CAMPALTO
Polistirolo
e bottiglie di plastica invadono la gronda lagunare.
Le acque alte eccezionali di questi mesi non hanno avuto un
effetto positivo lungo uno dei pochi affacci lagunari ancora
intonsi del nostro territorio.
La
marea ha trasportato centinaia di bottiglie lungo la barena,
che hanno formato una sorta di strato asfittico che danneggia
le piante lagunari tanto preziose per un ecosistema così
fragile. Per tastare con mano la situazione basta percorrere
l’Osellino lungo la linea di gronda, da Campalto verso
Tessera: velme e acque basse cosparse di plastica
luccicante.
C’è
il fattore estetico, leggi laguna trasformata in una
pattumiera, ma anche quello ambientale.
«Il problema è serio - spiega Pino Sartori
dell’associazione La Salsola - Dal punto di vista visivo è
uno squallore: è come se riempissimo di rifiuti piazza San
Marco.
E
c’è una questione inerente la dispersione di rifiuti per
una raccolta non ottimale. E così, se al mercato del pesce le
casse di polistirolo finiscono in acqua, troviamo la barena a
poco a poco piena di polistirolo.
Le
bottiglie galleggiano, pesando sullo strato erboso, creando un
manto asfittico che può condurre pian piano le piante
lagunari alla morte».
La Salsola e le associazioni ambientaliste di Campalto avevano
proposto a Veritas possibili soluzioni, come la raccolta
meccanizzata.
Tutte
ipotesi di cui non si è fatto nulla.
«La
gronda è un ambiente che si vuol valorizzare e lo stesso
dovrebbe valere per tutta la laguna. Per questo è importante
sciogliere nodi come questo».
Legambiente, Wwf e comitati si son dati da fare per sgomberare
la gronda e gli argini da molta parte di spazzatura, ma
combattere la plastica che con ogni marea si riversa lungo la
linea di terraferma è un’impresa ardua.
Un
lavoro che rischia di essere vanificato se non si interviene
in maniera sistematica.
Specialmente
adesso che è stata aperta la Ciclovia delle Barene e sempre
più persone impareranno a conoscere un luogo tanto speciale.
MARTA
ARTICO
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