La
Compagnia della Marineria Tradizionale "Il Nuovo
Trionfo”
in
collaborazione con la Confraternita
della Castradina, l’Associazione
Vela al Terzo, e l’Archeoclub
sezione di Venezia
vi
invitano in occasione della Festa
della Salute all'iniziativa Il
Trabacolo e la Castradina
domenica
21 novembre 2010
(dalle ore 12 alle 18), Punta della Dogana, lato Canal Grande.
Da
mezzogiorno in poi verrà distribuita la zuppa di
Castradina con un buon bicchiere di rosso,
...
fino ad esaurimento scorte.
Nel
pomeriggio e fino alle 18 vin brulè per riscaldarsi.
Le
offerte, tolte le spese vive, verranno utilizzate per
contribuire al restauro del trabaccolo.
L’iniziativa
ha ottenuto l’autorizzazione delle Autorità Ecclesiastiche
e di quelle Comunali.
Ancora
oggi, il 21 novembre di
ogni anno, i veneziani si recano in pellegrinaggio al tempio
votivo della Madonna della Salute come ringraziamento alla
Beata Vergine per aver liberato la città dal terribile
flagello della peste nera del 1630. Senza dubbio la Festa
della Madonna della Salute insieme al Redentore è ancora oggi
la festa più sentita dai veneziani, sia che provengano dalla
città storica sia che arrivino dalla vicina terraferma.
Attraversare
il tradizionale ponte votivo, partecipare alla messa celebrata
dal Patriarca e accendere “il cero” alla Madonna, sono le
tre cose che ogni veneziano sente come irrinunciabili nei tre
giorni della Festa della Salute.
Tradizione
vuole che gli antichi veneziani raggiungessero la chiesa in
barca aspettando la celebrazione della prima messa del mattino
scaldandosi con una zuppa calda di “castrà” (montone
affumicato) con verze, detta appunto “Castradina”.
L’origine di questo antichissimo piatto è da ricercare
nelle severe leggi di sanità del governo veneziano che
imponevano un regime di stretta quarantena alla persone e alle
merci in entrata o in uscita dalla città. Anche molti dei più
comuni alimenti freschi, quali ad esempio le uova o la carne
in genere erano considerati quali possibili veicoli del
contagio. Eccezione era fatta per la carne di montone
affumicato (il castrà,
appunto) che, in quanto affumicata, permetteva di essere
conservata ed era considerata esente dal contagio.
La
carne veniva trasportata a Venezia dai fedeli “sciavoni”
provenienti dai numerosi porti veneziani dell’Istria e della
Dalmazia. E’ a questi uomini generosi, gli “Schiavoni”
dalmati e istriani, che Venezia deve la sua salvezza nei
momenti difficili della peste. Essi, sfidando il pericolo del
contagio, giungevano regolarmente a Venezia con i loro
pieleghi e trabaccoli carichi del prezioso montone affumicato.
La carne, così conservata, poteva essere tenuta di riserva in
quantità per la Festa della Madonna della Salute, vista anche
l'enorme affluenza di pellegrini da sfamare.
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