Protesta
spontanea, dettata dall'esasperazione, ieri pomeriggio da parte
dei gondolieri del Danieli, per l'incessante moto ondoso
che trasforma il Bacino di San Marco in un mare impazzito. Nel
cuore delle memorie storiche della città, dove basterebbe un
vigile di cartone per riportare una parvenza d'ordine, la totale
assenza di qualsivoglia controllo trasforma taxi, lancioni Gran
Turismo e mezzi Actv in vere barche da pirati, indifferenti a
tutto se non al correre sempre più forte.I ferrei controlli
garantiti in occasione della Mostra del Cinema dal prefetto,
Vincenzo Barbati, non si sono notati, e ieri i gondolieri non ci
hanno visto più, e per mezzora, coi colleghi del Molo a dare
manforte, hanno improvvisato un carosello di gondole davanti alla
riva degli Schiavoni, dopo aver avvisato i carabinieri.Le forze
dell'ordine come per incanto allora si sono viste: carabinieri,
appunto, polizia, vigili urbani. E come per miracolo, tutti hanno
cominciato ad andare piano («Se fossimo in Sicilia li
chiamerebbero "omminicchi"» ironizzava un gondoliere),
e lentamente il moto ondoso s'è calmato. Placato no, perché
come in un mare dopo la tempesta la risacca è destinata a durare
a lungo, così l'onda in Bacino non si quieta mai. «Ma per noi
questo è un olio», gridava un altro gondoliere, come in
ascensore sulla poppa della sua gondola.
«Stamattina è
venuto un pontone da 25 tonnellate per piantare le paline, e
neppure su quello si riusciva a restare in piedi», racconta
esasperato Franco Mazzon, uno dei bancali dello stazio. «I marmi
della riva stanno venendo giù dappertutto, San Giorgio sta
crollando - aggiunge Roberto Orio, un altro gondoliere - ma
nessuno fa nulla. Per qualche tempo è venuta una barca fissa dei
vigili - spiega ancora - e a qualcosa serviva, poi è cambiata
l'amministrazione e non s'è più vista».
Un gondoliere
racconta irato d'essere costretto a cambiarsi due paia di
pantaloni al giorno, perché sono sempre bagnati. «Tòca, tòca»
dice, indicando le braghe fradice. Un altro racconta che la sera
non riesce neanche a fare i ponti per tornare a casa, da tanto gli
dolgono le gambe. «Ma il vero problema è di sicurezza - aggiunge
ancora Orio -: non trasportiamo mica patate, ma persone»!
Tutti i
gondolieri battono sul tasto dei controlli. «Ci sono regole di
navigazione, di potenze, di stazze, ma nessuno rispetta nulla -
accusa Roberto Vedova, un altro dei "pope" del Danieli -
e la città viene giù! Da operatore e da cittadino a questo punto
vorrei che qualcuno ci dicesse chiaramente che non interessa nulla
a nessuno, che almeno ci mettiamo il cuore in pace e ci adeguiamo».
Cessata la
protesta, pian piano lo spiegamento di forze dell'ordine s'è
dissolto, e tutto in breve è tornato alla "normalità".
«Ohe, ohe, eviva, varda» è stato il commiato dei gondolieri al
cronista che s'allontanava, mentre un'ondata potentissima
scagliava i ferri delle gondole almeno un metro e mezzo oltre il
ciglio della riva...
Silvio Testa
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