Da
Alessandro Vercio riceviamo e volentieri pubblichiamo
Ciao
a tutti,
Mi
fa piacere che certe opinioni vengano portate a conoscenza di
tutti, penso sia l'unico modo per capire quale sarà il futuro
della vela al terzo.
E' anche l'unica maniera per poter eventualmente remare nella
stessa direzione in un dibattito costruttivo.
Sento
il dovere di intervenire prima di tutto per esprimere il mio
parere ma anche per chiarire (spero) alcuni concetti a coloro
che hanno dubbi o curiosità sulla SAMPIEROTTA J
vento di venezia.
Vento
di Venezia,
mi ricordo il giorno del varo, mentre la stavo armando prima che
arrivassero gli invitati ho addirittura tolto un piccolo
rotolino di nastro adesivo per essere sicuro di non avere
plastica a bordo. La barca in effetti non ha nessun
strozzascotte e tutte le cime le ho portate da Amsterdam (sembra
non ci sia un negozio simile a venezia), cime di colore canapa
che qui in Olanda usano abbondantemente vista la tradizione
marinaresca un po piu salvaguardata che dalle nostre parti (il
brube non esiste qui, ci sono in compenso barchette in ferro col
4 cavalli), ma del resto e' un fatto di cultura, a venezia il
brube col 40 e' una realta che bisogna purtroppo accettare e che
ci da' tutte le informazioni circa la cultura delle nuove
generazioni. Semmai sta proprio a noi meno giovani cercare di
invertire questa tendenza.
Tornando
al varo, mi ricordo quanto Matteo Tamassia (maestro d'ascia di
origine Toscana che e' stato portato a Venezia dal sogno di
unire passione e lavoro) mi chiamava per scegliere spessore del
fondo o altri dettagli. Io gli dicevo di non risparmiare in
quantita' di legno, volevo soprattutto una barca robusta e
affidabile.
Lo ammiro tantissimo, e' di una meticolosità che va oltre ogni
aspettativa.
Magari ce ne fossero tanti di mattei.
Mi chiamava per dirmi che aveva dato la seconda mano di olio di
lino, per far impregnare il legno e dare alla barca una lunga
vita.
Avrei
ancora tantissimo da dire circa l'amore con cui la barca e'
stata costruita, ma sicuramente Matteo potrebbe rispondere
meglio a domande su questo tema.
Senza
contare la passione con cui mio fratello ha contribuito alla
messa punto finale grazie alla sua esperienza con Toga.
Le pelli per l'albero, le caviglie ecc.
Quindi
il mio primo obiettivo era avere una barca bella da vedere, una
barca robusta, semplice ed essenziale ma anche esteticamente
elegante e funzionale. Quest'ultima cavallo di battaglia di mio
fratello che ha voluto la poppa un po' più larga, come Toga, in
modo da andare a vela senza necessariamente togliere il
motore, come
fanno i topi.
Se
poi la barca fosse stata anche veloce, tanto meglio.
Velocita'
Ho
gia' moltissima soddisfazione con gli oltre 20 nodi del Formula
18, dove c'é un ambiente
sano in cui la competizione viene seguita da grigliate sulla
spiaggia e da fiumi di birra.
Il problema della stazza non si pone perché le regole sono
chiare e chi non ha la barca stazzata non puo partecipare alle
regate, senza rancori e senza problemi.
Per
vento di venezia
abbiamo fatto una barca restando nei criteri tradizionali
e nelle regole di stazza che sono state approvate dall'assemblea
del 17 febbraio 2006 dell'A.V.T., ogni altro commento penso sia
superfluo.
In
ogni caso, devo dire che abbiamo fatto un errore di stima.
Abbiamo lavorato per fare una bella barca, robusta, comoda,
solida, ecc, ma abbiamo sbagliato le stime circa la velocità.
Si perché alla fine la barca si e' rivelata veloce, oltre ogni
aspettativa.
Quanta
vela!
Io
credo che la sampierotta vada usata per quello che può dare,
quindi a vela, per vogare ed anche a motore.
E'
evidente che una barca con un buon piano velico tende ad essere
utilizzata di più a vela di un barca con uno straccio di vela,
perche' se sotto i 6 nodi di vento non ci si muove, allora si
mette il motore.
Bisogna essere realistici, se a vela si viaggia e ci si diverte
allora si veleggia, altrimenti meglio vogare o mettere su il
motore.
E
siccome io ODIO il
motore (ho fatto anche quasi baruffe con mio fratello perché
non volevo portare il motore a bordo), la mia scelta e' stata
per un bel piano velico.
E non ho neanche voluto fare di più di ciò che già esiste nel
mondo delle vele al terzo.
La randa e' molto simile alla randa del Sisa.
