Un unico limite di
velocità in tutta la laguna. Un limite di soli 8 chilometri
all'ora per tutte le imbarcazioni, con la sola eccezione dei mezzi
Actv in servizio pubblico di linea, i quali potrebbero toccare gli
11 chilometri all'ora (6 nodi), scendendo però a 7 in zone
particolarmente delicate.
È la richiesta
che Pax in Aqua, con l'appoggio degli organismi direttivi
nazionali di Italia Nostra, del Wwf, dei Vas (Verdi ambiente
società) e del Comitato veneziano Certosa Sant'Andrea, ha
presentato in forma di delibera di modifica e di unificazione
delle norme vigenti a tutti i membri che partecipano in forma
istituzionale al Comitatone, per porre fine al bailamme delle
competenze e delle norme che "vigono" in laguna.
Tale delibera
dovrebbe venire assunta nella prossima riunione dell'organismo
interministeriale, presieduto dal presidente del Consiglio dei
ministri, che coordina e indirizza la salvaguardia di Venezia.
La delibera
prevede altresì che in tutti i rii e i canali interni di Venezia,
nell'Osellino e nel Dese e in tutte le aree più vulnerabili della
laguna, il limite di velocità venga fissato in 5 chilometri
all'ora. Per le navi in entrata e in uscita dal porto, invece,
verrebbe confermata la velocità di 6 nodi, disposta dal
Regolamento del servizio marittimo fin dal 1939.
La delibera poi
dispone che tutte le autorità competenti sul traffico lagunare
emettano entro 60 giorni le relative ordinanze, affiggendo lungo
ogni percorso le segnalazioni coi limiti di velocità e
organizzando un sistema integrato di controlli, con «l'imposizione
di sanzioni unificate, certe e di rilievo per i trasgressori».
Il testo del
provvedimento è già stato inviato anche al sindaco, Paolo Costa,
alla presidente del consiglio comunale, Mara Rumiz, a tutti i
capigruppo del consiglio comunale, con l'intento che i suoi
contenuti vengano discussi nella prima seduta utile e, se
approvati, appoggiati con un ordine del giorno che dia mandato al
sindaco di sostenerli in Comitatone.«Data la molteplicità delle
competenze sul traffico lagunare - spiega nella sua nota il
presidente di Pax in Aqua, Paolo Lanapoppi - il Comitatone è
stato individuato come l'autorità che può impegnare i vari enti
ad emettere ordinanze capaci di unificare almeno in parte gli
sforzi di tutti». Il problema del traffico acqueo, rileva
Lanapoppi, ha sicuramente molti aspetti, «ma nell'impossibilità
di deliberare rapidamente e in modo efficiente su tutti, è stato
puntualizzato quello più urgente: limiti di velocità e relativi
controlli».
Nelle premesse
alla delibera, Pax in Aqua, assieme a Italia Nostra, Wwf, Vas,
Comitato Certosa, sottolinea l'aumento esponenziale del traffico a
motore negli ultimi decenni, il rischio di crolli e indebolimenti
statici cui vengono esposti rive, case e palazzi, l'impossibilità
e il pericolo di circolazione per le imbarcazioni minori, o per
quelle a remi e a vela. «Sopralzi di fondali - scrivono ancora le
associazioni - difese e ricostruzioni di barene, marginamenti di
isole, rifacimenti di rive, riparazioni di danni a edifici,
gravano sul bilancio dello Stato italiano per centinaia di
miliardi all'anno, mentre l'azione e la spesa devono puntare a
evitare i guasti all'origine».
A sostegno della
proposta è già intervenuto con un'interrogazione al presidente
del Consiglio e ai ministri dell'Ambiente, dei Lavori pubblici,
dei Trasporti e della navigazione, anche il senatore veneziano
Giorgio Sarto (Verdi).«L'attuazione della proposta di Pax in Aqua
- ha scritto Sarto - costituirebbe un atto utile e necessario per
la salvaguardia ambientale e per la buona amministrazione delle
risorse per Venezia, in quanto la spesa richiesta sarebbe di gran
lunga minore delle decine di miliardi spese per riparare ai danni
provocati dal moto ondoso stesso». Oltretutto, aggiunge Sarto,
con interventi incompatibili coi caratteri dell'ambiente e della
tradizione, come nel caso di Torcello.
Silvio Testa
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