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di
ALESSANDRA CARINI - La Repubblica 11 Settembre 2000 - Affari & Finanza
Thatcher
della Laguna, per la sua determinazíone e per la fama dì tagliatrice di
teste che si è fatta in pochi mesi. Ma con la Lady di ferro condìvìde
assaì poco. Ilaria
Bramezza è giovane, appena 35 anni, carina, ha due occhi azzurri e
taglientì, un viso da studentessa e modì geutili. Tutte le sere, appena
fìnìto di lavorare in ufficio, infila la sua tuta da jogging e corre
sulle fondamenta lungo la laguna su e giù per i ponti. Nel firmamento immobile delle strutture burocratiche comunali deve essere apparsa poco meno dì un marzíano venuto da un'altra galassia: chi avrebbe mai potuto immaginare che ad una donna così giovane sarebbe stato affidato il ruolo di city manager o meglio di governatore di una cíttà difficile come Venezía? |
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Da
giugno, da quando il sindaco Paolo Costa la ha nominata direttore generale dei
Comune, parecchie tempeste si sono addensate sul suo capo. Prima le polemiche
intorno al suo stipendio: non sono troppi 250 milioni per il suo íncarico e la
sua età? Poi sul piglio con il quale sta affrontando la riorganizzazione della
struttura comunale: ruolo dei dirigenti rivisti, uffici riorganizzati, gente
spostata, controlli e responsabilizzazione sul lavoro e sulle pratiche.
Risultato: accuse e minacce di scioperi da parte dei sindacati, dirigenti in
rivolta.
Ma
chi si crede di essere questa signora che entra nella cristalleria della
burocrazia con ii piglio di un elefante? Che ne può sapere di come si conduce
una macchina comunale?
Ma
fin dall'inizio lei non si è scoraggiata. Nessuno la riconosceva in Comune e
nessuno la salutava? Pazienza: ha fatto mettere nel gabbiotto dei vigili
all'entrata del palazzo una sua foto.
Le
polemiche sullo stipendio? "Guadagnavo molto di più alla Edison che ho
lasciato per venire qui".
La
rivolta dei sindacati? "Non ha ragione di essere ed è esagerata. Certo
ognuno deve farei suo mestiere ma credo che alla fine saranno d'accordo con me
nel costruire un Comune più efficiente".
E
a chi le rimprovera di non conoscere le macchine comunali mostra, orgogliosa, il
suo curriculum: laurea a Ca' Foscari con una tesi sull'evoluzione demografica
dei Comune di Venezia, Phd in economia urbana regionale e dei Trasporti in
Olanda a Rotterdam con un libro sul management urbano che analizza il caso
dell'area centro-veneta.
Incarichi
di insegnamento a Zurigo e alla Bocconi di Milano e esperienze ministeriali:
prima con Costa come capo della segreteria tecnica del ministero dei Lavori
pubblici, poi con Tiziano Treu come coordinatrice del nuovo piano generale dei
Trasporti.
E,
infine esperienze nel mondo privato: la Confindustria la nomina direttore dell'Agens,
l'agenzia confederale dei servizi e dei trasporti, la Edison la chiama come
direttore delle Relazioni Istituzionali ed Internazionali.
E
così che questa trevigiana di ferro, classe 1964, figlia di padre friulano e di
madre della Marca, in pochi mesi è diventata un personaggio nel Palazzo
veneziano di Ca'Farsetti, che di personaggi ne ha visti e consumati parecchi, e
un caso raro in Italia: alla riunione dei sindaci delle città metropolitane
tenutasi pochi giorni fa a Milano era l'unica donna e l'unica ad essere sotto i
40 anni. "Sul lavoro- dice- sono sempre stata fortunata, non sono mai stata
un giorno senza un incarico, anzi, spesso mi sono trovata nell'imbarazzo di
dover scegliere. Ma questa, certo è la sfida per me più importante".
Ad
aiutarla, l'amicizia e la stima dell'attuale sindaco che cominciò all'inizio
della carriera quando la notò alla discussione della tesi di laurea. Lui ettore,
presidente
della Commissione, lei studentessa. Da lì cominciò un onsorzio professionale
che ha tenuto negli anni. "Del resto- di ce Ilaria- non potrei ricoprire
questa funzione se non avessi alle spalle un solido rapporto di fiducia e di
stima con Costa".
