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          Pagina 42 - Cultura e Spettacoli

L’arte della barca e del mandolino

Il museo di Nicolò Zen apre le porte a pubblico

A Forte Marghera la collezione più strabiliante di scafi e vele di ogni epoca conservate con amore

 VERA MANTEGOLI


Lo si può sradicare dalla terra, tagliare e incidere, ma niente potrà mai zittire la voce del legno perché il legno parla e, a volte, canta. 

La storia di Nicolò Zen, responsabile del Museo delle Imbarcazioni Tradizionali a Forte Marghera, è il racconto di un uomo che ha saputo ascoltare la musica del legno. 
Tutto è iniziato con il furto di un kayak, ma non un kayak qualsiasi, un kayak regalato a un bambino di dieci anni da suo padre, quindi un regalo molto prezioso che, di fatto, il ragazzo ha usato per spostarsi in laguna fino ai suoi trent’anni quando, una notte, gli viene rubato a una festa. 

È solo allora che si accorge di cosa manca alla sua vita: galleggiare. 

Ottenuto il diploma di teoria e solfeggio al conservatorio, pur continuando a studiare violino, fisarmonica, pianoforte e qualunque cosa possa emettere un suono, cresce in Nicolò, classe 1968, la curiosità sui mezzi di navigazione tipici della laguna. Venezia, città dove è nato e cresciuto, gli appare per la prima volta sotto una luce diversa: un arcipelago di isole dove un tempo, ancora prima della costruzione dei ponti, tutto era affidato alla barca. 

Una decina di anni fa frequenta uno dei primi corsi promossi dalla Confindustria per avvicinarsi alla professione di maestro d’ascia. 
Conosce uomini speciali ai quali è ancora grato; primo fra tutti il maestro e amico Matteo Tamassia, poi Michael Kiersgaard, l’olandese che vive nella house boat vaporetto in Giudecca, segue il siciliano Pippo del cantiere Crea della Giudecca e, infine, due maestri chiave, purtroppo deceduti di recente: Fagherazzi del Bucintoro detto «Gepa» e Piero Mesetto di Pellestrina. 

Il Gepa era anche un musicista e costruiva strumenti e barche: «Quando mi è capitato di passare del tempo con lui - racconta Nicolò Zen - stava fabbricando una barca e un mandolino. 
Utilizzava la stessa terminologia e lo stesso approccio. 
È grazie a lui che, anche dentro di me, ho saputo unire la musica alla costruzione delle barche. Lui mi ha mostrato che era possibile». 

Gli anni trascorrono imparando a costruire barche nel salotto della sua casa a Dorsoduro, ingegnandosi, grazie a un sistema di corde, per trasportare i pezzi dal terzo piano all’esterno. All’inizio utilizza il compensato e costruisce barche su commissione. 
Questa passione lo porta a riflettere sul legno che utilizza, spesso proveniente dalle foreste della Birmania o dell’Africa, dove spesso il disboscamento è fuori controllo. 
Si avvicina quindi al legno europeo con la betulla finlandese, per poi passare all’abete, al larice e al rovere della nostra zona, utilizzato per le barche tradizionali. 
È in questo periodo che un secondo incontro gli cambia la vita, quello con il maestro Menetto: «Avevo accumulato un po’ di barche tradizionali, ma avevo bisogno di imparare a restaurarle - prosegue Zen - e così ho iniziato a chiedere a Menetto se potevo guardarlo mentre lavorava. 
All’inizio era molto diffidente, ma poi mi aspettava e precedeva le mie domande. Lui non seguiva un disegno, faceva tutto a occhio. Era un vero scultore».
 Nicolò Zen ha fondato l’Associazione Il Caicio (www.ilcaicio.org), decidendo di raggruppare le barche raccolte nel tempo (recuperate, donate, abbandonate) in un angolo di laguna pieno di fascino: le isole di Forte Marghera , attraversate dal Canal Salso, in mezzo agli antichi edifici napoleonici e a un vascello ancora sottacqua, di cui si vede lo scafo quando la marea è bassa.
 È in questo contesto che venerdì 16 alle 17 si inaugura la mostra itinerante (la prossima tappa sarà Padova con luogo ancora da destinarsi) e il libro «Un fiume di legno», all’interno del Museo costruito da lui, ubicato nel Padiglione Palmanova del Forte (fino al 30 ottobre, ingresso gratuito venerdì, sabato e domenica dalle 14 alle 18). La storia del percorso del legno lungo l’acqua dalle foreste di Primiero nel Trentino a Venezia, arricchita dalle mappe geografiche ad acquerello dell’artista ormai scomparsa Roswitha Asche. 

A seguire verranno messe nel fiume tutte le imbarcazioni del museo e il pubblico potrà prendere posto su una platea galleggiante e guardare lo spettacolo teatrale Bosco da Remi di Paola Brolati, sulla vita degli zattieri, con musica dal vivo di Andrea Da Cortà e Sandro Del Duca perché dove c’è Nicolò Zen è immancabile una nota musicale.     

 

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                                                                                                                                           byRevi 03.7.2011