Non ci sono stati nessuno studio nella galleria del vento e
nessun uso di complicati software di ottimizzazione dei piani
velici, niente di tutto cio, abbiamo semplicemente cercato di
prendere il meglio disponibile sul mercato quindi il buon velaio
Mario Scarpa ed un modello di randa tipo quello del Sisa,
mantenendo le proporzioni e senza esagerare.
Penso che Mario possa tranquillamente testimoniare.
La
trinchetta e' stata fatta rispettando le regole, un terzo della
randa.
Insomma,
alla fine, il piano velico e' conforme alle regole e fatto da
una persona con una grandissima esperienza nel settore.
Velerie moderne e tecnologiche non possono eguagliare la sua
certosina manualità e competenza. Grazie veramente Mario.
Anzi
direi di più, nel regolamento attuale il peso è un parametro
da considerare e vento di Venezia è stata fatta con abbondanza
di legno, quindi esattamente l'opposto di una barca da regata.
Il
materiale
Se
abitassi a venezia ed avessi la barca in acqua, non ci sarebbero
dubbi, barca in tavola. Visto che non abito qui e che la barca
deve stare la maggior parte del tempo a terra, il compensato
marino e' l'unico materiale adatto. Penso non servano altri
commenti.
Idrodinamica
dello scafo
Anche
per quando riguarda lo scafo, mi ricordo quando io e matteo
traguardavamo "a ocio" la dima dalla quale ha poi
costruito il fondo del cantiere. Volevamo fare un fondo avviato,
senza gobbe e tondi inutili, tutto qua. Basta, nessuno studio di
idrodinamica, nessuna simulazione al computer, niente,
semplicemente che "òcio" ma de queo bon, il buon
occhio di Matteo e qualche consiglio mio.
Una
sanpierota senza un fondo a gobbe e per contro ben avviato penso
sia un principio fondamentale di costruzione di qualsiasi
natante, anche perche' la barca diventa piu fluida anche a remi.
Quindi ancora una volta devo ringraziare la meticolosita' di
Matteo Tamassia per aver fatto un'opera viva semplice e pulita.
Il
nome
Inizialmente
volevamo chiamarla Certosa, ma mi affascinava il nome vento di
venezia, un po come il moro di venezia forse, alle volte e'
bello anche sognare un po.
Quindi
Vento di Venezia e' il nome che io ho scelto per la Barca. Il
fatto che coincida col nome del cantiere che l'ha prodotta puo'
essere visto come una forma di ringraziamento nei loro
confronti, o come simbolo della prima sanpierota uscita da quel
cantiere. In effetti ho pensato anche al fatto che con questo
nome avrei aiutato Alberto Sonino
e Matteo Vianello a dare
un'immagine al loro polo nautico,
e visto che la cosa non mi costava nulla, ho pensato
"cosa c'e' di male ad aiutare indirettamente un amico che
due anni a questa parte lavora 12 ore al giorno per un progetto
di rilancio di un'isola a venezia?" ed a tutt'oggi ha dato
lavoro a ben 24 giovani.
Il
colore
Barca
bianca, vela bianca. Perche' no?
Mi piaceva troppo Toga, e quindi non volevo azzardarmi a fare
colori improvvisati, non avevo esperienza di sanpierote quindi
ho pensato di prendere spunto da qualcosa che gia' mi piaceva
tantissimo, quindi dal colore di Toga.
Non abbiamo voluto cambiare, anzi abbiamo imbiancato anche
l'opera viva rispetto a toga.
Devo
essere sincero, mio fratello mi ha sempre criticato per questo,
in effetti quasi tutte le sanpierote anno l'opera viva o il
galleggiamento colorato ma non è detto che non lo farò
prossimamente.
Lo stesso dicasi per le vele .
Anzi chiedo aiuto e consiglio a Voi tutti su una persona a cui
possa rivolgermi.
L'attrezzatura
Come
gia' accennato tutti I bozzelli sono di legno e mi ricordo di
essermi addirittura arrabbiato quando ho visto che solo alcuni
erano con la rotellina interna di ottone. Le volevo tutte in
ottone!!!!, ma poi Mario mi convinse dicendomi che per le cime
fine l'ottone non ruota. Vabbe'.
Le
cime le ho portate da Amsterdam,
non si trovano a venezia, sembra una barzelletta ma e' vero.
La
barca non ha un singolo strozzascotte, solo caviglie.
Rispetto
per la passione
Qualcuno
dice che vento di venezia
non e' una sanpierota, penso che quanto detto sopra faccia
cambiare idea a questa persona la quale ha comunque il
diritto di pensare come crede. In ogni caso, si puo' dire anche
che non e' una sanpierota una barca col buso a poppa per il
motore e la panchetta centrale per far sentare la gente quando
si va a motore, ma non lo dico perche' ho rispetto per tutti e
per tutti gli usi da diporto di questa barca nata per andare a
pescare.
