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London to Istanbul 2010

la grande impresa di nautica naturale con cuore e cervello in laguna
40° giorno - In vista della Manica...
 


Giacomo e Jacopo, giorno dopo giorno, miglio dopo miglio, lasciano in web un rapido diario di viaggio, in testo, foto e filmato, per farci viaggiare con loro alla scoperta delle mille piccole storie celate nei luoghi [apparentemente] comuni di tutti i giorni, da Londra a Istambul....

 

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dove sono oggi 21 Maggio 2010 ?
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[...]  Joseph Conrad diceva che ci sono uomini di mare e uomini di terra
 (sottintendendo che questi ultimi sono spazzatura, tanto per usare un eufemismo) [...]

On 21 maggio 2010, In Regno Unito, By Man on the River

Da Oare Creek a Ramsgate

Dopo tanti giorni di attesa, silenzio e sofferenza, finalmente ripartiamo!

Ci accompagna unsole dalla straordinaria luminosità che fa apparire il marecome uno specchio
La nostra intenzione è di arrivare a Ramsgate, non una grande distanza tutto sommato.Sembra fin troppo facile…

Infatti appena superata la città di Margate ci prendiamo un bello spavento… Il vento passa improvvisamente da 10 a 25 nodi, cambiando direzione, e le correnti ci trascinano verso il mare destinazione Norvegia.

 

 

London to Istanbul
Immagini d'autore da Londra
Massimo di Nonno
 
e l'acqua del mondo 
di Giacomo e Jacopo

 


Il VENERDI' di REPUBBLICA del 17 Aprile 2010


Avventure nel mondo

ITALIA

L’uomo che vuole attraversare l’Europa in barca

Un montanaro valdostano che ama l'acqua.

Un ex giocatore di basket squattrinato. Partiranno da Londra per arrivare

a Istanbul. Sei mesi.

In auto? No, utilizzando le strade liquide che percorrono il Continente  


GIAN LUCA FAVETTO

 

Ha l'aria del pennellone gentile, il viso aperto, la barba di qualche giorno, il sorriso negli occhi più che sulle labbra. Un gran gesticolare di mani, quando racconta. E il dono della leggerezza. Giacomo De Stefano, 44 anni, un metro e novantasei di can­dore, visionarietà e buon senso, è un montanaro che ama il mare: un astigiano cresciuto in Val d'Aosta, che da venticinque anni vive a Ve­nezia, e da cinque su un due alberi di tredici metri, il Brancaleon, che ha giusto la sua età..

 

Se è un mestiere, di mestiere ha scelto di fare il viaggiatore. L'ulti­mo viaggio, l'ha cominciato ieri. «Mi porto dietro i sogni e lascio a casa gli incubi», dice.
Sembra ap­pena uscito da una canzone di Pao­lo Conte. Porta con sé anche una bussola, un coltello, una pentola a pressione da usare come stufa, un secchiello di tela, una pompa di sentina, una batteria da sette am­père con pannello solare, le cime e le mappe necessarie, un telefonino e un amico, Jacopo Epis, 36 anni, ex compagno di basket, veneziano doc mai uscito dall'Italia. Niente soldi, neanche un euro, niente car­ta di credito: si affida alla solidarie­tà e alla capacità di sbrigarsela.

Alza le vele o si attacca ai remi e va. Giù lungo le strade d'acqua che uniscono l'Europa. Dal Tamigi al Corno d'Oro, da Londra a Istanbul. A1 timone di Clodia, una barca di quasi sei metri, larga uno e 70, co­struita in tre mesi da Roland Pol­tock, maestro d'ascia inglese da molti anni residente a Venezia. «Ho scelto la via storicamente utilizzata da pesci, uomini, merci e idee per andare da Est a Ovest e da Nord a Sud» racconta. «È utilizzata anche da stronzi e veleni, e io vorrei che queste ultime due cose, soprattutto i veleni, potessero essere eliminati». 

 

. Dopo sei ore di voga e un po' di vela, oggi, 16 aprile 2010, secondo giorno di navigazione, si trova vici­no all'isola di Sheppey, nell'estua­rio del Tamigi, a cinquanta miglia nautiche da Londra, più o meno novanta chilometri. A Istanbul do­vrebbe arrivare fra sei mesi. «Non può essere che un viaggio di apprendimento e condivisione per documentare la vita lungo i fiumi», dice. Un viaggio lento, in grado di lasciare dietro sé solo una scia de­stinata a sparire».

