Mercoledì 27 Ottobre 2010,
«No
alla darsena in Punta San Giuliano. Sarebbe un’operazione che
va al di là dei reali interessi dei cittadini».
È
Alfredo Scibilia
, presidente dell’associazione "Sportinsieme, la
terraferma veneziana per una grande città" (che raccoglie
una trentina di società sportive locali) ad esternare una ferma
presa di posizione circa il futuro di quello che sotto tanti
punti di vista è considerato un nodo strategico.
«Al di là delle dichiarazioni
che uscite sui giornali, votate a far intendere che le società
sportive di Punta San Giuliano non verranno cacciate, è
preoccupante apprendere che il progetto di costruire una darsena
non è stato affatto accantonato. Lo dimostra il fatto che si
parli di scavare di ben quattro metri i fondali: un intervento
costoso e del tutto inutile dal punto di vista di chi in quella
zona pratica discipline non invasive come canoa, vela e
canottaggio».
Il timore delle società
rappresentate da Sportinsieme è quello di veder completamente
snaturata Punta San Giuliano.
«Noi non siamo contrari alle
esposizioni della nautica, questo sia
chiaro - precisa
Scibilia - né a un Salone nautico provvisorio, allestito in
attesa di trovare una sistemazione permanente a un «prodotto»
che senz’altro potrebbe portare ricavi utili, anche per
sistemare l’area.
Costruire una darsena però non interessa la maggior parte dei
cittadini, non è giusto che chi pratica uno sport pulito in
tutti i sensi venga penalizzato ulteriormente. Già oggi
nell’ingresso del Canal Salso c’è un problema di moto
ondoso per le remiere, figurarsi cosa accadrebbe moltiplicando
le imbarcazioni a motore».
Nel dettaglio sono 5 le società
che trattengono il fiato quando di parla del futuro di Punta San
Giuliano:
Canottieri Mestre,
Circolo Velico Casanova, Circolo Vela Mestre, Canoa Club Mestre e
la sezione canoa della Spes Mestre. Un punto fermo degli
aderenti a Sportinsieme è il «no alla privatizzazione e
desertificazione delle aree».
«Per la riqualificazione di via
Olimpia possono esser fatte considerazioni analoghe, perché
quella che tra qualche anno dovrebbe diventare una delle porte
di Mestre oggi vive solo grazie alle associazioni sportive. Se
gli spazi pubblici diventassero commerciali cosa ne sarebbe di
loro»?
Marco
De Lazzari
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