenze, luci, casi
particolari). Il regolamento è incluso in un volumetto che viene
pubblicato con disegni e illustrazioni. Ogni utente del Tamigi è
obbligato a conoscerlo.
Ma c'è di più.
Per i diportisti, l'Autorità ha prediposto un altro libretto,
ancora più agile. «Guida del diportista per la navigazione sul
Tamigi»: 46 semplici pagine, chiare e corredate da molte
illustrazioni. È ricco di «consigli pratici» che riassumono
anche regole riguardanti i segnali acustici e luminosi.
Infine, una
notizia che interessa i veneziani: su tutte le acque in questione
c'è un unico limite di velocità: 8 nodi (circa 15 chilometri
all'ora). Ma si aggiunge: «Anche a otto nodi molti scafi possono
creare un moto ondoso inaccettabile e per essi vale l'obbligo di
ridurre ulteriormente la velocità nelle vicinanze di mezzi più
piccoli, per garantire che nessun danno a persone o cose possa
essere causato da onde eccessive». La pena è una multa fino a
otto milioni di lire.
Chi sia mai
capitato in barca dalle parti di Sant'Elena, del canale della
Giudecca, di Murano o di Tessera non potrà che pensare a quanto
si arricchirebbero le casse degli enti locali se una simile misura
fosse adottata anche dalle nostre parti. E vien da chiedersi quali
misure l'Autorità avrebbe adottato se sulle rive del Tamigi
soregessero case e palazzi del valore storico e artistico di
quelli veneziani.
Ormai sappiamo
tutti che Venezia è abbandonata all'arbitrio di piccoli e grandi
pirati dell'acqua e della strada. Che si è trasformata nel regno
della volgarità, dell'incuria e del pressapochismo. Che la
polizia non osa entrare al Tronchetto e che le ragioni
commerciali, di un piccolo commercio miope ed egoista, hanno
rovinato una città che non è più vivibile.
Però i cittadini
hanno il diritto, forse il dovere di insistere. A quando, caro
Magistrato alle acque, caro Comune di Venezia, cara Capitaneria di
porto, la pubblicazione di un libretto che almeno sulla carta
lanci un segnale di attenzione ai problemi del traffico acqueo? Si
avrebbe almeno l'illusione che la laguna non è proprio
completamente abbandonata a se stessa.
* Presidente di
Pax in Aqua
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