Non la chiama impresa, ma av­ventura. Lo scopo è andare, impa­rare, vedere, registrare lo stato di salute delle vie d'acqua. «Sono un po' più di 5.200 chilometri , perché ho dovuto modificare il tracciato» spiega. «II Reno è proibito alla navi­gazione a vela da Rotterdam a Ma­gonza. Quindi, passata la Manica, entriamo nel Canale della Somme sotto Boulogne sur Mer. Attraver­siamo la Mosa, la Mosella e la Mar­na, sfruttando il sistema dei canali francesi. Imbocchiamo il Canale dalla Marna al Reno e arriviamo a Strasburgo, dove entriamo nel Re­no.

Lo percorriamo per 202 chilo­metri fino a Magonza. Da li risalia­mo il Meno per 360 chilometri fino a Bamberg, da dove parte il Canale Meno-Danubio, che Carlo Magno ha cominciato a costruire nel 793 ed è stato inaugurato solo milledue­cento anni dopo: 171 chilometri e una marea di chiuse».

 

A Ratisbona, finalmente il Danu­bio: via per 2.400 chilometri che portano al Mar Nero e a Istanbul, do­po aver toccato quindici nazioni e sei capitali.

Ma arrivare è l'ultima delle sue preoccupazioni. La meta è il vaggio. De Stefano conosce bene il valore della rinuncia, sa accettare le sconfitte. «A 18 anni ero in Val d'Aosta ad arrampicare, perdo l'equilibro e cado. Per due giorni ri­mango paralizzato. Ho smesso di pensare all'estremo. Mi sono detto: ci sono luoghi dove camminano gli dei, io cammino dove posso. Ho ini­ziato a scoprire la lentezza e il suo valore costruttivo. Non sono un no limits man; adoro la natura e il suo aspetto epico, ma voglio che i miei viaggi servano a qualcosa».

 

Due anni or sono ha risalito il Po: «Mi sono arreso alla confluenza con il Tanaro: la corrente era troppo forte, insuperabile con maniere one­ste». Prima, ha perlustrato le coste dell’Albania. Prima ancora è andato da Venezia a Corfù. Dal 2001 barche e acqua sono la sua nuova vita, dopo che in diciassette anni ha cambiato trentadue lavori: casellante e lavapiatti, dog sitter e guida turistica, realizzatore di negozi Be­netton in Spagna e braccio destro di un antiquario. «Troppo glamour come professione» sorride. «Meglio questo tipo di fatica».

Una fatica naturale. Il cibo, dal­la Manica al Bosforo, lo pescano 0 lo raccolgono. E poi domandano aiuto a chi incontrano. «Chiedo co­sa possiamo fare per avere tre chi­li di riso, ad esempio, o della farina. Se mi dicono di lavare i piatti, lavo i piatti. Mi rendo utile a chi vive lungo il fiume. Ho imparato a esse­re un buon ospite e a offrire prima di chiedere». Scambia anche rac­conti: una storia per un piatto di minestra. Lo ha già fatto nella ri­salita del Po. Come allora, il suo è un vaggio aperto.

«Chi vuole, può salire a bordo» incoraggia. «Sul sito www.manon­theriver.com un puntino segnala la nostra posizione. Puoi inviare una e-mail e prenotarti per un tratto. Voglio venire da Passau a Buda­pest, dici, oppure da Sulina a Bur­gas. Se c'è posto, vieni. Fa i la vita che facciamo noi, remi con noi, sei felice se c'è vento, sei triste se pio­ve, sudi, ridi, ti lavi nel fiume».

E ti muovi leggero sulla sua barca, «che ha il corpo di un pe­sce e l'ala di un uccello», dice. Ti adegui al ritmo dell'acqua, ti abi­tui alla sua pazienza. E con l'eco­nomia del dono, almeno per un po', vivi a zero euro. Lo chiama lo spirito dei fiumi, lui.  

 

 

   
dal Venerdì di Repubblica:
Giacomo De Stefanis (44 anni), Jatopo Epis, 36, e la rotta del viaggio iniziata ieri. A destra, l'imbarcazione (sei metri) che li porterà da Londra a Istanbul, ovvero dal Tamigi 

al Corno d'oro
   


 

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                                                                                                                                           byRevi 21.5.2010