Ma
il resto lo ha fatto la sua determinazione che nasce forse, come dice lei
sorridendo, dal fatto di essere nata sotto il segno del Sagittario (l'ascendente
in Ariete), o, più probabilmente, dalla difficile esperienza di essere rimasta
ben presto orfana di madre con quattro fratelli e un padre, imprenditore, spesso
fuori per lavoro. Certo è che quando si tratta di far le valigie per seguire la
sua professione non esita: "Ho cambiato casa almeno venti volte".
Parte,
appena laureata, a specializzarsi in Olanda, dove, tra l'altro, si sposa e poi
si separa, e dove resta sei anni a fare progetti nel campo dell'economia delle
aree urbane e dei trasporti, altri due anni passano tra Zurigo e Milano, poi a
Roma nel cuore della burocrazia, al ministero dei Trasporti. La chiama Costa,
nominato ministro da Prodi per sostituire Antonio Di Pietro.
E'
lì che è cominciato il duro lavoro di confronto con le burocrazie statali, ma
alla fine credo che siamo riusciti a mettere in cantiere progetti importanti che
oggi danno i loro effetti: la ricognizione fatta sulle infrastrutture è la base
del lavoro dei ministri di oggi, la ricerca e lo studio sulle aree urbane ci
viene richiesta ancora oggi. Perfino Fazio e Ciampi mi fecero allora i
complimenti" '
Così
quando Costa diventa sindaco di Venezia pensa subito a lei. "Certo
all'inizio ho esitato. Ma ho sempre creduto che lavorare per il settore pubblico
ha un altro peso e dà un'altra soddisfazione, sempre che si riesca a realizzare
il progetto che si è messo in cantiere".
E
così è cominciata la sfida più difficile: cambiare una macchina comunale,
metterla al passo con i tempi, renderla più efficiente e più vicina ai bisogni
dei cittadini, far sì che diventi, nello stesso tempo, uno degli strumenti che
con noti la politica di un sindaco.
Un
sogno illuminista? "Oggi non lo è più - dice Ilaria con una certezza che
convince.
Gli
strumenti che sono stati dati dalle leggi Bassanini ci sono, le possibilità di
riuscire quindi sono più elevate.
Molti
comuni sono più avanti di noi, quindi abbiamo margini per arrivare ad avere
successo nella sfida di rendere più efficienti le macchine comunali.
Certo
ci sono anche molte cose da fare ed anche molte resistenze: a Venezia, ad
esempio, ho trovato un Comune sovraccarico di dirigenti, ce n'è uno ogni 30
impiegati quando a Milano il rapporto è uno a 300. C'è gente che non viene
neanche a lavorare, molti quadri sono demotivati, non hanno incarichi specifici,
sono deresponsabilizzati.
Ci
sono anche persone di ottima qualità che molti ci invidiano.
Si
tratta di rimettere in moto una macchina intorno ad un progetto e, se non ci
saranno troppe resistenze, in due anni si possono avere dei risultati".
Ma
le critiche ed anche le opposizioni sono molte, palesi e non. A cominciare dai
sindacati per finire alle forze politiche dell'opposizione rimproverano
all'amministrazione di avere spodestato i dirigenti interni per far posto ai
consulenti presi da fuori.
Ma
alle polemiche risponde piccata: "Non è vero: sono pochi e sono consentiti
dalla legge. E poi vuol sapere? Da tempo cerco qui dentro una segretaria e due
laureati uno in economia e uno in legge che mi aiutino nel lavoro ma nessuno
vuol venire: forse perché c'è troppo da fare. Alla fine li troverò. Nel
frattempo mi arrangio"
Così
la lady di ferro si rimette al lavoro. Dieci ore al giorno: vita privata ridotta
all'osso ("anche se non sono una tarantolata del lavoro come mi hanno
descritto"), un po'di jogging e qualche serata con il suo compagno
veneziano, imprenditore con tre lauree e una passione per la psicologia.
L'altro
affetto, un Golden Retriver che ha vissuto con lei e il suo ex marito è rimasto
a Rotterdam. "Ma lo sento spesso, al telefono riconosce la mia voce: abbaia
e non sa trattenere l'emozione". Sorride con i suoi occhi azzurri: anche le
lady di ferro hanno un'anima.
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