Come
bisogna avere rispetto per chi si costruisce una barca in casa
in battipin (che e' sempre legno alla fine) per fare una
sampierota economica, ma che rimane sempre una sampierota anche
se visto che
non e' il suo mestiere magari non riesce perfettamente e non la
si riconosce come barca tradizionale…lo stesso dicasi per la
sampierota in kit, bisogna avere rispetto per queste persone che
ci hanno messo almeno molta passione, perche la passione e'
l'unica forza che puo attirare altre persone in quest'ambiente e
dove le polemiche possono solo allontanarle.
La
regata
Una
regata e' una regata, altrimenti si chiamerebbe veleggiata e non
ci sarebbero regole. A me piace tantissimo veleggiare
spensieratamente per la laguna, andare a baccari e farmi un goto
di vino dopo la regata, ma la regata e' regata e la cosa piu
bella e' che le emozioni della regata derivano dal fatto di
veleggiare al limite delle barche e delle capacita'. Mi ricordo
la battaglia col sisa nella prima meta' della chioggia venezia,
alla fine appena arrivati al diporto abbiamo bevuto un bel
vinello con il "grande" Giorgio
Pavan ciaccolando
sui momenti in cui lui correva di più o viceversa,
bellissimi ricordi.
Perchè
vento di venezia ha vinto molte
regate?
Ci
sono tanti fattori che hanno portato vento di venezia alla
vittoria secondo me:
1.
la
messa a punto della barca: e' indubbio che la barca appena messa
in acqua non era pronta per regatare. Abbiamo semplicemente
fatto delle uscite ed abbiamo cominciato a metterla a punto. La
messa a punto di una barca conta moltissimo in tutte le classi
veliche.
a.
L'armo:
l'armo di una sanpierota subisce delle variazioni consistenti
nella forma a causa del vento. A cominciare dalla forma di base
della vela fino alla tensione del passarin, ogni singola scelta
e regolazione influisce sulla centratura e sull'efficienza della
vela, che si tratti di dacron o canapa. Quindi ancora una volta,
nessun segreto, nessun materiale evolutivo, niente,
semplicemente tanta voglia e passione per la vela.
b.
Il
timone: mi ricordo che il primo giorno che l'abbiamo provato se
semo piantai in secca co tutto… il giorno dopo siamo andati da
matteo e abbiamo "scurta' " il timone. La forma del
timone nasce da una dima di un amico. Una bella forma, ma non mi
convinceva il poco compenso.
Il giorno prima che matteo tagliasse sono tornato alla
certosa di sera ed ho corretto la dima dando piu compenso. Per
fortuna l'ho fatto, il timone e' bilanciatissimo, e' un piacere
andare a vela. Ma alla fine abbiamo avuto fortuna, perche' non
avevo mai disegnato un timone e tantomeno modificato all'ultimo
momento (un giorno prima della regata, mi ricordo che abbiamo
avuto giusto una notte di tempo per fare asciugare la vernice).
2.
L'equipaggio:
avere un equipaggio affiatato e con il quale ci si puo allenare
e' importantissimo, altrimenti manca la coordinazione. Basta
pensare alla partenza, alle virate, I pesi, come ci si muove, la
scontratura della trinchetta, il tempismo di ogni singola
manovra ecc… se non si e' coordinati non si puo regatare.
Anche spostando i pesi a prua e a poppa ed anche di poco, si puo
influenzare incredibilmente la velocita'.
3.
Insegnamenti:
devo fare un altro nome importante a questo punto: Sergio
Zanetti. Ho imparato tantissimo da Sergio, ho imparato da zero
la vela al terzo, ed ancora imparo tutte le volte che parlo con
lui, e' una miniera di conoscenza della vela al terzo. Senza I
suoi insegnamenti non sarei andato da nessuna parte. Se alla
canottieri mestre ci sono 26 sanpierote è grazie solo a Lui.
4.
Principi
fondamentali: dalla messa a punto della barca fino alla condotta
della barca fa sempre bene avere chiari alcuni principi che
valgono per tutti I mezzi a vela. Io ho avuto la fortuna di
ascoltare persone (tra le quali anche qualche campione
olimpico) che mi hanno dato delle nozioni veramente importanti.
Sono pochi semplici principi che si applicano a qualunque barca
a vela ed in qualunque regata.
Alla
prossima
Una
cosa e' certa, ho imparato moltissimo dal progetto di questa
sampierota ed ho gia in mente un' altra barca dove, a scanso di
equivoci, sara' un topo coloratissimo, con tutti i dipinti a
mano sui fianchi e sulle murate.
Ma
per il momento mi godo un'altra stagione su Vento di
Venezia!!!!!
Prego
di inoltrare questa email a coloro dei quali mi sono dimenticato
ai quali colgo l'occasione per porgere le mie scuse.
Ciao
e buon vento a tutti dalla ventosa Olanda :-)
Alessandro