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Tutti i veleni della
laguna
Magistrato
alle acque, la mappa degli scarichi
IL DOSSIER Il primo rapporto sugli inquinanti
di Alberto Vitucci
Quasi due miliardi di metri cubi di reflui ogni anno, 24 mila tonnellate
di solfati, centinaia di tonnellate di zinco, fosforo, azoto.
E grandi quantità di sostanze velenose e cancerogene come i
composti del cloro, il nichel, l' arsenico.
Sono alcuni dei dati che si
ricavano dal primo rapporto sugli scarichi della sezione antinquinamento
del Magistrato.
Per la prima volta una mappa dettagliata degli scarichi industriali che
versano reflui e acque di raffreddamento in laguna, che sono stati censiti
e catalogati. Dati relativi all'anno 1999, pubblicati in questi giorni in
volume e inviati a enti e istituzioni che si occupano di salvaguardia e
tutela della laguna.
Che hanno ora uno strumento almeno per conoscere entità fino a qualche
anno fa coperte dal mistero.
Per trent'anni industrie di Porto Marghera e privati hanno scaricato
nell'aria ma anche in laguna ogni tipo di veleni. Rifiuti tossico nocivi,
a volte radioattivi, spesso scaricati direttamente nelle acque dagli
insediamenti industriali, o sepolti sotto qualche metro di terra.
Un panorama inquietante, su cui solo recentemente la magistratura ha
aperto uno spiraglio con le inchieste del pm Felice Casson e gli allarmi
lanciati dagli ambientalisti e dalle associazioni dei cittadini.
Nell'aprile del 1998, dopo lunghe polemiche e bracci di ferro tra le
industrie chimiche e il ministero per l'Ambiente, è stato emanato il
decreto Ronchi-Costa, che prevede nuovi limiti per l'inquinamento e
l'istituzione di controlli fino a quel momento quasi inesistenti.
Nel corso del 1999 i tecnici del Magistrato alle Acque hanno effettuato
400 controlli degli scarichi, con 3800 campionature e l'istituzione di
quattro reti fisse di monitoraggio nei canali industriali.
Gli scarichi rilevati sono stati 117, di cui 19 permanenti.
Tra questi, cinque sono le
centrali termoelettriche, uno è il grande impianto di depurazione di
Fusina ora gestito dall'Aspiv, le altre sono industrie chimiche. Nel
rapporto finale del Magistrato alle Acque sono anche indicati «gli
insediamenti dell'area di Porto Marghera i cui scarichi continui producono
il maggior carico inquinante in laguna». Sono il depuratore Aspiv, lo
stabilimento petrolchimico, la raffineria Agip, la centrale Edison di
Marghera Levante, l'Afv (Acciaierie e ferriere vicentine) per gli scarichi
oleosi.
Nel corso del 1999 sono state scaricate in laguna dall'area di Porto
Marghera 450 tonnellate di azoto, in gran parte nitrati provenienti dagli
impianti di depurazione dell'Aspiv e dallo stabilimento petrolchimico. 330
le tonnellate di fluoruri, quasi tutti in uscita dallo scarico SM12 del
petrolchimico che produce acido fluoridrico, 15 infine le tonnellate di
fosforo.
Per quanto riguarda i metalli, il carico maggiore è dovuto al ferro (55
tonnellate l'anno), seguito dallo zinco (12 tonnellate). Notevoli anche le
quantità complessive di altri elementi, a cominciare dal nichel (una
tonnellata), il cadmio (60 chilogrammi) e il mercurio (8 chilogrammi).
Quantità notevoli, che ora dovranno essere monitorate per vederne la
rispondenza al decreto Ronchi Costa.
Più difficoltosa l'indagine per i microinquinanti organici, presenti in
vicinanza degli scarichi del Petrolchimico, della Raffineria Agip e
dell'impianto di depurazione dell'Aspiv. In questi casi, scrivono i
tecnici, le quantità globali ammontano a qualche decina di chilogrammi
per gli Ipa (Idrocarburi policlici aromatici) e decine di milligrammi
(altamente tossici e cancerogeni) per le diossine. Quattro infine le
tonnellate di solventi clorurati (associati alle produzioni di idrocarburi
clorurati e fluorurati) rilevati quasi esclusivamente in vicinanza dello
scarico SM2 del Petrolchimico.
Inquinanti industriali.
A cui vanno aggiunti gli scarichi occasionali (industrie sparse nel
territorio, concimi agricoli, discariche) che portano reflui soprattutto
in condizioni di tempo piovoso.
«E potrebbero rappresentare», scrivono i tecnici del Magistrato alle
Acque, «una quota non indifferente del carico prodotto dall'intera area».
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